Arrampicata

Eternit, Alessandro Zeni sulle orme di Manolo

Un muro inaccessibile, levigato. Così si presenta la porzione di parete della falesia del Baule lungo cui si sviluppa Eternit, via aperta da Maurizio Zanolla, per tutti Manolo, come prosecuzione di “O ce l’hai… o ne hai bisogno”. Questa via si ferma lì, dove si aprono le porte a una verticale placca all’apparenza insuperabile. Uno specchio la cui soluzione è arrivata 19 anni dopo i primi tentativi. Nel 2009 il mago, com’è anche soprannominato, è riuscito a chiudere la linea. Ecco allora che nasce Eternit, “una via incredibile. Completamente naturale, a parte una presa consolidata. Ma soprattutto assolutamente verticale. Così la definisce il suo scopritore dopo averla portata alla luce.

Oggi Eternit ha un nuovo protagonista: l’atleta del team Karpos Alessandro Zeni. Climber trentino appartenente alla Sezione Militare di Alta Montagna del Centro Sportivo Esercito Zeni ha messo le mani su Eternit per la prima volta nel 2010 e da allora non se l’è più tolta dalla testa. Sono serviti 11 anni e 23 tentativi per riuscire a chiudere la via a cui propone il grado di 9a+.

Tutto è successo in un martedì qualsiasi, nella falesia avvolta dalla nebbia. “Era il 2 novembre e le condizioni non erano quelle che speravo, ma le temperature erano decisamente basse e io dopo aver fatto un giro di riscaldamento per rivedermi i movimenti mi sentivo in una forma incredibile”. Così la salita sembra naturale e scivola via in un soffio. I movimenti sono automatici, uno dopo l’altro. La mano, il piede che si alza a prendere la tacca, una leggera spinta verso l’alto, questione di equilibro, poi ancora su a toccare quelle lamette di roccia che segnano la fine. Silenzio tombale accompagna ogni minimo movimento di tensione, fino all’urlo liberatorio. “Si, ho salito Eternit!”. Pochi minuti dopo di nuovo, fin su in catena. Dopo undici anni Alessandro deve aver davvero trovato la sua giornata perfetta, di quelle che capitano una volta nella vita: due volte Eternit, in una manciata di minuti.

Undici anni di tentativi

“Ho iniziato a provare Eternit nel 2010, con diversi anni di pausa. Dal 2010 al 2014 ho fatto diversi tentativi, poi fino al 2020 non ho più pensato al progetto spiega Alessando. “È stata la situazione che si è venuta a creare con i vari lockdown a riportarmi sulla via. Durante l’anno è stato difficile riuscire a trovarmi e allenarmi con i compagni del Centro Sportivo così ho iniziato a guardare le possibilità nei d’intorni di casa”. Eternit è risultata essere l’unica via su placca mancante al curriculum dello scalatore, così è tornato a guardarla prima dal basso e, infine, dall’alto della catena.

A fargli abbandonare il progetto è stato un accadimento spiacevole e inaspettato. “Un bel giorno esce la notizia che Alessandro Lamberti ha provato la via e l’ha trovata modificata”. È il 2013 è per Zeni rappresenta la rottura di un sogno. Molte prese erano misteriosamente scomparse e altre erano state levigate, alcuni appoggi ora non c’erano più mentre altri erano diventati lucidi come il marmo”. Di colpo la motivazione che ha spinto il giovane a impegnarsi su un tracciato così impegnativo si è sgretolata come una montagna di terra sotto una forte pioggia. “La abbandonai con grande rammarico e profonda tristezza”.

Sono servite le restrizioni degli ultimi due anni per far riscoprire ad Alessandro le emozioni che si possono provare appena nel raggio di 30 chilometri da casa. Le prime volte a tenere la corda c’è ragazza, Ilenia, altre volte gli amici Riccardo e Camilla o il fratello Gianluigi. “Ho condiviso questo viaggio con le persone a me più speciali”, e alla fine è stato un successo.

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