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Piuro, la “Pompei delle Alpi” che non smette di stupire

Avete mai sentito parlare della Pompei delle Alpi? Una definizione che potrebbe trarre in inganno e portarci a pensare all’arcaica presenza di qualche vulcano che ci sfugge. In realtà si tratta dell’appellativo attribuito all’antico borgo di Piuro, che è oggi un villaggio che conta meno di 2000 abitanti della Val Bregaglia, una ramificazione della Valchiavenna, in provincia di Sondrio. La attuale Piuro nasce dopo il 1618, l’anno che ci porta a trovare risposta al perché sia riconosciuta come una Pompei alpina. Il 4 settembre 1618 l’originario centro abitato fu spazzato via da una immane frana, staccatasi dal Monte Conto, che oltre a cancellare il villaggio, causò la morte di oltre 1000 persone. La frana di Piuro è considerata quale uno dei più grandi disastri nella storia delle Alpi.

Una lunga storia di distruzione e ricostruzione

Secondo testimonianze storiche, Piuro non fu distrutto per la prima e unica volta nel 1618. Il nome del borgo compare per la prima volta in un documento del 973, citato come Prore, successivamente divenuto Plurium. Etimologicamente tale termine si fa derivare da petrorium, ovvero luogo di pietre, o da plorare, piangere. Quest’ultima espressione sarebbe legata a una leggenda che narra di una distruttiva esondazione del Mera, a seguito della quale il paese fu ricostruito più a valle. Leggenda in quanto non ci sono attualmente prove di tale evento.

“Piuro è un bellissimo borgo, che si potrebbe benissimo paragonare a una cittadina per i suoi architettonici palagi, per i campanili, le chiese ed altre costruzioni, se fosse anche cinta di mura. Il suo nome deriva dalla parola latina “plorare”, ossia piangere, a cagione di un lacrimevole disastro che ivi accadde in antico. Narra infatti una vecchia leggenda che nei tempi andati questo borgo sorgesse più addentro nella stretta gola della valle, dove una tremenda ed improvvisa piena del fiume lo travolse, distruggendolo totalmente – si legge nel resoconto dei viaggi in Valtellina e Valchiavenna di Johann Guler von Weineck, Governatore Generale della Valtellina che all’epoca era sotto il potere dei Grigioni, che ebbe modo di visitare Piuro pochi anni prima della rovinosa frana, nel 1616 – . In seguito i superstiti trasferirono le loro dimore nel luogo dove sorgono oggidì, e mutarono pure al paese l’antico nome di Belforte in quello attuale: ad eterna memoria della passata sciagura. Piuro è il capoluogo del territorio circostante, donde vengono gli abitatori per ricevere giustizia. Gli abitanti sono gente operosa che attende per lo più ai traffici; e poche piazze commerciali ci sono in Europa dove essi non esercitino qualche industria; perciò hanno guadagnato grande ricchezza. Ma la sventura potrebbe di bel nuovo abbattersi su questo paese, prostrandolo una seconda volta.”

Parole che suonano oggi profetiche.

La frana di Piuro

A 2 anni dal viaggio del Governatore, sul finire del mese di agosto del 1618, iniziò un periodo di piogge torrenziali. Dieci giorni di precipitazioni ininterrotte che iniziarono a destare preoccupazione nella popolazione. Si iniziarono a temere una nuova esondazione del Mera, come quella che aveva cancellato l’antica Belforte, o frane e smottamenti.

Riportiamo di seguito la ricostruzione dettagliata dell’evento fornita dall’Associazione Italo-Svizzera per gli Scavi di Piuro:

“La settimana che precedette la frana fu caratterizzata da prolungate ed intense precipitazioni che ingrossarono sia la Mera che i torrenti delle valli laterali. Le acque dei torrenti che scendevano erano torbide e fangose. Nei giorni precedenti la frana era stata osservata l’apertura di fessure nel terreno, in località “Prato del Conte”. I contadini che lavoravano in questa zona sentirono tremare il terreno sotto i piedi con intensi rumori. Un uomo che era intento a tagliare un albero notò con grande stupore il rapido aprirsi di una profonda frattura, corse ad avvertire gli abitanti che, riluttanti ad abbandonare la propria terra, non fecero caso alla notizia.

Lo sera del 4 settembre del 1618 (corrispondente al 25 agosto dell’antico calendario) si verificò la frana. Nel giro di qualche minuto l’abitato di Piuro fu investito da una valanga costituita da massi, blocchi e terriccio che distrusse e seppellì il fiorente abitato. La nicchia di distacco è stata localizzata sul versante idrografico sinistro della Val Bregaglia, in corrispondenza del versante settentrionale de “il Mottaccio” (1925.2 m slm), poco ad est della località “Prato del Conte” (1436.8 m slm). I crolli successivi all’evento principale hanno determinato l’arretramento verso l’alto della nicchia, sino al raggiungimento del crinale del versante, in accumuli ancor oggi individuabili morfologicamente a partire da metà versante sino a sotto la nicchia stessa. Il volume totale franato è stato stimato nell’ordine di 6 milioni di metri cubi.

La tipologia del fenomeno franoso è riconducibile ad una valanga di roccia, ovvero ad un movimento in massa di tipologia complessa, nel quale si distinguono almeno due stadi: in una prima fase si ha il distacco e/o lo scivolamento del volume di roccia;  successivamente il detrito prodotto si muove rapidamente lungo il versante, nel caso specifico su un dislivello di 1000-1200 metri, in un movimento simile a quello di un fluido. La massa in movimento ha coinvolto più o meno direttamente una fascia di versante diretta nord-sud ed estesa lateralmente 200-300 metri che presenta una pendenza media del 55-65%, ed è costituita da diversi gradini (salti) in roccia.

Lo spostamento d’aria provocato dalla massa in rapida discesa ha raggiunto il versante opposto, arrecando danni e distruzione anche in quell’area. L’accumulo di frana ha sbarrato le acque del fiume Mera. Il livello dell’acqua ha iniziato così a salire ed ha invaso la piana retrostante lo sbarramento, creando un lago (estensione 4-6 ettari) di aspetto simile a quello formatosi in Valtellina a seguito della frana di Val Pola del 1987. Nel giro di un paio d’ore è stata raggiunta la quota di massimo invaso ed è iniziata una lenta, naturale tracimazione delle acque.”

La leggenda di Piuro

Interessante è sapere che la popolazione locale, ben poco cosciente dell’instabiilità geologica dei versanti, abbia associato la frana a un evento leggendario.

Si narra che la sera del 3 settembre 1618 un mendicante bussò alla porta di alcune delle famiglie più ricche di Piuro in cerca di sostegno, ma non trovò compassione da alcuno. A fornire ospitalità fu invece una povera famiglia, così povera da non avere cibo a sufficienza per sfamare tutti i figli. La madre allora, ogni sera metteva a bollire sul fuoco una pentola piena di sassi, dicendo ai bambini che una volta cotti sarebbero stati buoni da mangiare. Mentre i bimbi attendevano, venivano colti dal sonno, così la madre poteva buttare i sassi.

Il mendicante, commosso da una simile scena, si rivelò per quel che era realmente: una figura molto vicina a Dio. E tramutò i sassi in patate. Prima di andare via disse inoltre alla madre che all’indomani avrebbe udito rumori forti dall’esterno e non si sarebbe dovuta affacciare né uscire.

La sera del 4 settembre 1618 un boato fece tremare le mura della casa e la donna rispettò i patti. Non uscì di casa ma per curiosità  sbirciò dall’uscio e vide la frana che precipitava rapida su Piuro. Dopodiché perse la vista. Tutte le case dei ricchi furono sepolte. Rimase in piedi solo quella che aveva ospitato il mendicante.

I soccorsi e gli scavi

La notizia del disastro di Piuro fece il giro non solo di Italia ma anche d’Europa. Ne troviamo citazioni anche negli scritti di Kant.

Il giorno successivo alla frana furono attivati soccorsi tempestivi, in arrivo da Chiavenna. Si narra che per due giorni e due notti tra le macerie continuarono a udirsi lamenti, poi fu solo silenzio. Pochi giorni dopo il disastro, su iniziativa del governo dei Grigioni e del Comune di Piuro furono avviati gli scavi per il recupero dei beni dei cittadini. Le pene in caso di furto sarebbero state abbastanza severe: “10 scudi et squassi tre di corda in publico”.

Furono così recuperate ferramenta, legnami, suppellettili, biancheria e arredi sacri. In particolare ci si concentrò nella ricerca delle campane della chiesa del Paese, ritrovate nel 1618, 1639 e 1767. Il campanone (detto “la Piura”) venne ritrovato nel 1859 da una società di scavo costituita da gente delle borgate vicine.

Fino agli Sessanta del Novecento furono effettuati ritrovamenti occasionali di antichi reperti, da ossa umane a monete e suppellettili. Poi a partire dal 1963 furono avviate campagne di scavo, condotte su iniziativa dell’Associazione italo-svizzera per gli scavi di Piuro, con esposizione del materiale ritrovato nel Museo di Piuro a partire dal 1972. La piccola parte oggi visibile della antica Piuro è merito di tali scavi.

Nuove scoperte

Negli ultimi decenni sono stati avviati a Piuro progetti di scavo per andare più a fondo, nella storia del paese. Tornare indietro oltre la frana per ricostruirne le origini. E tali scavi non smettono di stupire.

Le campagne di ricerca coordinate dal professor Fabio Saggioro dell’Università di Verona, hanno portato negli ultimi anni al ritrovamento di edifici risalenti al 1300/1400 su una collinetta, il Mot del Castel, una sorta di piccolo borgo in altura successivamente abbandonato. E ancora pentole e vasellame da cucina e mensa in pietra ollare, risalenti al 1300. E monete risalenti fino al X secolo.

E nei giorni scorsi sono state ritrovate addirittura sei tombe risalenti al IV-VIII secolo d.C. Accanto agli scheletri, è stata anche rinvenuta una moneta dell’imperatore Teodosio I.

“Gli ultimi risultati del 2021 sono, tra tutti, quelli più inaspettati – ha dichiarato il docente al quotidiano veronese L’Arena – . Una preesistenza di questo tipo con sepolture, strutture murarie di tali dimensioni e con una presenza è francamente una sorpresa e apre molti interrogativi sulle origini di Piuro.”

“Va detto che Piuro, nell’età medievale, era diventata davvero molto importante e fino alla frana la ricchezza di questo piccolo centro doveva essere eccezionale per l’area alpina – aggiunge il Prof. Saggioro – . I piuraschi erano mercanti che si trovavano sulle principali piazze commerciali europee e la loro ricchezza aveva avuto probabilmente origine dalla produzione di pietra ollare.”

I nuovi ritrovamenti portano a riconoscere in Piuro una potenziale importanza strategica anche in epoca romana. Le ricerche si fermeranno fino alla prossima primavera. Chissà quali sorprese ci riserverà il 2022.

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