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“Ghost of the Mountains”. Sulle tracce del leopardo delle nevi

Il leopardo delle nevi, noto anche come Fantasma delle Montagne, silenzioso e schivo abitante delle vette dell’Asia centrale, dal Nepal alla Siberia, rappresenta per gli appassionati di montagna una tra le specie d’alta quota più interessanti, che destano la maggiore curiosità. Sarà che la sua abilità nell’arrampicare e il suo essere solitario ricorda a tanti il proprio modo di vivere la montagna. A tutti coloro che amano il felino himalayano, consigliamo la visione di un documentario: “Ghost of the mountains” (Danimarca, Italia, 2016, 50′). Una pellicola realizzata in team dal danese Frederik Wolff Teglhus, con una vasta esperienza nei media e nell’industria cinematografica e dalla fotografa e videomaker italiana Annalisa Brambilla. Presentato in occasione del 64° Trento Film Festival, è disponibile in versione integrale, in lingua inglese con possibilità di attivazione dei sottotitoli in italiano, sulla piattaforma Vimeo.

Trama

Nel 2013 una guardia forestale di un parco naturale nel nordest della Mongolia scopre delle tracce di alcuni leopardi delle nevi. Le autorità decidono di iniziare un rilevamento estensivo per stabilire il loro numero. Vengono così ingaggiati Rasmus e Francesco, due naturalisti esperti di camera trapping, per installare 50 macchine fotografiche e raccogliere immagini dei leopardi delle nevi. Ma i due dovranno innanzitutto confrontarsi con la vita quotidiana insieme alle guardie forestali e con le famiglie di pastori che li ospitano durante il loro soggiorno.

Chi sono Rasmus e Francesco?

“Ma chi sono Rasmus e Francesco?”, viene spontaneo domandarsi leggendo la trama del documentario. Rasmus sta per Rasmus Gren Havmøller, ricercatore presso il Natural History Museum of Denmark, Università di Copenhagen. Francesco per Francesco Rovero, ecologo del MUSE, esperto di metodologie di studio dei mammiferi. Insieme i due studiosi hanno condotto una spedizione guidata dalla Sezione di Biodiversità tropicale del MUSE di Trento, che nel marzo 2015 ha esplorato le più impervie aree dei Monti Altai in Mongolia – in particolare un angolo della Mongolia nord occidentale nel distretto di Bayan Olgiy, al confine con la Russia e a poche decine di chilometri dal Kazakistan e dalla Cina –  per seguirne le tracce. Il film racconta tale spedizione, i risultati della ricerca, le fasi di avvistamento, l’incontro con le popolazioni locali e con gli incontaminati paesaggi mongoli.

La spedizione del MUSE

Il team di spedizione, composto da 4 ricercatori, 2 video-operatori 2 ranger mongoli dell’Ufficio governativo dedicato alle aree protette, è approdato verso la metà di marzo 2015 fino a 2000 metri al margine della steppa nel Parco Naturale “Siilkhem” e ha fissato il proprio campo base in una rudimentale casetta di pastori. Per le successive due settimane scopo della spedizione è stato l’allestimento dei primi 25 siti di monitoraggio, attrezzati con 2 foto-trappole ognuno per un totale di 50 macchine posizionate in un’area di circa 100 chilometri.

Il fototrappolaggio a ha permesso di raccogliere rarissime immagini del leopardo delle nevi, per la prima volta documentato in modo sistematico nella regione dei Monti Altai, ma anche immagini di altri mammiferi presenti nell’area, dal lupo e stambecco fino al raro gatto di Pallas. 

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