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Flora in viaggio lungo i binari della ferrovia del Brennero

Le piante sono organismi sessili, ovvero non sono in grado di spostarsi, giusto? La risposta potremmo dire che è “sì e no”. Se facciamo in particolare riferimento alle Spermatofite o piante a seme, sarà corretto affermare che la pianta in sé, essendo ancorata al suolo, non possa muoversi nello spazio, ma che i semi abbiano tale possibilità – es. trasportati dal vento, dalle acque, dagli animali – , e grazie ad essi sia possibile che nuove piante della medesima specie nascano a una certa distanza dalla “madre”. In un ripetersi ciclico di tale meccanismo, le distanze percorse possono diventare ingenti. Un progetto di ricerca dal titolo “La flora in movimento lungo la tratta Verona-Innsbruck ieri, oggi e domani”, presentato dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto, insieme al Museo delle Scienze di Bolzano e all’Università di Innsbruck, nell’ambito dell’Anno dei Musei Euregio 2021, incentrato sul tema “Trasporti – Transito – Mobilità”, ha indagato di recente la capacità di “movimento” delle piante lungo i binari della linea ferroviaria Verona-Trento-Bolzano-Brennero-Innsbruck (e ramificazioni secondarie).

Ciò che è stato evidenziato è la presenza, lungo l’intera linea, di una biodiversità ricca, talvolta sorprendente, con la presenza non solo di molte specie autoctone ma anche esotiche.

Il progetto di ricerca

Come si legge sul sito della Fondazione Museo Civico di Rovereto, “il progetto è nato allo scopo di studiare gli effetti sulla biodiversità della linea ferroviaria dal punto di vista floristico, prendendo in considerazione le piante superiori autoctone o alloctone (esotiche) spontanee, naturalizzate o casuali”. 

“Chiunque, per professione o per diletto, debba viaggiare in treno e frequentare stazioni e ferrovie, può osservare la straordinaria biodiversità vegetale che colonizza questi ambienti – si legge ancora – : con la presenza di massicciate sassose, l’esposizione a frequenti “concimazioni” e la facilità di trasporto involontario di semi, costituiscono, nonostante i periodici diserbi, un habitat estremo e singolare. La natura, in qualche modo, si riappropria di spazi sottratti dall’uomo, fino a formare delle nicchie biologiche per specie rare in altri ambienti, o a favorire l’insediamento di specie aliene, che arrivano “clandestinamente”, viaggiando insieme a persone e merci. Alcune piante presto scompaiono, altre si insediano in modo discreto nelle stazioni, qualcuna può diventare invasiva. Alcune specie si rinvengono esclusivamente in ambiente ferroviario, e le stazioni possono essere delle oasi di sopravvivenza anche di specie autoctone.”

Per avere un quadro preciso della flora ferroviaria attuale sono stati utilizzati dati bibliografici risalenti fino all’epoca della costruzione della linea, e sopralluoghi effettuati dai botanici delle tre istituzioni. Obiettivo non è stato soltanto il disporre di un elenco preciso delle specie presenti ma di comprendere “le dinamiche di diffusione delle specie, anche in rapporto ai cambiamenti climatici in atto e alle ricadute in termini di modificazione della biodiversità autoctona, sulla salute umana (allergie) e su aspetti gestionali (sfalci, diserbi).”

I botanici si sono divisi compiti e tratte: il Museo civico di Rovereto ha analizzato la flora delle principali stazioni da Verona al confine trentino. L’analisi della zona altoatesina ha visto il contributo del museo di Bolzano, quella austriaca dell’Università di Innsbruck.

Una biodiversità inattesa

“Sorprende la biodiversità floristica che si trova lungo le ferrovie, in un ambiente inaspettato e per certi versi inospitale ha dichiarato al magazine dell’Università di Padova, Bo Live, Giulia Tomasi, botanica del museo di Rovereto, responsabile anche dell’avvio del progetto stesso insieme ai colleghi botanici Alessio Bertolli e Filippo Prosser – , le massicciate ferroviarie sono molto assolate, con una radiazione incidente molto forte, c’è scarsità di acqua e i diserbi sono frequenti. Quindi, qui, le piante che crescono devono essere forti, sono annuali e superano la stagione avversa attraverso il seme. Noi abbiamo trovato oltre mille specie lungo la tratta Verona-Innsbruck, il 20% è flora alloctona: c’è una variabilità climatica e ambientale notevole tra le due città e questo favorisce la biodiversità floristica.”

“Fattore ancora più importante: la linea ferroviaria del Brennero rappresenta un corridoio ecologico – ha aggiunto la dottoressa Tomasi – . Rappresenta il principale asse di attraversamento che va dalla Pianura Padana al Brennero e quindi molte specie sfruttano questa direttrice per potersi spostare. Sto parlando, in particolare, delle specie alloctone, quelle esotiche, che provengono da altre regioni ma anche da Paesi molto lontani da noi”.

Lungo la tratta sono state infatti trovate specie quali il Senecio inaequidens di origine sudafricana, l’albero delle farfalle – buddleja davidii di origine asiatica, e specie nordamericane come Erigeron annuus o Conyza canadensis.

Come fa una pianta a muoversi lungo i binari?

“I meccanismi e gli stratagemmi utilizzati dalle piante sono vari – è la risposta della dottoressa Tomasi alla domanda che ci frulla in testa dalla prima riga di questo articolo – .Alcune piante sono anemocore perché, per muoversi, sfruttano il vento: in particolare, in ambito ferroviario, sfruttano il turbine d’aria che si forma al passaggio dei convogli: le asteracee hanno frutti simili a piccoli paracadute, parliamo per esempio del classico tarassaco. Altre specie, come il panicum capillare, si staccano dal terreno e fluttuano in aria. Altre piante hanno adottato il meccanismo zoocoro: hanno dei frutti che si attaccano o addirittura si conficcano nei tessuti, quindi sui vestiti o sulle merci, e che in questo modo si spostano. Alcuni esempi: medicago minima e tribulus terrestris, con un frutto molto particolare con spine estremamente pungenti e quindi in grado di conficcarsi anche nelle suole delle scarpe dei viaggiatori”.

Dati itineranti

Una volta raccolti ed elaborati i dati, il team ha deciso di promuoverne la diffusione “traducendoli” in una mostra itinerante dal titolo “Binario 1. Biodiversità in transito”. Attualmente l’esposizione è visitabile presso il Museo della Città di Rovereto (fino al 30 settembre). Ha già fatto tappa in versione outdoor al giardino botanico di Innsbruck e nel mese di ottobre si sposterà al Forte di Fortezza. Curatrice dell’allestimento è Giulia Tomasi.

Il percorso espositivo, composto da pannelli, postazioni multimediali ma anche da reperti come preziosi campioni d’erbario, pubblicazioni e molto altro porta a vedere l’ambiente ferroviario con occhi nuovi, indossando le insolite vesti del botanico. Sono molti gli approfondimenti trattati nella mostra volti a far comprendere alcune dinamiche importanti e vicine alla quotidianità di ognuno di noi come ad esempio il focus su alcuni curiosi stratagemmi utilizzati dalle piante per la dispersione dei semi. Non mancano i richiami a tematiche attuali come la globalizzazione e i cambiamenti climatici: molte piante abituate a vivere negli ambienti più caldi utilizzano infatti la linea ferroviaria del Brennero per spostarsi da sud verso nord in risposta al riscaldamento climatico.

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