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Irene Borgna vince il Premio Mario Rigoni Stern con “Cieli Neri”

La giovane scrittrice ligure Irene Borgna, con la sua opera “Cieli neri. Come l’inquinamento luminoso ci sta rubando la notte” (Ed. Ponte alle Grazie), vince la XI edizione del Premio Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi. Un libro giudicato dalla giuria (composta da Luca Mercalli, Sara Luchetta, Giuseppe Mendicino e Annibale Salsa) in sintonia con i valori e l’opera di Mario Rigoni Stern e in particolare con la forte attenzione del Premio ai temi ambientali e ai problemi dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici.

“Se vincere un premio è già di per sé una cosa gratificante – ha commentato l’autrice – il Premio Mario Rigoni Stern per chi scrive di montagna, e tanto più per chi come me ha scelto di viverci e lavorarci, è veramente un sogno che si realizza. Non so, peraltro, se “Cieli neri” ci sarebbe stato senza la persona e l’opera di Mario Rigoni Stern, che come uomo e come scrittore ha avuto un’enorme influenza su più di una generazione, su persone che avevano e hanno in testa la natura e la ritrovano nei suoi libri. Quest’opera è come una delle tante navi che ritornano sull’altopiano dopo che i libri di Rigoni Stern come dei messaggi in bottiglia si sono sparsi in giro per il mondo. Infine il libro vuole essere un mattoncino nella costruzione di un mondo migliore e più accogliente, che è il mio impegno rinnovato dopo la nascita di mio figlio”.

Irene Borgna e i suoi “Cieli Neri”

Irene Borgna, scrittrice, antropologa nata a Savona nel 1984, vive in Val Gesso, dove si occupa di divulgazione ambientale e fa la guida naturalistica. Già selezionata al Premio Rigoni Stern 2019 per “Pastore di stambecchi”, quest’anno ha portato all’attenzione della Giuria, composta da Sara Luchetta, Giuseppe Mendicino, Luca Mercalli, Annibale Salsa e Franco Perco, un’opera che affronta il tema dell’inquinamento luminoso.

“Cieli neri. Come l’inquinamento luminoso ci sta rubando la notte”, racconta di un mondo occidentale in cui, soprattutto chi vive nelle grandi città, è raro si sia immerso in una notte autentica dove le stelle hanno la forza di bucare la coperta nera del cielo. L’antropologa ligure-piemontese, con il supporto di una mappa dei cieli neri europei, ha viaggiato dalle Alpi Marittime al Mare del Nord, a bordo di un camper, alla ricerca dei luoghi che ancora resistono all’inquinamento luminoso.

Le motivazioni della Giuria

“Almeno in una delle prossime notti di questo luminoso autunno usciamo a guardare il cielo”. Così scriveva Mario Rigoni Stern nel racconto Riaccendiamo le luci in cielo. Irene Borgna ha raccolto il suo invito, cercando in Italia e in Europa spazi notturni liberi dall’invadenza degli uomini. In Cieli neri, ripropone, con stile vivace e scorrevole, il tema dell’inquinamento luminoso e della perduta bellezza dei cieli stellati. Il suo viaggio in cerca di notti vere, silenziose, illuminate solo dalle costellazioni, segue un lungo percorso tra Val Bavona, Stiria, Baviera, Renania, per concludersi lì dove era iniziato, nelle Alpi Occidentali, tra il Vallone dell’Arma e l’altipiano della Gardetta, le sue montagne del cuore. Non ci sono rimpianti per tempi lontani, c’è il desiderio di riprenderle e conoscerle quelle notti, in compagnia di Cassiopea e dell’Orsa Maggiore, in una solitudine senza solitudine. Quel «buio fuori», sosteneva Rigoni Stern, potrebbe accendere la «luce dentro».”

Libri segnalati

La Giuria ha inoltre segnalato i seguenti libri.

“Trouver refuge”, edito da Glénat, dell’autrice francese, Stephanie Besson, è un’opera di grande empatia e passione civile. Stephanie è co-fondatrice di Tous Migrants, associazione che difende i diritti degli esiliati e dei rifugiati con azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e con azioni legali in loro difesa praticando in particolare l’assistenza alle persone in pericolo in montagna. Questo libro dà loro la voce impedendo che siano confinati nell’invisibilità e nel silenzio.

Motivazione: “Un libro della disperazione e della speranza questo di Stephanie Besson, di uomini e donne in fuga tra rocce e neve, tra boschi e montagne, in cerca di un mondo decente dove poter vivere. È scritto con pochi commenti e molte storie vere, con emozione trattenuta dal desiderio di dar voce ai protagonisti di questo libro, i migranti: persone che non hanno avuto la fortuna di nascere dalla parte giusta del Mediterraneo. Dalle pagine traspare anche un avviso per il futuro: il riscaldamento ambientale e la progressiva desertificazione del continente africano faranno inevitabilmente aumentare il numero di migranti in cerca di rifugio e di salvezza.”

“Berg and Breakfast”, edito dalla bolzanina Raetia, di Selma Mahlknecht, che è nata a Merano ma vive e lavora in Svizzera. L’autrice affronta con acume e originalità il fenomeno che è croce e delizia delle nostre montagne, il turismo, con le sue implicazioni ad ampio raggio e le sue conseguenze, volute e no. Selma è scrittrice, sceneggiatrice, regista teatrale, drammaturga e cantautrice.

Motivazione: “Montagna e colazione: un gioco di parole ci invita a entrare nel mondo del turismo in montagna, aprendo interessanti prospettive sulle tante dimensioni di questa pratica contemporanea. L’autrice guida il lettore in maniera intelligente e ben documentata, con lo sguardo rivolto agli immaginari stereotipati della montagna, ai diversi motivi che spingono tanti viaggiatori a raggiungerla in questa “società della morte del viaggio”, ma anche agli abitanti che vivono laddove altri credono di vivere l’unica vacanza possibile. Chiude il libro una riflessione sulla sostenibilità ambientale, con l’auspicio che maturi sempre più la consapevolezza del valore dell’ambiente, e che si possa iniziare a pensare modelli alternativi, di turismo e di vita. Perché le montagne sono un bene limitato e prezioso, dal quale, come diceva Mario Rigoni Stern, bisognerebbe “cogliere l’interesse senza intaccare il capitale.”

“Autobiografia della neve” di Daniele Zovi, compaesano e amico di Mario Rigoni Stern, che dopo il pensionamento come generale del Corpo forestale si è dato alla scrittura, con alcuni libri di successo sugli alberi, gli animali, la natura. In “Autobiografia della neve”, edito da Utet, intreccia i suoi ricordi di bambino con le spiegazioni scientifiche e con le amare considerazioni sulla rarefazione di un fenomeno atmosferico magico e benefico, a causa dei mutamenti climatici.

Motivazione: “La neve che accompagna le pagine di questo libro è il mondo bianco, freddo e luminoso che ha accompagnato tutta la vita di Daniele Zovi. La scrittura, tersa e scorrevole, accurata e precisa, racconta storie ambientate in un elemento naturale che Zovi conosce bene, per esperienze di lavoro e per passione naturalistica. Alle parole dell’autore si accompagnano le fotografie di Sergio Dalle Ave Kelly che evocano poeticamente i mondi descritti nel libro. Mario Rigoni Stern ha raccontato la neve nelle storie di guerra come in quelle ambientate nel suo Altipiano: un mondo evocativo e incantevole, ma anche fragile, minacciato da cambiamenti climatici sempre più inquietanti. Un libro per ricordare e per riflettere, prima che sia troppo tardi”.

Premio Guardiano dell’Arca

Il riconoscimento “IL GUARDIANO DELL’ARCA – OSVALDO DONGILLI”, intitolato ad uno degli storici fondatori e anima del nostro premio, è stato assegnato dal comitato promotore del Premio al professor Pietro Piussi, docente di ecologia e selvicoltura, che ha formato generazioni di dirigenti forestali.

Motivazione: “Pietro Piussi è friulano di origine e fiorentino di adozione, da quando si è trasferito in quella città per laurearsi in Scienze Forestali. Ha svolto tutta la sua carriera universitaria in Firenze per diventare dal 1980 al 2008 Professore Ordinario di Ecologia forestale e Selvicoltura generale. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche tra cui il testo fondamentale di Selvicoltura generale, ha sviluppato lo studio della gestione dei boschi in funzione di un’analisi ecologica stazionale. Con la sua lunga attività didattica teorica e pratica ha preparato tanti dirigenti e funzionari che ora gestiscono le foreste d’Italia.”

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Un commento

  1. Ottima notizia…sarebbe ora che di Inquinamento Luminoso si parlasse molto di più, e si agisse di conseguenza, soprattutto tra chi ama e frequenta le montagne, tra i pochi posti oramai rimasti per osservare il cielo!

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