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“È finità l’acqua”. Chiude il rifugio Quintino Sella al Monviso

“Non ce ne vogliamo andare, stanchi ma innamorati di questo posto fantastico”. Come potrebbe essere altrimenti per i gestori del rifugio Quintino Sella al Monviso. Eppure sono costretti a scendere a valle. Il Monviso è rimasto a secco, non c’è più acqua con cui attivare la centralina idroelettrica che consente di garantire i servizi essenziali. Un pugno allo stomaco per chi è cresciuto sulla montagna simbolo delle Alpi Cozie, sapendo di poter contare sullo storico rifugio fino ai primi giorni d’autunno. “Sono 20 giorni che bruciamo gasolio per tirare avanti” spiega il gestore Alessandro Tranchero. “A un certo punto ci si pongono davanti tante questioni, sia sulla sostenibilità economica che sul tipo di gestione che vogliamo mettere in campo”. Così si chiude. Oggi è stato l’ultimo giorno di apertura al pubblico. Qualche panino, un piatto caldo e un bicchiere di vino per i camminatori di settembre, poi il silenzio della sera. Domani mattina, con l’alba a illuminare la parete est del Viso, i primi lavori per preparare il rifugio al suo lungo riposo. Davanti a noi abbiamo 20 giorni di lavoro per la chiusura. Ci serve energia elettrica in questo periodo. Sarebbe stato un problema tirare avanti la stagione per poi trovarci impossibilitati a completare i lavori. Significherebbe non aprire il prossimo anno”.

Cosa succede ai piedi del Re di Pietra?

Non è mai successo negli ultimi vent’anni, da quando è stata costruita la centrale elettrica. “Nei 45 di gestione da parte della mia famiglia abbiamo già avuto anni di magra spiega Alessandro. Il rifugio è cambiato molto negli anni. “Il Sella di una volta pativa meno i problemi legati all’acqua, fino a 20 anni fa il problema era focalizzato su quella potabile, da bere. Oggi abbiamo bisogno di energia per la conservazione degli alimenti, per tenere accesi i frigoriferi. Problemi che a valle, in paese o in città, non si sentono. Se manca la corrente elettrica è questione di poche ore. Lassù, a quasi 3000 metri, si può solo chiudere sperando nella prossima stagione. “Siamo in difficoltà da inizio agosto, fino alla fine del mese ci siamo gestiti bene, oltre abbiamo dovuto prendere una decisione”.

La colpa? Il cambiamento climatico, in termini generali. Ma non solo. “Nella zona del Monviso sapevamo già a giungo che ci sarebbero stati problemi, anche se non avrei mai immaginato così grandi”. Eppure le nevicate sono state abbondanti. “A Crissolo (l’ultimo paese della Valle Po, nda) ho spalato neve per tutta la stagione ed ero sicuro che non avrei avuto problemi con l’acqua d’estate”. A scombinare i piani ci ha pensato il vento. “Quasi ogni nevicata in quota è stata accompagnata da vento forte che se l’è portata via”, in aggiunta al mancato accumulo primaverile. Un caso eccezionale, quello di quest’anno. Ma non bisogna dimenticare che in termini generali la scorta di neve non è più quella di 40 anni fa. Nel corso degli anni abbiamo assistito con i nostri occhi a una variazione evidente”. Lo stesso Lago Grande di Viso si presenta sofferente. “Vedo pietre che non avevo mai visto. Ci troviamo in una condizione che non sono abituato a vedere nemmeno a metà ottobre.

Mentre si osservano gli effetti di questa strana stagione sul territorio e sul rifugio la mente è già proiettata al prossimo anno. “Bisogna capire come intervenire per efficientare l’energia elettrica lavorando su un risparmio complessivo e su un minor spreco”. Discorsi da intavolare con la proprietà e con gli enti del territorio, ma per questo ci sarà tempo. Ora bisogna mettere il cappotto al rifugio per fargli superare la brutta stagione, poi il silenzio calerà ai piedi del Viso e per nove lunghi mesi il vecchio Sella avrà solo il Re a vegliare sulle sue forti mura.

Se salite nelle prossime settimane fuori dal rifugio trovate una vecchia pentola. Suonatela, Alessandro e i suoi ragazzi saranno felici di darvi un saluto.

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