Itinerari

Dolomiti, cinque sentieri della Grande Guerra

Le Dolomiti, le montagne più bizzarre e famose del mondo, poco più di un secolo fa si sono trasformate in un vastissimo campo di battaglia. Tra la dichiarazione di guerra del 24 maggio 1915 e la ritirata italiana della fine di ottobre del 1917 successiva alla rotta di Caporetto, gli alpini e i fanti italiani si sono scontrati con i Kaiserjäger austro-ungarici e con altri reparti nemici tra vette, canaloni, altopiani e forcelle. La guerra ad alta quota, analoga a quella che si è combattuta sull’Adamello, intorno al Passo dello Stelvio e sulle vette del Friuli, è stata meno sanguinosa di quella nella valle dell’Isonzo e sul Carso, e ha visto numerosissimi episodi di coraggio e di altruismo. I pochi giornalisti ammessi sul fronte, numerosi combattenti trasformati in scrittori e gli autori di epoche successive hanno costruito una ricca e appassionante letteratura, che merita di essere consultata prima di mettersi in cammino. 

Il recupero dei sentieri della Grande Guerra, che ancora non è terminato, è un’opera di grande valore storico e culturale. I percorsi che descriviamo sono facili, ma altri, lungo il fronte, sono delle vere e proprie vie ferrate. Prima e dopo le escursioni è interessante visitare l’uno o l’altro dei musei dedicati alla guerra alpina a Sesto, a Moena, a Rovereto, al Passo di Valparola e in altri luoghi.     

Dai Prati di Croda Rossa a Forcella Undici e alla Anderter Alpe

(dislivello 720 metri, tempo 4.30 ore a/r, E con un tratto EE) 

La Val Fiscalina, ai piedi delle Dolomiti di Sesto, è ricca di opere austro-ungariche della Grande Guerra. Un ripido sentiero sale alla Croda Rossa, l’esposta Strada degli Alpini collega il rifugio Zsigmondy-Comici con Forcella Undici. Un itinerario più facile collega i Prati di Croda Rossa con Forcella Undici e il villaggio militare della Anderter Alpe. I passaggi intorno alla Forcella sono facili, l’attrezzatura da ferrata non è essenziale. Da Sesto (Sexten) e Moso (Moos) si sale in cabinovia ai Prati di Croda Rossa (1914 m). Si segue il tracciato (segnavia 19, 100 e Sentiero degli Alpini) che sale sui prati e poi nel bosco. Ci si tiene a sinistra al primo bivio e a destra al secondo, si sale al Coston di Croda Rossa (Rotwandköpfe) e si scende in una conca ghiaiosa. Lasciato a destra (2098 m) il sentiero per la Anderter Alpe si sale, ci si tiene a destra a un bivio (segnavia 124), si traversa un canalone e si sale per facili rocce attrezzate alla Forcella Undici (Elferscharte, 2600 m), affiancata da tunnel e caverne. Poco oltre è un poggiolo (2680 m) dove l’itinerario si conclude. Si torna al bivio 2098 m, e si scende agli edifici di guerra della Anderter Alpe (1965 m) addossati a dei massi. Si risale al bivio, si va a sinistra e si continua a saliscendi nel bosco, toccando un memoriale, fino al punto di partenza.    

Da Passo Rolle al Castellaz e al Cristo Pensante

(dislivello 380 metri, tempo 3.15 ore a/r, E) 

Il Castellaz, che si alza tra la Val Venegia e Passo Rolle, è un ottimo punto panoramico verso le Pale di San Martino. Da qualche anno accanto alla vetta sorge la statua del Cristo Pensante, affiancata da una croce. Accanto al sentiero sono caverne e strade lastricate della Grande Guerra. Il Passo Rolle si raggiunge da Predazzo, da San Martino di Castrozza o da Falcade per il Passo di Valles. Si parte dal posteggio (1956 m) accanto al primo tornante che si incontra scendendo verso San Martino di Castrozza. Per una strada sterrata e un sentiero si sale alla Capanna Cervino (2081 m). Si continua sulla strada fino a un bivio dove si piega a sinistra (cartelli) per una mulattiera a mezza costa, che porta a una sella ai piedi del Castellaz. Si scende oltre la sella, poi si riprende a salire (cartelli) per una mulattiera selciata, che tocca alcune caverne artificiali. Si passa accanto a un tunnel, poi si sale all’anticima che ospita la statua del Cristo Pensante e alla vetta (2333 m). Tornati al Cristo Pensante, si scende per un sentierino che aggira in discesa il Castellaz e riporta al percorso di andata. 

Da Pieve di Livinallongo al Col di Lana

(dislivello 800 metri, tempo 3.45 ore a/r, E)

Il Col di Lana, un vulcano spento nel cuore delle Dolomiti, è stato duramente conteso durante la Grande Guerra. Dopo decine di inutili attacchi italiani l’esplosione di una mina nella notte tra il 17 e il 18 aprile 1916 trasformò la vetta in un cratere, uccise 120 militari austro-ungarici, ma spostò il fronte di poche centinaia di metri. Il sentiero per la vetta è ripido, sul punto più alto sono una chiesetta, il bivacco Brigata Alpina Cadore e un cippo in bronzo dello scultore Johann Rindler. Da Pieve di Livinallongo si sale alla frazione di Palla e si posteggia (1650 m) all’inizio di una strada sterrata. La si segue a piedi nel bosco (segnavia 21), poi si devia verso le costruzioni del Plan de la Lasta (1850 m). Si sale per una strada sterrata, la si lascia e ci si affaccia su Livinallongo. Dal Plan de la Chicia (2125 m) si costeggia una parete di roccia e si sale in cresta accanto alle rocce del Cappello di Napoleone. Dei tornanti portano al bivacco, alla chiesetta e alla vetta (2452 m). Accanto al cippo che ricorda i caduti austro-ungarici ci si affaccia sul cratere della mina. Si scende per lo stesso itinerario.

Dal rifugio Dibona ai tunnel del Castelletto

(dislivello 410 metri, tempo 2.15 ore a/r, E)

L’11 luglio del 1916, l’esplosione di una mina italiana demolì il torrione del Castelletto, accanto alla Tofana di Rozes. I tunnel eri di questa “tragica rocca”, sono stati tra le prime opere della Grande Guerra a essere messe in sicurezza per gli escursionisti. L’itinerario che descriviamo è una comoda passeggiata. La Galleria del Castelletto, invece, richiede l’uso del kit da ferrata e della pila frontale. Da Cortina d’Ampezzo si segue la strada per il Passo Falzarego, e poi si devia verso il rifugio Dibona (2083 m) e i suoi posteggi. A piedi si segue la strada sterrata che sale verso la Tofana, e a un bivio si piega a sinistra su un sentiero (segnavia 412, poi 442) che sale sulle ghiaie. Raggiunto il sentiero pianeggiante che costeggia la parete (segnavia 404), lo si segue a sinistra. Un tratto faticoso porta alla base (2480 m) della ferrata che traversa la galleria del Castelletto. Continuando ai piedi della parete si raggiunge (2460 m) la Galleria Karman, che ospita una targa in marmo e un cannone italiano. Si torna per la stessa via.

Il sentiero storico del Monte Piana

(dislivello 150 metri, tempo 2.45 ore a/r, T/E)

Il tavolato del Monte Piana, traversato dal confine del 1753 tra la Repubblica di Venezia e il Tirolo, e quindi dalla linea del fronte nel 1915, è stato duramente conteso per due anni e mezzo. Le postazioni dei due eserciti, restaurate dal 1977 dagli Amici delle Dolomiti (Dolomitenfreunde), del viennese Walther Schaumann offrono un percorso affascinante, con panorami verso le Tre Cime e il Popera. Il percorso è elementare, ma occorre fare attenzione dove ci si affaccia sul versante che precipita verso la Val di Landro. Da Misurina si usale con le navette al rifugio Bosi (2205 m), dov’è un piccolo museo. Per salire a piedi si segue per un tratto la strada, poi si devia seguendo i segnavia 122. In questo caso occorrono 2.30 ore a/r in più. Dal rifugio si segue una strada sterrata, poi si devia a sinistra sul Sentiero Storico, che si affaccia su dei profondi canaloni e delle postazioni italiane al riparo dal tiro nemico. Si sale alla larghissima cima del Monte Piana (2324 m), con un cippo di confine del 1753, poi si costeggiano i camminamenti italiani fino alla Piramide Carducci e alla Forcella dei Castrati, caposaldo italiano. Una cengia attrezzata porta ai resti del comando dei Kaiserjäger (2250 m), da cui si sale alla Croce di Dobbiaco (2305 m). Si torna sulla via dell’andata. 

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