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Brutte notizie dai Pantani di Accumoli

La Regione Lazio conferma il progetto dell’albergo

Per i Pantani di Accumoli non tira una buona aria. Lo si è capito il 12 luglio scorso, alla fine di un lungo incontro online tra la Regione Lazio e un gruppo di ambientalisti. Insieme a Paolo Piacentini, presidente di Federtrek e promotore del confronto, si erano espressi contro il rifugio-albergo in progetto a poche centinaia di metri dai laghetti gli esponenti del CAI, del WWF, di altre associazioni nazionali e di attivi gruppi locali come Emidio di Treviri e Laga Insieme.

Nell’incontro ha parlato a favore dell’edificio, fortemente voluto dal Comune di Accumoli, la sindaca Franca D’Angeli. Roberta Lombardi, assessore regionale alla Transizione Ecologica, qualche giorno prima aveva ascoltato le ragioni del fronte ambientalista, e nell’incontro online non si è schierata. Poi ha preso la parola un altro esponente di primo piano della giunta di Nicola Zingaretti. Claudio Di Berardino, sindacalista di Rieti, oggi assessore regionale al Lavoro, alla Scuola e alla Ricostruzione, ha preso di punta i suoi interlocutori parlando di un “rifugio” e non di un albergo (l’edificio in progetto ha tre piani, è previsto che venga raggiunto dalle auto, probabilmente diventerà soprattutto un ristorante), e di una struttura utile agli escursionisti impegnati sul Sentiero Italia e sul Cammino delle Terre Mutate. Poi, quasi in chiusura, ha usato una frase pesante. “Su queste cose devono decidere i territori”. Non è vero, o almeno non è sempre vero. Trent’anni fa, se lo Stato e le Regioni non avessero saputo guardare lontano, le richieste avanzate dai “territori” avrebbero sfasciato inutilmente l’Appennino. 

Per fortuna i parlamentari che hanno approvato la legge-quadro sui Parchi, i ministri che hanno imposto norme di tutela provvisorie, i funzionari del Corpo Forestale che hanno dato vita a decine di Riserve naturali dello Stato non hanno ragionato come Di Berardino. Se lo avessero fatto, oggi avremmo piste e impianti da sci a Campo Pericoli sul Gran Sasso, in Val di Bove sui Monti Sibillini, sul Monte Focalone sulla Majella, sul Monte Marsicano nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise. Altri “territori”, con altrettanta incoscienza, avrebbero fatto a pezzi quel che resta delle coste della Sardegna, della Calabria e di altre parti d’Italia.  

Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo raccontato più volte dei Pantani. Questi laghetti a 1500 metri di quota, all’estremità meridionale dei Sibillini ma fuori dai confini del Parco, sono parzialmente tutelati da un Sito d’Importanza Comunitaria. Fino al 2019, due carrarecce in cattive condizioni li collegavano ad Accumoli e a Forca Canapine, sul confine tra l’Umbria e le Marche. Poi il sito dov’è previsto l’albergo è stato picchettato e segnato, e le strade sono state migliorate in vista dell’apertura del cantiere. Per questo motivo, il traffico di moto e fuoristrada verso i Pantani è notevolmente aumentato, causando un serio disturbo agli escursionisti e alla fauna. 

Qualche settimana fa il CAI di Lazio, Umbria e Marche ha chiesto ai Comuni di Accumoli, Arquata del Tronto e Norcia l’immediata chiusura delle strade. Finora, però, non ci sono state risposte. Anche le manifestazioni contro gli interventi ai Pantani, che si sono tenute a partire dall’autunno del 2019, non sembrano aver ottenuto risultati.  

Sono deluso, credevo che il 12 luglio ci sarebbe stato un vero confronto, per trovare una soluzione condivisa. Come altri, ho trovato offensivo che l’assessore Di Berardino abbia insistito a parlare di una struttura a servizio del turismo lento e delle escursioni” protesta Paolo Piacentini. “Not in my name! Non nel mio nome, per favore!”. Sulla vicenda dei Pantani è nato un grande movimento di opinione, ci sono state quattro manifestazioni e altre ce ne saranno in futuro. E’ impressionante che la Regione e il Comune vadano avanti facendo finta di niente” aggiunge Marcello Nardoni, che si è occupato del progetto per la Sezione di Ascoli Piceno e per il Gruppo regionale Marche del CAI. 

A complicare le cose, com’è noto, è la posizione della zona a cavallo tra Lazio, Umbria e Marche. A Forca Canapine, da cui parte l’accesso più comodo a piedi o in bici verso i Pantani, sono due rifugi e un albergo distrutti dai terremoti del 2016, che potrebbero essere restaurati e utilizzati da escursionisti e turisti. Ma sono in Umbria, e Di Berardino e D’Angeli fanno come se non ci fossero. 

Nelle prossime settimane vorrei lanciare una nuova manifestazione per salvare i Pantani, e incontrare la sindaca di Accumoli per cercare una soluzione condivisa” spiega Paolo Piacentini. Ricordiamo che, trent’anni fa, la conca era stata inclusa nella prima perimetrazione del Parco nazionale dei Sibillini, ed era rimasta fuori solo per non far entrare una terza Regione, il Lazio, in un’area protetta che già interessava Umbria e Marche. 

Marcello Nardoni, da parte sua, fa una riflessione diversa. “Ad Accumoli, ad Amatrice e negli altri centri colpiti dai terremoti di cinque anni fa la gente non ne può più, e ha ragione. Non è possibile rispondere alle lentezze nella ricostruzione con una beneficenza malata, con degli interventi pubblici a casaccio, che costano soldi allo Stato e non portano benefici al territorio”. 

Nella zona SAE, le casette del post-terremoto di Accumoli, esistono tre sale polifunzionali che non vengono quasi mai utilizzate, e non è mai stato aperto un bar che consentirebbe un po’ di socialità soprattutto agli anziani” prosegue Nardoni. “A giugno l’Associazione Nazionale Alpini ha posato la prima pietra di un albergo che dopo essere stato ultimato verrà donato al paese. E’ un’ottima iniziativa, ma era proprio necessario costruire l’albergo a poca distanza dall’unico agriturismo della zona?”.

In territori così duramente provati, degli interventi pubblici a casaccio, senza una programmazione alle spalle, possono causare sprechi e danni. Nei pressi di Accumoli, una scuola completata da qualche anno e mai aperta, ricorda che anche negli interventi post-terremoto si possono buttare via denari pubblici. 

Attendiamo, senza troppe speranze, l’apertura di un confronto. Ci aspettiamo, in tempi brevi, la chiusura al traffico delle strade che conducono ai Pantani. E ricordiamo all’assessore Di Berardino che lo Stato, le Regioni e l’opinione pubblica hanno tutto il diritto di criticare ciò che viene proposto dai “territori”. Rientrano in questa categoria il rifugio-albergo dei Pantani e le strade che lo raggiungono, gli impianti di risalita del TSM2 in progetto sul Terminillo, e quelli proposti da qualche giorno nel cuore dei Monti della Laga, all’Inversaturo e perfino sul Monte Gorzano. Che è la cima più alta del Lazio, anche se molti alla Regione non lo sanno.

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Un commento

  1. Puoi mettere tutte le transizione ecologiche che vuoi… Ma se non cambi la mentalità è tutto inutile…

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