Ambiente

L’ultima goccia d’acqua: un bene prezioso in rifugio

Le montagne sono ormai sempre più frequentate anche in estate, ma non tutti, tra visitatori vecchi e nuovi, conoscono in dettaglio le difficoltà dal punto di vista idrico dei rifugi. Come funziona la gestione ad alta quota, e come è meglio comportarsi per non sprecarla?

Questo rifugio non è un albergo

Quello che non bisogna mai scordare è che un rifugio non è un ristorante, né un hotel: come noi ci siamo arrivati con fatica, anche tutto quello che vi troviamo è stato difficoltoso da portare a quell’altitudine, e il trasporto con mezzi a motore deve essere minimizzato, per i costi, ma soprattutto per l’inquinamento. Non ci si può aspettare un trattamento pari a quello che si riceve in città: se si parte già consapevoli del fatto che il tempo passato in rifugio non potrà contemplare gli stessi servizi, comfort e abitudini che abbiamo a casa, il proprio soggiorno sarà sicuramente più piacevole, e il lavoro per i gestori più semplice.

Come comportarsi per non sprecare acqua in rifugio

Come arriva, poi, l’acqua in rifugio? Ci possono essere molti modi, a seconda della posizione del rifugio stesso, non tutti sostenibili: sorgenti, torrenti, laghi, fusione della neve, ghiacciai, rete idrica – anche se raramente -, oppure può essere trasportata per via aerea o terrestre. Se per molti ormai il rifugio viene visto come punto d’arrivo della propria escursione, in realtà dovrebbe essere considerato come il punto di partenza.

Ecco perché, quando si arriva in rifugio, si dovrebbe sempre avere la propria scorta personale nello zaino: sempre meglio averne una borraccia in più e, al ritorno, optare per una bevanda in bottiglia. Importantissimo portare sempre a valle i vuoti, per evitare che i rifiuti si accumulino: in fondo, se li abbiamo portati con noi in salita, possono tornare con noi in discesa, occupando lo stesso posto nello zaino, o addirittura uno inferiore se li comprimiamo.

Se si dorme in rifugio, poi, bisogna ricordarsi sempre di portare lenzuola (o sacco lenzuolo) e asciugamani: per lavarli i gestori dovrebbero consumare moltissima acqua, e non è detto che sia sempre tutto disponibile, soprattutto nei mesi di luglio e agosto. La parola d’ordine è risparmio: se si lavano i denti, meglio limitarsi a strofinare bene, usare il filo interdentale e un po’ di collutorio. Se possibile, rinunciamo alla doccia e impieghiamo invece salviette umidificate e profumate. Se il gestore, considerate le disponibilità d’acqua, ci permette di farne una, cerchiamo di impiegare il meno possibile, limitando l’uso di acqua calda – se presente, la produzione di acqua calda sanitaria richiede unelevata quantità di energia, altro bene da usare con parsimonia – e di saponi: anche l’acqua “in uscita” è complicata da gestire per i rifugi! In fondo la nostra permanenza sarà di una notte o poco più, potremo lavarci meglio una volta tornati a casa. Non si può certo pensare di fare una doccia prima di andare a dormire e una appena svegli perché questa è la nostra abitudine…

L’esempio del Rifugio Capanna Punta Penìa

Per fare un esempio di quanto sia importante utilizzare questa risorsa in maniera oculata, abbiamo parlato con Carlo Budel, gestore del Rifugio Capanna Punta Penìa, sulla vetta della Marmolada a 3343 metri di altitudine, il più alto delle Dolomiti. Qui vengono portati in quota in elicottero circa 1000-1200 litri per l’uso alimentare, ovvero per bere e far da mangiare. Per le altre attività, a inizio stagione Carlo scioglie la neve, una volta poi che riesce a montare una grondaia riesce a recuperare circa 100 litri a ogni temporale, che corrispondono tra l’altro a quello che è pressappoco l’utilizzo giornaliero – in rifugio c’è una tanica da 1000 litri, fondamentale nel caso in cui dovessero capitare diversi giorni di bel tempo. Queste “altre attività” comprendono lavare i piatti, i pavimenti, pulire il bagno… Se qui doveste trovare un secchio con il pentolino (non dappertutto c’è uno sciacquone con tutti i crismi), utilizzate quest’ultimo, invece di svuotare tutto il secchio. Per sciogliere la neve si utilizza comunque la legna che è stata portata dall’elicottero. In assenza di sorgenti per i gestori è davvero difficile cavarsela con le risorse che hanno. Carlo ricorda come nell’estate del 2017, in cui aveva fatto bel tempo, il gestore precedente dovesse scendere fino al ghiacciaio per recuperare il ghiaccio da poter sciogliere. Oltre a non sprecare è anche utile saper riutilizzare: dopo aver lavato i piatti, l’acqua può essere impiegata di nuovo per pulire il bagno.

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