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Kilian Jornet e il problema dei trail runner senza esperienza sui tracciati alpinistici

“Tempo fa ho ricevuto un messaggio sui social da una persona che aveva corso diverse maratone e ultratrail. Mi chiedeva la traccia di un percorso che avevo fatto e non riusciva a trovare da nessuna parte. Il percorso in effetti era una traversata con gli sci che avevo realizzato in primavera e che collegava diverse linee di sci ripido con salite alpine nella catena del Monte Bianco. Gli sembrava super bello e voleva correrlo ad agosto come allenamento per un ultratrail che ci sarebbe stato nella regione”. Inizia così un’interessante riflessione di Kilian Jornet sul trail running in cui pone il problema “troppo comune” degli atleti che desiderano cimentarsi senza adeguata esperienza e consapevolezza dei rischi e pericoli su tracciati che prevedono attività alpinistica.

“Spesso non succede nulla, ma senza saperlo sono esposti a grosse conseguenze” scrive l’alpinista e atleta anche di ultratrail. I fattori di rischio in montagna, come abbiamo avuto modo di scrivere spesso negli ultimi giorni, esistono ma l’importante è non essere colti alla sprovvista e, in ogni caso, sapere come comportarsi per affrontarli. “Familiarizzare con i sistemi dei gradi di difficoltà (cosa significa PD, D… WI4, V+…) per comprendere se abbiamo le capacità per provare o meno una via, acquisire l’esperienza per leggere le previsioni del tempo e i segnali che ci dà il meteo, così come usare l’attrezzatura e soluzioni diverse per risolvere i problemi è essenziale per evitare problemi” spiega Jornet, che invita per questo motivo, anche se siamo fisicamente forti e veloci, a imparare nei club alpini, con istruttori o guide alpine. Figure importanti se si è ancora incerti nel progredire sui terreni alpinistici (ma non solo) e che consentono di fare esperienza in sicurezza.

Penso che nel trail running sfugga un importante punto quando si proclama una gara come la ‘corsa più difficile’ in base solo alla lunghezza, alle temperature o anche per ragioni di marketing senza prevedere invece una classificazione che consente ai corridori di valutare il proprio livello tecnico sui sentieri prima di entrare nel mondo dell’alpinismo e capire le scale di difficoltà e esposizioni” commenta Jornet, che fa l’esempio di quando due atleti parlano di una “corsa tecnica” ed uno potrebbe riferirsi all’UTMB e un altro al Trofeo Kima, due gare molto differenti tra loro per caratteristiche: la prima più orientata alle lunga distanza e alla resistenza, la seconda più corta ma con tratti molto tecnici ed esposti.

Una riflessione interessante quella fatta da Kilian Jornet, anche se nei commenti qualcuno gli ha fatto notare che quando era giovane anche lui ha preso spesso sottogamba alcune sue imprese, come quando nel 2013 fu recuperato dal soccorso alpino di Chamonix perché bloccato in scarpette da ginnastica sulla Aiguille du Midi. “Ho fatto anche io molti errori e penso che abbiamo imparato da questi” ha risposto non sottraendosi al dialogo.

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