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“Oltre il confine”. La storia di Ettore Castiglioni

Tra le figure maggiormente rappresentative dell’alpinismo italiano tra le due guerre bisogna riconoscere necessariamente quella di Ettore Castiglioni. Accademico del CAI, musicista e grande alpinista – realizzò oltre 200 prime ascensioni, tra cui quelle sulla Presolana, nelle Dolomiti di Brenta e sul sulla parete Nord Ovest del Pizzo Badile – , morì assiderato in alta Valmalenco nella primavera del 1944, durante la sua fuga dalla prigione svizzera del passo del Maloja, dopo essere stato accusato di espatrio clandestino. Un personaggio riservato, anche misterioso, la cui storia merita di essere scoperta e apprezzata. Ci aiuta in tal senso un documentario del 2017, dal titolo “Oltre il confine” (Italia, Svizzera, 66′). Pellicola a firma dei registi Andrea Azzetti e Federico Massa, presentata in anteprima mondiale al Trento Film Festival 2018, conservata nella Cineteca del CAI e da poco approdata in streaming sulla piattaforma Chili.

Sinossi

Ettore Castiglioni scelse di avere come unico confidente il suo diario. Le sue parole compongono il ritratto di un grande alpinista e insieme la figura di un uomo solo e inquieto. Ma raccontano un cambiamento profondo: da ragazzo di buona famiglia ad antifascista che all’indomani dell’8 settembre 1943 guidò un gruppo di ex soldati sulle montagne della Valle d’Aosta e si adoperò per portare in salvo sul confine svizzero profughi ed ebrei in fuga dalla guerra.

“Dare la libertà alla gente per me adesso è una ragione di vita”: scriveva così qualche giorno prima di cadere in un tranello delle guardie di frontiera. L’ultima nota nel diario è del marzo ’44 e non svela nulla degli avvenimenti successivi. Sconfinò nuovamente in Svizzera e fu arrestato. Privato degli abiti e degli scarponi fu rinchiuso in una stanza d’albergo a Maloja. Durante la notte si calò dalla finestra e affrontò il ghiacciaio del Forno avvolto in una coperta.

Cosa lo spinse a tentare una fuga impossibile? Quale missione aveva da compiere oltre il confine? Lo scrittore Marco Albino Ferrari, curatore dell’edizione critica del diario, ripercorre i momenti salienti dalla vita dell’alpinista, raccoglie documenti e testimonianze e si addentra nel mistero della sua morte.

Con le testimonianze di Alessandro Tutino, Andrea Tognina, Maurizio Giordani, Annibale Salsa, Alessandro Rizzi, Ivano Marco Rebulaz, Ruggero Cominotti, Oscar Brandli, Milan Bier, Nenga Negrini, Dominik Lieinenbach.

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2 Commenti

  1. …la causa.? guardie svizzere troppo zelanti quasi crudeli, che lo privarono di scarponi e vestiario.Intanto le banche erano infarcite di beni e lingotti provenienti dai campi di sterminio, sempre ben accetti e riscaldati in cassaforte e disvelati agli eredi con fatica…richiedevasi certificato di morte… bollato e timbrato dagli aguzzini.

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