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Il “mistero” dei monti fantasma dell’Antartide

Sotto la coperta di ghiaccio dell’Antartide non si celano soltanto piramidi dalle geometrie così perfette da far parlare di alieni e civiltà di un passato remoto altamente tecnologiche, ma anche vette fantasma. Fino al 2011 quello dei Monti Gamburtsev ha rappresentato un vero mistero per i geologi.

La scoperta dei giovani Monti Gamburtsev

Trattasi di una catena montuosa sub-glaciale, ovvero nascosta sotto la calotta glaciale antartica orientale, scoperta nel 1958 dagli scienziati russi della Terza Spedizione Antartica Sovietica, a seguito di proiezioni sismiche (metodi di indagine geofisica basati sullo studio della propagazione delle onde sismiche sia naturali che generate artificialmente). Il team russo scelse di dedicare le “montagne fantasma” al geofisico russo Grigory Aleksandrovich Gamburtsev.

Non rappresentano l’unica catena montuosa antartica, ma la sola ad essere completamente sommersa dai ghiacci. Si estende per 3 chilometri, con picchi che toccano i 2500 metri (ricoperti da circa 1500 metri di ghiaccio) e presenta una topografia “giovane”, che ricorda quella delle nostre Alpi. Qualcosa di apparentemente fuori luogo in una regione geologicamente antica. A lungo gli esperti si sono interrogati sulla sua origine, escludendo l’opzione vulcanica.

La soluzione a un paradosso

A risolvere il dilemma è arrivato uno studio del 2011, ad opera di un team di ricercatori del British Antartic Survey, pubblicato sulla rivista Nature con il titolo “East Antarctic rifting triggers uplift of the Gamburtsev Mountains”.

In tale articolo la storia dei Monti Gamburtsev viene definita un “paradosso” decennale, un “puzzle” da risolvere. Vediamo insieme a quale soluzione siano giunti gli scienziati.

L’origine dei Gamburtsev

Mediante ripetuti sorvoli dell’area con un bimotore equipaggiato con strumentazioni radar, gravimetri e magnetometri, i ricercatori del British Antartic Survey sono stati in grado di raccogliere dati tali da descrivere la topografia della crosta terrestre al di sotto della calotta e la morfologia del rilievo, ipotizzando i meccanismi che hanno portato alla formazione della giovane catena montuosa.

Dall’analisi dei dati i ricercatori sono riusciti a ricostruire un sistema di rift, dunque di spaccature, esteso per circa 3000 km, che si estende dall’Antartide orientale verso l’India, attraversando l’Oceano. Sistema che ricorda quello dell’Africa orientale. E una spessa radice crostale al di sotto della catena, che gli scienziati ipotizzano si sia formata nel Proterozoico (2.500 – 541 milioni di anni fa).

Il meccanismo di formazione dei Gamburtsev è stato spiegato nel dettaglio e con una certa semplicità dalla National Science Foundation:

“Due miliardi di anni fa, prima che gli animali e le piante evolvessero sulla Terra, alcuni continenti (o micro-continenti) andarono in rotta di collisione, promuovendo la formazione di una catena montuosa e una spessa radice crostale. Mentre la catena montuosa fu sottoposta a erosione e scomparve, la radice si preservò. Nel corso del tempo, una serie di eventi tettonici hanno portato al ‘ringiovanimento’ della radice e la formazione di rift ha favorito ulteriori innalzamenti, tali da portare al riformarsi di una nuova catena montuosa, poi preservata dalla calotta glaciale.” 

I fiumi antartici

Ma ciò non basta a spiegare l’andamento alpino dei rilievi. Le analisi morfologiche dei Gamburtsev hanno evidenziato vere e proprie valli, che si sviluppano tra imponenti massicci. Ebbene, il meccanismo alla base del “disegno” di tali paesaggi si ritiene sia di tipo erosivo glaciale e fluviale.

Un momento, stiamo parlando di fiumi in Antartide? Proprio così. Non dobbiamo infatti immaginare il continente antartico come eternamente ricoperto dai ghiacci. In un lontano passato ne era infatti privo. Per quanto si possano considerare giovani, le “montagne fantasma” della porzione orientale della calotta devono necessariamente essersi formate prima dell’avvio della glaciazione. La formazione dei ghiacci antartici orientali è stimata attorno a 34 milioni di anni fa. Per i Gamburtsev tocca pertanto stimare una età di minimo 40- 50 milioni di anni.

Riassumendo per grandi linee la nascita della catena abbiamo dunque:

  1. l’innalzamento di vette prive di ghiacci:
  2. la formazione di ghiacciai alle quote più elevate;
  3. la discesa dei ghiacci nelle aree vallive;
  4. la formazione di calotte locali e la loro coalescenza, che ha portato alla fine alla formazione di una coperta di ghiacci che si è accresciuta nel tempo, arrivando a uno spessore che oggi, in corrispondenza dei Gamburtsev, risulta essere di oltre 1 km.

Lo “sprofondamento” della catena fantasma

Ulteriore curiosità: la quota mostrata attualmente dai picchi (senza considerare la copertura della calotta, quindi come dicevamo in anticipo sui 2500 metri) è inferiore a quella originaria della catena, che arrivava anche a quote di 4000 metri.

Il motivo è da ricercarsi nel fenomeno della isostasia. La calotta antartica ha un suo peso, e determina un progressivo sprofondamento della crosta. Sotto il peso dei ghiacci la catena si è “abbassata” dunque rispetto a quello che un tempo era il livello zero.

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