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Rapaci “avvelenati” dalla caccia. Necessario uno stop alle munizioni al piombo

La caccia può uccidere in due modi gli animali: in maniera immediata o attraverso un avvelenamento indotto dal piombo contenuto nelle munizioni. Ad approfondire nel dettaglio l’argomento, con specifico riferimento ai rapaci – aquile e avvoltoi – è uno studio promosso da ERSAF – Direzione Parco Nazionale dello Stelvio e dalla Provincia di Sondrio, condotto in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna “Bruno Ubertini” e di ISPRA. I risultati sono stati di recente pubblicati in un paper dal titoloLead contamination in tissues of large avian scavengers in south-central Europe” sulla rivista scientifica Science Direct e discussi in un comunicato del Parco dello Stelvio che riportiamo di seguito.

Come il piombo uccide i rapaci

Su un campione di 252 aquile reali e avvoltoi raccolti feriti e morti in un’ampia area dell’Europa centro meridionale, estesa dai Pirenei all’Appennino, ben il 44% (111 individui) ha mostrato valori cronici di piombo superiori al normale e il 26% (66 individui) aveva livelli da avvelenamento clinico.

Il piombo viene ingerito dai rapaci che si cibano delle carni di animali colpiti dai cacciatori che non vengono recuperati o delle viscere che i cacciatori di ungulati lasciano sul luogo di caccia per preservare le qualità organolettiche delle carni. L’assunzione del piombo è facilitata dalla circostanza che pallini e proiettili si frammentano quando impattano contro il bersaglio, formando una grande quantità di schegge anche di piccolissime dimensioni che si irradiano nei tessuti della preda. Per di più spesso accade che i grandi rapaci si dedichino attivamente alla ricerca dei visceri degli ungulati lasciati sul terreno dai cacciatori. È quanto è stato spesso osservato sulle Alpi, dove le aquile addirittura seguono i movimenti dei cacciatori, sapendo di poter contare su un facile pasto non appena questi si saranno allontanati dal luogo di caccia.

Necessario un divieto di uso delle munizioni al piombo

Una prevalenza così alta di animali intossicati da piombo determina gravi ripercussioni sulle popolazioni dei rapaci, molte delle quali sono caratterizzate da uno stato di conservazione sfavorevole e sono oggetto di costosi interventi di conservazione da parte dell’Unione Europea e dei diversi Stati Membri.

Per superare questa problematica è necessario introdurre al più presto il divieto dell’uso di munizioni al piombo per lo svolgimento dell’attività venatoria. Materiali alternativi atossici esistono e sono già ampiamente utilizzati in quei Paesi più lungimiranti, come la Danimarca, che da anni hanno deciso di bandire dal mercato delle munizioni spezzate le cartucce al piombo destinate all’abbattimento degli uccelli acquatici.

Per quanto riguarda i grandi rapaci, è fondamentale introdurre urgentemente il bando definitivo delle munizioni di piombo per abbattere gli ungulati, sostituendole con “palle” costituite da materiale completamente atossico (ad es. il rame) per rallentare la scia delle decine di grandi rapaci diurni che ogni anno si contaminano sulle montagne italiane ma anche nelle restanti parti d’Europa.

Dal 2011, nei settori altoatesino e lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio (il cui territorio copre circa il 60% della popolazione italiana di Gipeto e ospita anche 30 coppie di aquila reale) è in atto un programma di contenimento della locale popolazione di cervo. Tra il 2013 e il 2019, circa 3300 cervi sono stati abbattuti in quest’area utilizzando solo proiettili atossici, con soddisfazione dai circa 350 cacciatori coinvolti nel Piano di controllo.

Sperimentazioni sulle Alpi per salvare i rapaci

Questa esperienza di successo sarà utilizzata nei prossimi anni, come esempio di “best practice” per 5 aree protette delle Alpi italiane nell’ambito di un progetto LIFE intitolato “AlpsLeadFree” che è in fase di valutazione da parte dell’Unione Europea e per i territori limitrofi, aggiungendosi a quelle pluriennali già in atto in varie parti d’Italia: Colli Euganei, Tenuta Presidenziale di Castelporziano, Parco Naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi e altre aree del Sondriese.

Il divieto definitivo del piombo dalle munizioni da caccia sta per essere discusso proprio in queste settimane anche in Provincia di Sondrio, prima Provincia italiana e probabilmente europea, che ha messo in forte evidenza la problematica bandendo, dal 2011, l’uso del piombo dalle munizioni per gli ungulati o, come alternativa, obbligando i cacciatori a sotterrare le viscere colpite da proiettili di piombo. Sarà molto importante che questo traguardo possa essere inizialmente raggiunto nella provincia leader di numerose ricerche ed esperienze all’avanguardia volte a risolvere questo gravissimo e sconcertante problema la cui soluzione è ormai a portata di mano.

Stop alla produzione delle munizioni al piombo

Poiché la problematica è vasta e le soluzioni tecniche sono già sul mercato e praticate in alcuni siti europei, la Commissione Europea ha dato l’incarico all’Agenzia Chimica Europea (ECHA) di avviare un’istruttoria per introdurre una restrizione all’uso del piombo nella produzione di munizioni da caccia destinate a essere utilizzate sull’intero territorio dell’Unione. Un analogo divieto che riguarda la caccia nelle zone umide è stato introdotto in Europa all’inizio del 2021 per prevenire l’avvelenamento degli uccelli acquatici.

Una petizione per chiedere lo stop al piombo sulle Alpi

I risultati dello studio promosso da ERSAF ha portato numerose associazioni ambientaliste a scendere in campo coese nella richiesta di uno stop su tutto l’arco alpino dell’utilizzo dei pallini al piombo, attraverso una petizione lanciata sulla piattaforma Change.org, dal titolo “Stop al piombo sulle Alpi. Basta rapaci intossicati!”.

Di seguito il testo della petizione:

Il piombo, metallo tossico per inalazione, contatto e ingestione, è altamente pericoloso per la salute umana e per questo è stato rimosso da una ampia gamma di settori produttivi (benzine, vernici, giochi per l’infanzia, ecc.) ma è ancora ampiamente utilizzato nelle munizioni per la caccia agli animali selvatici.

Le munizioni di piombo disperse negli ambienti naturali, presenti nel corpo degli animali abbattuti e nei visceri degli ungulati lasciati sul terreno dai cacciatori dopo l’abbattimento, rappresentano un rischio fortissimo per la vita degli uccelli selvatici che, se le ingeriscono, possono intossicarsi fino alla morte per saturnismo acuto e cronico. La caccia potrebbe essere praticata senza le munizioni di piombo perché i proiettili costituiti da materiali atossici alternativi (come il rame per la caccia agli ungulati e l’acciaio per le munizioni spezzate) sono ormai fabbricati da tutte le principali aziende produttrici a livello mondiale.

Sulle Alpi e in Europa centro meridionale, la problematica è particolarmente grave come ha dimostrato lo studio di ERSAF – Direzione Parco Nazionale dello Stelvio, Provincia di Sondrio, Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna (IZSLER) e ISPRA. Il 44% delle 252 carcasse di Aquila reale e avvoltoi analizzati ha evidenziato valori cronici di piombo superiori al normale e livelli da avvelenamento clinico nel 26% dei casi. VA INTRODOTTO SULLE ALPI IL DIVIETO URGENTE DI USO DEL PIOMBO DALLE MUNIZIONI DA CACCIA A TUTELA DEI RAPACI PIU’ PREZIOSI.

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Un commento

  1. gia’ l’industria si e’ aggiornata con pallini in acciaio e pressioni di collaudo al banco di prova canne maggiorate.
    In generale silenzio la spesa per armi continua ,stimati 1900 miliardi di dollari, pero’ i vaccini devono essere oitalemnte gratis e prodotti in ritmii nferioria al fabbisogno ( munizioni no, le fabbriche sovrabbondano ovunque)), i brevetti dei farmaci sospesi o tolti, i ricercatori geniali pagati poco..se devono curare e salvare. Per il killering si dia fondo al portafoglio!.

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