Cronaca

L’Heidi del Trentino ci deve far riflettere sulle difficoltà di chi abita in montagna

La dad, didattica a distanza, è ormai una triste e asociale quotidianità a cui ci ha condotto la dilagante pandemia da Coronavirus e le conseguenti misure di contenimento messe in atto. Bambini e adolescenti seduti davanti ai loro pc, per sei o sette ore al giorno, in modo sterile e decisamente lontano da quella che è stata la scuola vissuta da tutti noi studenti dell’era pre Covid.

Poi c’è Fiammetta, soprannominata dai media l’Heidi dei Trentino, una bambina di 10 anni che la dad non la fa dal salotto di casa, ma dall’alpeggio a mille metri di quota, tra le montagne trentine. La mamma lavora fuori casa e il papà fa il malgaro. Lei è troppo piccola per rimanere a casa da sola, così sale in quota con il padre. La mattina preparano un tavolo con il computer portatile e si connettono a internet grazie al cellulare. Unica soluzione possibile per non perdere giorni di scuola e poter studiare.

Mentre in città le difficoltà per i genitori ci sono, ma anche molti i servizi (tanto che si sta assistendo al boom delle babysitter), in montagna ci si arrangia inseguendo la filosofia della “resilienza”. Ma quanto è difficile assorbire e andare avanti facendo finta di nulla? Anzi: adattandosi e reinventandosi alla ricerca di una nuova modalità per poter andare avanti. Fiammetta va premiata, è un esempio di passione e dedizione, ma la speranza è che possa tornare quanto prima tra i banchi di scuola. Va premiata, insieme ai suoi genitori, perché la probabilità di allontanarsi da una scuola vissuta in queste modalità è alta.

Montagne dimenticate

Le aree interne hanno vinto, all’inizio, durante il primo lockdown, e anche dopo, quando ci si è resi conto della libertà che garantivano i piccoli borghi montani. Oggi hanno di nuovo perso. La loro umanità vince, vince sempre. Perde la considerazione che la politica dovrebbe a queste terre e ai suoi abitanti, soprattutto ai centri più piccoli. Dell’indifferenza con cui, in questa situazione di difficoltà, si è fatto dell’Italia delle mille differenze un sol Paese decidendo chiusure su scala nazionale. Borghi di poche decine o centinaia di abitanti assimilati a città come Milano, Roma o Torino. Lo dimostra la decisione presa con l’ultimo dpcm, quello che ha consegnato buona parte di Italia a un nuovo lockdown, dove viene meno lo spostamento entro i 30 chilometri per chi risiede in comuni sotto i 5000 abitanti e si trova in zona rossa. Un privilegio, se cosi vogliamo chiamarlo, che i montanari si sono guadagnati negli scorsi mesi grazie alla scarsità di servizi che persiste in molte aree. Oggi questa possibilità è stata negata, ma dall’altra parte non si forniscono strumenti a famiglie, genitori e bambini per poter far fronte alle difficoltà del periodo che non sono solo quelle legate alla pandemia. Trovare una babysitter in un piccolo centro può essere difficile; avere una buona connessione a internet anche; riuscire a fare la spesa, ritirare al bancomat, usufruire dei servizi postali.

Servizi oggi più che mai essenziali, per i bambini che devono studiare davanti a un pc, per gli adulti in smart working, ma anche per le aziende e i commercianti che resistono sui territori tra chiusure a intermittenza e che hanno spesso come unico modo per sopravvivere aprirsi al mondo grazie internet.

Si parla spesso e volentieri di ripopolamento delle montagne, ma per far tornare a vivere i borghi abbandonati è necessario che chi ci abita possa connettersi a internet, navigando a una velocità adeguata; possa fare la spesa a prezzi competitivi; abbia a disposizione servizi di aiuto e assistenza alle famiglie con figli e agli anziani. Vivere in montagna non significa essere cittadini di serie B.

Viva Fiammetta e la sua determinazione, che possa essere d’esempio. E speriamo d’illuminazione per i nostri governanti in pianura.

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3 Commenti

  1. Nonostante io possa essere d’accordo con lei su molti punti riguardanti la situazione delle valli di montagna non sono d’accordo sul fatto che lei metta in una correlazione diretta le difficoltà nel fare scuola di questo momento con l’alta probabilità di abbandono scolastico. “Abbandono scolastico” e “resilienza” sono parole che nascondono i modelli complessi che cercano di definirle e di capire i fattori che le regolano.
    Fiammetta andrebbe premiata assieme alla sua famiglia perché nonostante tutto credono nella scuola, sarebbe interessante andare a chiedergli il perché? Sarebbe interessante ascoltare la loro narrazione!

  2. Oltre a Resilienza occorrerebbe riflettere su RIDONDANZA, OVVERO PROGRAMMI ECCESSIVI, A DISCAPITO DELLE ABILITA ‘DI BASE IN FAVORE DI FRONZOLI E DETTAGLI…del tanto fumo e poco arrosto…ricerche , tesine..quiz…questionari e poi…arrivano in corsi di studio superiori con enormi falle, ad esempio non sanno di grammatica ed analisi logica..nemmeno cercare sul dizionario. Conoscono la formuletta della legge di Ohm, ma non hanno mai visto una apparecchiatura di laboratorio..ecc.In ogmi materia del curriculum bisogna essere almeno sufficienti e anche nelle materie creative, poca pratica e tanta teoria.(storia della..scienza, della musica, dell’arte, dello sport e poca produzione personale libera)
    Altri sistemi scolastici al top delle classifiche , merita un’occhiata:
    https://www.myteachadvisor.com/i-migliori-sistemi-scolastici-in-europa-la-classifica/

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