Pareti

Hervé Barmasse in solitaria sulle 6 creste del Cervino

Quante sono le creste del Cervino? Ce lo svela Hervé Barmasse con la sua ultima realizzazione solitaria lungo la Via De Amicis. Barmasse è così diventato il primo alpinista a salire solo tutte e sei le creste della Gran Becca. Sì, perché sono proprio sei. Oltre alle quattro più famose (Hörnligrat, cresta nord-est, lungo cui sono saliti i primi salitori dal versante svizzero; Cresta del Leone, cresta sud-ovest, che ha visto la prima italiana; Zmuttgrat, cresta nord-ovest, scalata per la prima volta da Albert Mummery; Cresta di Furggen, cresta sud-est, superata per la prima volta da Mario Piacenza, Jean-Joseph Carrel e Joseph Gaspard) ne esistono altre due, entrambe sulla parete sud, su cui corrono vie poco ripetute ma di grande suggestione: il Crestone Deffeyes-Carrel, salito per la prima volta l’11 settembre del 1942 da Albert Deffeyes e Louis Carrel; e la Cresta De Amicis, salita per la prima volta nel 1906 da Ugo De Amicis e Arrigo Frusta. In due giorni di scalata, tra il 10 e l’11 agosto, si sono portati fino a una cengia ai piedi del Pic Tyndall dove il percorso si ricongiunge alla normale italiana lungo la Cresta del Leone. I primi a riuscire nella salita integrale di questo percorso sono stati Amilcare Crétier, Antonio Gaspard e Basilio Ollietti nel luglio del 1933.

Un primato personale

Hervé nel corso degli anni ha salito in solitaria cinque di queste sei creste, il 3 marzo scorso ha deciso di completare l’opera dedicandosi alla via De Amicis. La chiusura di un cerchio “fatto non solo di primati che, da soli, non basterebbero a farmi correre certi rischi”. Il primo a riuscire nella salita delle sei creste è stato Luigi Carrel, detto Carrellino.

Il curriculum solitario di Barmasse ha iniziato a comporsi nel 2002, con la via Casarotto-Grassi; poi il Crestone Deffeyes-Carrel in meno di quattro ore; ancora la Direttissima lungo la parete sud; il concatenamento invernale delle quattro creste; la via Barmasse al Picco Muzio e oggi questa nuova bella realizzazione. Non solo un primato, ma l’espressione più intima di un alpinismo personale ed emotivo.

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Un commento

  1. Potrebbe scrivere un libro sul Cervino come fosse una sua bellissima ossessione.
    Per fare certe cose bisogna proprio essere dei “locals” innamorati: vivere come abbracciati a delle montagne.
    A me piace questo suo esprimersi.

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