Rifugi

Ignoti danneggiano una rimessa del Rifugio Talamini a Vodo di Cadore

Il lavoro del rifugista è sempre legato a due elementi: pazienza e fatica. Mai come in questo anno di pandemia, in cui, chi può, sta cercando di mantenere le strutture aperte quanto più possibile, nel rispetto dei DPCM che si susseguono mese dopo mese. Decisamente comprensibile lo sfogo, apparso nei giorni scorsi sui social, di Michaela Del Favero, gestore del Rifugio Gian Pietro Talamini, ubicato a quota 1582 metri nel comune di Vodo di Cadore (BL), dopo aver scoperto seri danneggiamenti apportati a una rimessa della struttura lo scorso weekend.

Dalle immagini diffuse sulla pagina Facebook del rifugio si vede chiaramente che il tetto della rimessa, destinata al ricovero delle pecore in estate, sia stato sfondato da qualcuno che abbia deciso di camminarci sopra. La struttura ha così perso la sua stabilità, adagiandosi su un lato. Nessuno ha pensato di avvisare dell’incidente la rifugista Michaela Del Favero, che si successivamente trovata innanzi la spiacevole sorpresa.

“Ringrazio il gruppo di ragazzi che, non clienti del rifugio, hanno banchettato nelle zone limitrofe e, dopo più raccomandazioni, mi hanno lasciato questo”, scrive sulla pagina, sfogando a seguire la sua rabbia.

Un inverno complicato

“Con le normative Covid all’interno del rifugio ospitiamo poche persone. Ma tanti escursionisti arrivano quassù con le ciaspole, gli sci d’alpinismo o a piedi. Domenica è arrivato un gruppo di ragazzi, che non aveva prenotato il pranzo in rifugio. Hanno fatto un pic nic all’esterno e poi si sono messi a giocare a palle di neve dietro al rifugio”, il racconto rilasciato al Corriere delle Alpi.

“Già è un inverno complicato, quando si vedono queste mancanze di rispetto ci si resta male. Cerchiamo di dare un servizio con i rifugi aperti, vorrei solo che la gente lo capisse”.

Tra i commenti apparsi sulla pagina del Rifugio, accanto a chi esprime amarezza di fronte a un simile comportamento – non tanto grave per il danno in sé ma per la mancata comunicazione al rifugio – c’è chi prova a cercare altre cause. “Potrebbero essere stati i cervi?”, domanda qualcuno. “Cervi con gli scarponi”, risponde qualcun’altro. “Non è semplice maleducazione ma pura inciviltà”, il messaggio che sintetizza al meglio il pensiero comune.

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Un commento

  1. Meno male che non si son fatti male altrimenti lo avrebbero pure denunciato.Rimane un dubbio:il capanno
    era accatastato o era una struttura di libera iniziativa spontanea?
    Certo che il resto “non clienti, non banchettanti al restaurant, non obbedienti ” non e’una aggravante del danno compiuto.I paninari che non consumano danno fastidio. Come pure i portoghesi che stanno vicini ai maestri di sci per carpire gratis le dritte date ai clienti paganti o gli scaltori senza guida che con nonchalance seguono le guide col cliente.
    Si vedono in film e documentari..sciatori che si dirigono su tetto di baite e fienili e poi compiono o il salto con volo ed atterraggio.Una prodezza pure fotogenica.

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