Itinerari

5 itinerari per riscoprire le montagne del Piemonte

Oggi vi portiamo nell’estremo ovest dell’arco alpino, in Piemonte. Tra pianure, colline e montagne che superano i quattromila metri qui c’è l’imbarazzo della scelta. Marittime, Cozie, Graie e anche una piccola porzione di Appennino settentrionale rappresentano un terreno di scoperta affascinante dov’è possibile distribuirsi alla ricerca di itinerari insoliti, di percorsi alternativi. Dalle passeggiate storiche, ricordiamo che in Piemonte passa un tratto della Via Francigena, agli antichi borghi di valle; dai colli di Langhe e Monferrato alle valli “selvagge” del cuneese. Dal Monviso al Monte Rosa, passando per il Parco Nazionale del Gran Paradiso che vede in Ceresole Reale la sua porta piemontese. Un vero è proprio nido per gli amanti dell’outdoor Ceresole. Da qui si può partire con le ciaspole o le pelli alla scoperta del parco; quando le temperature lo consentono si possono prendere picche e ramponi per divertirsi sulla palestra di ghiaccio “X-Ice Park”; o ancora approfittare delle tiepide giornate di sole per tirare qualche presa sulle placche del Caporal, sciare sulla pista di fondo che borda il lago e divertirsi respirando l’aria frizzante della quota. Ceresole è uno specchio di quello che offre il Piemonte in chiave outdoor, basta aver la pazienza per scoprirlo lasciando le rotte più battute per addentrarsi in valli e valloncelli laterali.

 

“Il Piemonte offre il massimo, a esclusione delle Dolomiti c’è tutto quello che si può desiderare” esordisce Elio Bonfanti, Istruttore Nazionale di Alpinismo e Istruttore di Arrampicata libera ma soprattutto alpinista per passione. “Racchiude nelle sue pieghe cime che toccano i 4600 metri, raggiunti dalla Nordend nel gruppo del Monte Rosa, e altre molto simboliche quali il Rocciamelone o come il Monviso, dov’è nato il club alpino italiano; oppure l’Uia di Mondrone dove il 24 dicembre 1874 è nato il nostrano alpinismo invernale. Va da se quindi che le Alpi occidentali abbiano una vocazione più invernale che estiva e da sempre gli alpinisti che le frequentano hanno adattato le loro caratteristiche a questo tipo di terreno. Quest’anno poi, grazie alle particolarmente abbondanti precipitazioni nevose, si apre un panorama davvero infinito. “Quest’inverno può rappresentare una giusta occasione per scoprire luoghi messi da parte a causa dello scarso innevamento degli ultimi anni” spiega Enzo Cardonatti, specialista di sci ripido ed estremo. “Val Chiusella o bassa Val Vermenagna sono un bell’esempio, ma anche il Vallone di Scalaro senza dimentica casa mia: la Val Sangone. Negli ultimi giorni l’ho frequentata molto e devo dire che non vedevo queste condizioni dal 2008. Le nevicate interessanti di quest’anno offrono l’opportunità di andare al di là dei soliti itinerari sempre più battuti.

“Bisogna stimolare gli appassionati a scoprire i posti vicino casa, quelli che stupiscono e che si sono sempre ignorati” commenta la guida alpina di Alagna Valsesia, Michele Cucchi. “Senza mai andare in giro da soli fuori dai centri abitati, per ovvie ragioni di sicurezza, penso che il bello di questa strana stagione stia nella ricerca di valli e valloncelli laterali con le pelli o le ciaspole. Pochi giorni fa sono stato con gli sci nella zona di Carcoforo e Rima San Giuseppe, distano circa 15 chilometri da casa mia e non ci ero mai andato. È questa l’opportunità che ci offre il momento”. Impossibile però dimenticare la desolazione di questa stagione. “Ad Alagna sembra di essere in un altro mondo. Da un lato è bellissimo vedere un metro e mezzo di neve in paese dopo tanti anni, dall’altra parte fa impressione osservare come tutto sia immobile con gli impianti chiusi al pubblico. È una situazione di grande sofferenza, dove però vedo con piacere i local avvicinarsi ad attività nuove come lo scialpinismo o lo sci di fondo, che qui è veramente piacevole”. Il fondo, unica attività praticabile in pista nel rispetto delle normative, in Piemonte offre interessanti opportunità come ci racconta Enrico Camanni, storica penna del giornalismo di montagna. Dalla Olimpica di Pragelato, che è sempre ben tenuta anche se un po’ fredda, al giro del lago di Ceresole Reale, molto varia e bella che permette anche di fare sosta per mangiare qualcosa al rifugio Mila. Ci sono molte piste di grande interesse, come quella di Usseglio o Riale, in Val Formazza. Ancora Valmala, dove si può scivolare per trenta chilometri, ed Entracque, molto varia e sempre ben curata”.

Poi c’è l’arrampicata su ghiaccio, il Piemonte è uno dei capostipiti della disciplina. “Le valli del cuneese sono un must per gli appassionati” commenta Camanni. Tutte le valli piemontesi offrono numerose opportunità di arrampicata su ghiaccio con alcuni spot di valore e livello internazionali che vanno, tralasciando le conosciutissime Valli Argentera e val Varaita, dall’ X Ice di ceresole Reale per arrivare sino al mio personale ‘coup de coeur’ il Vallone di Arnas nelle valli di Lanzo dove, quando le condizioni lo consentono, si può vivere a due passi da Torino, la dimensione canadese dell’arrampicata sulle cascate di ghiaccio continua Bonfanti.

Scendendo di quota abbiamo poi tutto il mondo dei cammini, che non si ferma nemmeno in inverno. “Tante realtà vallive stanno cercando di reinventarsi, o rilanciarsi, attraverso la promozione di cammini già esistenti” ci racconta Maurizio Dematteis, direttore dell’associazione Dislivelli. “La gente è stufa della monocultura del turismo e cerca attività più integrate con l’ambiente, ricerca rapporti con le persone del territorio. Dalle Valle Stura, alla Valle Varaita, per poi sfociare nel torinese con la Valle di Lanzo, l’attenzione per il mondo dei camminatori è sempre più alta. “Sono i centri di villeggiatura che dovrebbero adattarsi a questo nuovo tipo di turismo” interviene Camanni. Bisognerebbe pensare a stagioni dove lo sci in pista sia solo una delle opportunità, dove l’offerta possa essere ampliata da molte attività alternative. Ci sono stagioni in cui la neve è solo artificiale, dove quindi si può dare spazio all’arrampicata che negli inverni miti si può coltivare in Valle di Susa, che negli anni ha acquisito molti nuovi siti. Poi Bagnasco, in provincia di Cuneo, e la bassa Valle Tanaro che se non c’è neve si scalda anche a gennaio e febbraio. Abbiamo una varietà di ambienti tale che non ci si stufa mai. È sufficiente informarsi, comprare delle guide o rivolgersi a delle guide, per poter scoprire un nuovo angolo della Regione”.

Da Palanfrè al Monte Pianard

(Scialpinismo, Val Vermenagna, 927 m d+, MS)

Gita facile su pendii ampi e pendenze non eccessive. Da evitare assolutamente in caso di alte temperature o neve instabile. Da Palanfrè salire tenendo la destra orografica del vallone. All’inizio ci si muove su pendii di rada boschina, poi su zona spoglia. Si punta direttamente alla vetta, ben visibile fin dalla partenza. Verso il termine della salita si piega leggermente a sinistra per prendere un pendio più ripido che porta alla cresta sud-est e da lì alla vetta. Discesa per l’itinerario di salita.

Da Alagna Valsesia all’Alpe Pile

(Ciaspole, Alagna Valsesia, 384 m d+, facile, 1h15min)

Partendo dal paese l’itinerario inizia su strada asfaltata per diventare poi innevato dopo l’oratorio della frazione Merletti superiore, attraversato il fiume Sesia. Si continua seguendo la larga strada principale che in modo comodo e senza dislivello apprezzabile porta fino alla Cascata dell’Acqua bianca. Da qui inizia il sentiero che in breve inizia a salire verso l’alto con un breve tratto ripido. Dopo la breve salita segue una discesa quindi, prendendo all’indicazione il sentiero di sinistra, si attraversa il ponte coperto sul fiume Sesia e ci si ritrova nella bella piana dell’alpe Pile. Rientro per lo stesso itinerario.

Dalla Sea di Torre al Monte Vandalino

(Scialpinismo, Torre Pellice, 920 m d+, BS)

Dalla strada della Sea di Torre Pellice, circa in prossimità della rovine della vecchia seggiovia, si prende a salire lungo la sterrata che punta diretta alla dorsale del Vandalino. Si segue sempre la strada estiva, con tornanti mai troppo ripidi, fino a raggiungere la dorsale. Da qui si lascia la strada, che prosegue a destra, per continuare lungo la cresta che qui si fa più ripida. Arrivati a circa 1800 metri si incontra una grossa malga dove si prende un’evidente ed affilata cresta che in breve porta ai larghi pendii sommitali dominata da un’ampia e facile cresta. Seguendola si raggiunge la vetta a 2140 metri di quota. Da qui si gode un panorama impareggiabile sulla catena alpina e sulla valle. Nelle giornate terse lo sguardo si allunga fino alla pianura padana abbracciando Pinerolo e Torino. Discesa per lo stesso itinerario.

Da Fondo al Monte Lion

(Ciaspole, Valchiusella, 850 m d+, MR)

Prima di raggiungere il comune di Fondo prendere in auto la strada per gli impianti di Palit. Seguirla per poco, fino a un tornante dove si lascia l’auto. Proseguire a piedi su una piccola strada delimitata da una sbarra. Seguire la stradina nel bosco fino a un bivio dove si prende a salire su un percorso a tornanti. Terminata l’area boschiva si lascia il tracciato prendendo a destra in direzione di un’isolata baita. Raggiunta si prende a salire verso sinistra, puntando ai pendii del Monte Lion, si superano ancora alcune piccole baite e si raggiunge infine la cima a 2009 metri di quota.

In alternativa è possibile salire seguendo la strada fino al termine per poi prendere la cresta est del monte e percorrerla fino in cima.

Rientro per lo stesso itinerario.

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2 Commenti

  1. L’escursionismo deve rientrare nelle attività sportive ed il Cai dovrebbe farsi sentire in merito alle limitazioni imposte dai Dpcm covid. Così facendo si potrebbe praticare quando la zona di residenza cambia colore e vira dal giallo all’arancione o peggio al rosso. Inoltre occorre che venga riconosciuto il giustificativo per lo spostamento al di fuori del proprio comune quando quest’ultimo sia privo di montagne o altre zone idonee alla pratica dell’escursionismo. Ovviamente spostamenti per pratica individuale o nucleo familiare.

  2. Scusate ma cosa scrivete in questi articoli? mi fa specie che Michele Chucchi dica che ad Alagna ci sia un metro e mezzo di neve in paese quando non c’è nemmeno al Passo dei Salati a 3000 metri mentre in paese tra un po fioriscono le primule e poi gli impianti di risalita sono assolutamente aperti visto che il Monterosaski è completamente aperto (basta guardare le web cam…)

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