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Monte Saipal. Il Settemila nepalese che ha perso la neve

In un angolo remoto del Nepal occidentale si cela una vetta di circa 7000 metri che sta lasciando perplessi abitanti locali e scienziati. Si tratta del Monte Saipal (7031 m) che, da due anni a questa parte, pare aver perso quasi tutta la neve che ne ricopriva anche in estate la parete Sud. Le immagini della montagna scattate nell’autunno del 2018 e del 2020, che in questi giorni stanno circolando su siti web e mondo social, non necessitano quasi di commento.

L’improvvisa scomparsa della neve

Il mondo urbano è ben distante dal Saipal. Per raggiungere la base della montagna bisogna prendere in successione un volo della durata di un’ora circa da Kathmandu. Affrontare 12 ore di jeep su strade non propriamente comode e infine una settimana di trek fino alla valle di Ranikharka. Fino a qualche anno fa, una volta affrontata questa avventurosa odissea di viaggio, il Saipal era lì ad accogliere i trekker in piena estate con la sua parete Sud ricoperta di ghiaccio e neve.

Come ricorda in una intervista rilasciata al Nepali Times Rajendra Dhami, 41enne che dal 2002 ogni estate si è impegnato nel pascolo delle pecore e nella raccolta dello yarsagumba, noto in Occidente come “fungo medicinale”, al fianco delle popolazioni locali.

“Non mi stancavo mai di osservare il versante ghiacciato di quella meravigliosa montagna. Talvolta, se non c’era molto lavoro da svolgere, ero solito salire al lago glaciale turchese e raggiungere la base di quella parete gigantesca”.

Una immagine che ormai è un ricordo, perché per la prima volta nell’estate del 2017, Dhami si è trovato di fronte una parete totalmente priva di neve. La cosa sconvolgente è che montagne più basse limitrofe, presentassero ancora la loro copertura nevosa. Cosa è successo al Saipal?

I ghiacci himalayani in sofferenza

La situazione si è ripetuta anche quest’anno, nonostante le intense nevicate dell’inverno. L’ipotesi che attualmente risulta più valida è quella del surriscaldamento che sta portando i ghiacciai ad arretrare, al pari del limite delle nevi perenni. E la velocità con cui tali fenomeni si stanno verificando, sostanzialmente in tutto il mondo, sembra essere molto più intensa nelle regioni himalayane che altrove.

In un report diffuso dal Kathmandu-based International Centre for Integrated Mountain Development (ICIMOD) è stato stimato che un terzo dei ghiacci e delle nevi himalayane andranno perduti entro il 2100, qualora l’attuale tasso di scioglimento non rallenti.

E se fosse stata una valanga?

Dhami dal canto suo cerca di scongiurare un simile scenario ipotizzando che una grande valanga abbia portato via tutta la neve accumulata in inverno. La parete Sud del Saipal è infatti molto verticale, caratteristica che rende complesso l’accumulo di neve. Ma al di là del Saipal, quest’anno anche il Machapuchre (6,990m) a Nord di Pokhara, è apparso in estate come una piramide di roccia nera.

Diventa difficile nascondersi dietro un dito e cercare di non legare tali fenomeni al cambiamento climatico. Una recente ricerca condotta sul ghiacciaio Langtang e altri ghiacciai nepalesi, ha dimostrato che l’accumulo sulle vette himalayane di particelle di fuliggine derivanti da inquinamento urbano e incendi a carico di boschi su pendii innevati, possa accelerare lo scioglimento delle nevi del 20%.

Il Saipal in tal senso si trova in una posizione di svantaggio, proprio a Nord del cuore industriale dell’India settentrionale. L’accumulo di inquinanti sulle sue superfici innevate potrebbero innescare una progressiva riduzione dell’effetto albedo, con riduzione della riflessione dei raggi solari e conseguente accumulo di calore e scioglimento.

Un mix di elementi

Sembrerebbe dunque che la perdita di neve sia da associare ad una combinazione di elementi: la verticalità della parete Sud e il surriscaldamento legato all’inquinamento atmosferico. Ecco allora che la teoria di Dhami incontra l’appoggio degli scienziati, che ipotizzano una valanga massiva che avrebbe totalmente privato il Saipal della sua neve.

Una spiegazione a metà perchè, come afferma Sudeep Thakuri, docente di scienze ambientali alla Tribhuvan University, da foto recenti si evince che il Saipal abbia perso, oltre che la neve, anche il ghiaccio da sempre presente sulla parete Sud. “Deve necessariamente essere una combinazione di cambiamento climatico e forti venti in quota”. Nuovi studi cercheranno di chiarire ulteriormente la dinamica.

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