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Chiudere i confini di Province e Regioni? Così si rischia di uccidere la montagna

Non è facile parlare di montagna, nell’Italia che in pochi giorni è ripiombata nell’emergenza e nelle paure del Covid. Nelle metropoli, ma anche nei centri minori, in questi giorni sono all’ordine del giorno i posti-letto negli ospedali (ordinari e in terapia intensiva), e poi i trasporti pubblici e la scuola. Televisioni e giornali dedicano giustamente molto spazio all’affollamento nei centri commerciali e nei locali pubblici, la cosiddetta movida. Questioni serissime e urgenti, che si sta iniziando ad affrontare a colpi di divieti di accesso nel weekend e di coprifuoco notturno.  

Anche la montagna però, merita un po’ di attenzione, sulle Alpi come sull’Appennino. L’ultima ordinanza (la numero 82 del 20 ottobre 2020) di Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, prevede insieme ad altre misure il divieto di spostamento tra una Provincia e l’altra per chi non abbia urgenti motivi di lavoro o sanitari. Ho il massimo rispetto per chi governa la Campania, dove vivono quasi sei milioni di persone, e dove non tutte le strutture sanitarie sembrano adeguate all’emergenza. E dove l’affollamento del centro storico di Napoli, con la sua densità abitativa che non ha eguali in Europa, rende ancora più difficile il problema. Sembra che provvedimenti simili a quelli decisi da Vincenzo De Luca e dalla sua Giunta regionale siano allo studio anche in altre parti d’Italia. E’ possibile che, come nello scorso maggio, il Governo di Giuseppe Conte disponga nuovamente il divieto di attraversare i confini regionali. Non so se questi provvedimenti possano avere una qualche efficacia per combattere il Covid. E’ certo, però, che rischiano di uccidere la montagna.  

Nella scorsa estate, valli e vette di ogni parte d’Italia (ma anche del resto d’Europa) hanno dimostrato di essere degli spazi di vita e di salute fondamentali per tutti. Gli escursionisti non sono “migliori” degli altri esseri umani, e degli affollamenti eccessivi si sono verificati anche ad alta quota. Chi sbaglia dev’essere multato, anche nel nostro piccolo mondo di appassionati dei monti. Ma il segno complessivo è evidente. Se la movida e le metropolitane troppo affollate sono il problema, la montagna è la soluzione, o almeno una parte di essa. 

Certo, i borghi del Cilento, del Matese, del Sannio e delle altre zone montuose della Campania sono diversi da quelli della Valle d’Aosta, della Valtellina e del Trentino. Ma la corsa alla montagna della scorsa estate, che in questo autunno non si è assolutamente fermata, ha avuto degli effetti benefici anche lì. Gli spostamenti verso le valli della Campania dei residenti di Napoli, Caserta e Salerno, che ospitano più del 90% della popolazione regionale, sono stati benefici per la salute di chi li ha effettuati, e per l’economia di quei luoghi. Gli euro spesi da escursionisti e turisti che arrivano da Napoli e dintorni hanno avuto un ruolo fondamentale nella tenuta economica dell’Abruzzo, soprattutto a Roccaraso, a Pescasseroli e nei borghi vicini. Lo stesso vale per il Molise, dove il turismo, prima concentrato sulle spiagge di Termoli, nell’estate del 2020 è cresciuto di oltre il 100%, e si è diretto verso colline e montagne. 

Se milioni di cittadini della Campania non potranno più traversare i confini delle loro Province, e magari anche quello della loro Regione, l’economica della montagna appenninica, rispettosa delle regole anti-Covid, subirà un altro colpo molto duro. Se questa decisione sbagliata verrà presa anche in altre Regioni, temo che non si frenerà la strage causata dalla pandemia, ma si farà una strage di borghi e dei loro abitanti. I divieti di attraversare i confini rischiano di bloccare le migliaia di romani che visitano ogni weekend l’Abruzzo, ma anche le valli dei Monti Sibillini, tra Umbria e Marche. Chiudere il confine della Provincia di Milano darebbe una mazzata alla Valtellina. La Valle d’Aosta, senza piemontesi e lombardi, subirebbe un colpo durissimo. 

Non credo che Vincenzo De Luca e il suo staff lo abbiano fatto apposta. L’ho scritto ai tempi della strage di Rigopiano, mi sembra utile ripeterlo ora. La classe dirigente dell’Italia, sull’Appennino e non solo, semplicemente ignora la montagna e chi ci vive. Ministri e presidenti delle Regioni non prendono quasi mai in considerazione le esigenze delle centinaia di migliaia di italiani che la frequentano con rispetto e passione. Così facendo, creano seri problemi a chi in montagna vive e lavora, e in qualche caso resiste a fatica. 

Il divieto di attraversare i confini delle Province ha avuto un solo precedente, al tempo stesso pericoloso e ridicolo. Nello scorso maggio, mentre l’Italia e gli italiani si rimettevano faticosamente in moto, la Regione Lazio ha vietato gli spostamenti da una Provincia all’altra. Più dell’80% dei residenti del Lazio vive a Roma e dintorni. La scelta della Regione, quindi, ha creato dei danni economici evitabili ai borghi della Ciociaria e del Reatino, che sono stati privati senza un vero motivo della clientela romana. E ha creato affollamenti pericolosi, evitabili e inutili sui sentieri del Monte Autore, del Gennaro e delle altre vette della Provincia di Roma. 

Caro presidente De Luca, caro presidente Zingaretti, caro ministro Speranza, so che in questi giorni avete molto da fare, nell’interesse di noi tutti. Ma potete, per favore, smettere di governare le vostre Regioni e l’Italia guardando solo alle città, ai centri commerciali, alla movida e alle spiagge? L’Italia della montagna esiste, è magnifica, serve alla sopravvivenza di tutti. E non dev’essere sacrificata da provvedimenti sbagliati.       

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7 Commenti

  1. Mi scusi sig. Ardito, ma questo suo articolo non l’ho proprio capito. D’accordo che lei tifa per la montagna, ma come per la montagna esistono un sacco di altre attività che sarebbero penalizzate da una chiusura dei confini regionali o provinciali, anche di più di quelli che sono i paesi d’altura. Non mi pare ci sia in Italia un lago per regione, una torre di Pisa per regione, un Colosseo per regione, una Venezia per regione,… tutti, e tantissimi altri, luoghi che sicuramente verranno privati dai visitatori di altre regioni. Crede che i mercatini natalizi di Bolzano siano frequentati solo da bolzanini? Ha idea di quale indotto provinciale creino queste casette natalizie? Così come il Colosseo, la torre di Pisa… ecc…

    Allora cosa vuole? Che il Governo faccia una deroga per le escursioni in montagna di quattro (cinque con me) escursionisti che si vanno a mangiare il panino nel bar del borgo a 1000mt di quota? Magari senza mascherina visto che stiamo facendo attività sportiva, contagiando quegli anziani signori del bar ma pagandogli il panino?

    Mi pare che l’Italia sia uno dei paesi più montuosi al mondo, quasi l’80% è coperto da montagna o collina: gli escursionisti sapranno comunque dove andare a camminare: anzi, forse l’appennino ne guadagnerà, considerato che il flusso turistico montano generalmente viaggia verso nord, ma questa volta potrebbe fermarsi nelle montagne di casa, anche se un po’ più basse.

    1. Sicuramente tutti i settori turistici sono in pericolo.
      Manuele, se lo spostamento tra province sarà vietato, in montagna ci andrà solo chi ce l’ha dietro casa.
      Non sottovaluterei quei pochi panini in più venduti nel borgo. Possono significare la sopravvivenza del locale. Ma probabilmente lei è un cittadino. Conferma l’idea che ha espresso Ardito. La montagna, spesso, viene dimenticata. Anzi, raramente compresa.

  2. Non siamo proprio capaci di rinunciare a nulla !
    Anche solo per qualche mese.
    E spendiamo denaro per sentirci qualcuno.

    Guardando i dati della pandemia della Korea del sud, del Giappone, ma anche della Nuova Zelanda, mi domando se in quei paesi viva gente più evoluta, o più intelligente, o più rispettosa.
    Forse vi vive gente meno stupida di quella degli altri paesi, dove si danno tante arie..

  3. Sono d’accordo e aggiungo che non hanno alcun senso le limitazioni di movimento e i confini tra nazioni, regioni, province sono solo linee immaginarie tracciate sulle carte. Si combattano quindi gli assembramenti urbani, quelli nei centri commerciali, ma anche quelli agli impianti di risalita in montagna, e si lasci la possibilità agli umani di tornare a quella natura che purtroppo abbiamo deturpato. Concludo precisando che non sono un negazionista, bensi medico specialista in malattie infettive e polmonari e che per curare la tubercolosi nel secolo scorso avevano fatto gli ospedali in montagna (che ora sono in disuso) altro che chiudere le montagne come vogliono fare ora.

  4. Mi pare un articolo poco sensato; TUTTI i settori sono in crisi, non solo la montagna. Peraltro ci sono montagne in tutte le regioni d’Italia.
    Giustamente i politici (buoni o cattivi che siano) hanno cose molto più importanti a cui pensare ora

  5. D’accordissimo con Manuele! La montagna non soffre se per qualche mese i lombardi non vanno in Val d’Aosta o in Trentino. Se ne soffriranno gli impianti da sci non è un grosso problema visto che le due Regioni hanno sempre montagne di soldi per coprire gli buchi enormi economici anche quando c’è flusso di turismo. E non dimentichiamoci cosa successe l’anno scorso alla prima chiusura delle scuole. Via tutti in Val d’Aosta a sciare e lì si ebbero contagi a go-go. Quindi ben vengano le chiusure se necessarie. Le montagne con i suoi borghi e le sue vallate rimangono lì e tra qualche mese i “sopravvissuti” potranno felicemente ritornarci. E per chi fa sci da pista… non farlo per una stagione non morirà certamente, ma di covid se non si muore si può rimane e a lungo, lunghissimo debilitati… E poi, ogni regione ha le sue splendide montagne dove se proprio si vuole si può comunque “fare montagna”… e a un campano andare sulle montagne d’Abruzzo non penso ci pensi proprio…

  6. Trovo che, come detto già da alcuni, sia necessario “combattere” gli assembramenti, non gli spostamenti (che, se fatti con tutte le precauzioni, non comportano nessun problema).
    Poi si può certo rinunciare alla montagna valdostana, in favore di quella lombarda (parlo da lombardo), quando il tempo è bello; quando in Lombardia piove e in Valle d’Aosta splende il sole, la musica cambia.
    Si può anche stare a casa, ma la domanda è: perchè? Cosa cambia se vado in posti dove non ci sono assembramenti?
    Usiamo il cervello…

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