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Il mistero delle cime innevate sul pianeta Plutone

Nel 2015 il pianeta nano Plutone aveva svelato alla sonda della NASA New Horizons le sue vette innevate. Paesaggi decisamente simili a quelli terrestri, mai avvistati prima su altri Pianeti del Sistema Solare. Ad affascinare gli scienziati era stata in particolare la regione equatoriale di Cthulhu, dal nome della creatura immaginaria ideata dallo scrittore statunitense Howard Phillips Lovecraft. Nel corso di 5 anni i ricercatori della NASA hanno approfondito il fenomeno, cercando di comprendere la natura di quel mantello bianco che tanto sembrava neve. I risultati delle ricerche hanno trovato una spiegazione al mistero, portato a concludere che l’apparenza inganna. Il candido manto che ricopre le vette di Plutone non sarebbe classica neve, ma un deposito ricco di metano.

Sembra neve ma non è

Per comprendere meglio il fenomeno bisogna ricordare che il pianeta nano si trovi in un’area del Sistema Solare chiamata Kuiper Belt, ad una distanza media dal Sole pari a quasi 6 miliardi di chilometri, circa 40 volte la distanza tra Sole e Terra. Una condizione che rende Plutone un Pianeta estremamente freddo, con una temperatura in superficie attorno ai -230°C.

L’atmosfera è ricca in metano, azoto e anidride carbonica e, in virtù di tale composizione, la neve è generalmente rossa. Nella regione di Cthulhu, al di sopra dello strato rossastro, si trovano per l’appunto dei depositi bianchi che rendono le vette della regione alquanto terrestri. Per trovare una spiegazione plausibile a tale fenomeno, gli scienziati hanno elaborato delle simulazioni del clima plutonico, arrivando alla conclusione che, alle condizioni atmosferiche e termiche del Pianeta, il metano possa depositarsi in forma di “neve”.

Nel dettaglio, Plutone sarebbe caratterizzato da una inversione termica per cui, salendo in quota, al contrario delle nostre montagne, la temperatura dell’aria tende ad alzarsi. Ma ricordiamo che le sue superfici siano estremamente fredde. Cosa succede dunque: che l’atmosfera più calda vada a toccare le superfici più fredde, raffreddandosi a sua volta. Il metano, che ad alte quote si trova nell’atmosfera ad alta concentrazione, arriva dunque a uno stato di saturazione e ghiaccia sulle vette. A quote più basse la concentrazione del gas non è sufficiente a indurre il medesimo fenomeno.

Studiare climi spaziali per comprendere meglio la Terra

“Questa scoperta ci insegna che ci siano ancora tantissimi processi fisici e dinamici là fuori nello spazio che non conosciamo. E che il clima può essere estremamente diverso da quello terrestre, nonostante l’aspetto similare – ha dichiarato alla CNN Tanguy Bertrand, autore principale dello studio pubblicato di recente sulla rivista scientifica Nature e post-Doc al NASA Ames Research Center in California – . Risulta importante studiare Plutone e altri corpi celesti perché si tratta di laboratori naturali che consentono di esplorare e investigare la diversità dei climi possibili (e la geologia, così come altre scienze planetarie). Informazioni che potrebbero fornirci maggiori prospettive sul nostro clima”. 
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2 Commenti

  1. Articolo scritto bene, solo una precisazione: le unità astronomiche equivalgono alla distanza Terra-Sole, quindi dire che si trova a 39 unità astronomiche ovvero a 40 volte la distanza Terra-Sole è un po’ una contraddizione

    1. Gent.mo Samuele, la ringrazio per l’appunto. E’ una svista da correzioni di bozze, avevo intenzione di eliminare la dicitura delle unità astronomiche, lasciando soltanto i chilometri e la corrispondente distanza Sole-Terra che è più immediata come immagine. Essendo la distanza media Plutone-Sole pari a 39,5 U.A. ero nel dubbio se andare per eccesso o difetto, da cui il 39 e il 40. Provvedo a sistemare il tutto e grazie ancora!

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