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Italia prima al mondo per il riciclaggio di rifiuti pericolosi

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ROMA — L’Italia è leader mondiale nel settore della raccolta e riciclaggio di batterie esauste e altre scorie a base di piombo. Un risultato raggiunto grazie al Cobat, consorzio istituito dal nostro Parlamento, che in 14 anni di attività ha raccolto e fatto riciclare oltre 2 milioni di tonnellate di batterie: messe in fila una dietro l’altra, sarebbero sufficienti a coprire il giro del mondo passando dall’equatore.

Il primato, italiano già da qualche anno, si conferma nel 2005. Durante lo scorso anno sono state raccolte oltre duecentomila tonnellate di batterie esauste: il loro riciclaggio fa risparmiare circa 90 milioni di importazione di piombo al nostro Paese.
 
Il Cobat è fatto da soci privati (tutti gli operatori del settore batterie al piombo, dai produttori ed importatori ai riciclatori), ma svolge un servizio pubblico importantissimo per conto del Parlamento.
 
I risultati di questo originale mix di pubblico-privato sono straordinari. Si calcola che sia arrivato a recuperare quasi la totalità del consumo di batterie al piombo esauste. Un risultato a cui si avvicinano solo altri tre paesi di grandi tradizione ecologica come Danimarca, Norvegia, e Svezia.
 
Con questa dote, il Cobat si conferma come un vero fiore all’occhiello italiano nei confronti della comunità internazionale. L’Italia primeggia a livello internazionale non solo per quanto riguarda le quantità, ma anche per i bassi costi applicati al recupero.
 
E l’attività del Cobat non si ferma al territorio italiano. L’impegno, a livello internazionale, si misura in termini di raccolta fuori dai confini e di sostegno a progetti ambientali come quelli del Comitato Ev-K²-CNR, con cui la collaborazione prosegue da anni.
 
Nel 2002, Giancarlo Morandi – presidente del Cobat e grande appassionato di montagna – guidò la missione ambientalista in Himalaya insieme al responsabile della logistica del Comitato Ev-K²-CNR, la guida alpina Giampietro Verza. Durante la missione, sono stati effettuati recuperi di batterie esauste in alta quota, fino ai cinquemila metri del Laboratorio Piramide.
 
 
Sara Sottocornola

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