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Kilian Jornet Burgada

“Correre è far sì che la mia immaginazione abbia il mezzo per esprimersi e cercare dentro di me”.

Kilian Jornet

C’è chi lo chiama alieno, chi super eroe. Ha superato limiti ritenuti impossibili prima di lui, ridefinendo l’immaginabile e polverizzando sé stesso. È considerato uno degli atleti più forti di tutti i tempi: il suo palmarès mette i brividi e fa sognare il mondo intero. Personalità eclettica, dotato di un talento poliedrico e straordinario, Kilian Jornet i Burgada ha fatto la storia del trail running e dello scialpinismo, bruciando traguardi e alzando ogni volta il livello. Capace di unire magnetismo e curiosità per nuove sfide, ha sempre vissuto al massimo, durante le gare così come nelle sue avventure in giro per il mondo e nella vita privata. Impossibile dimenticare la sua incredibile performance su e giù dal Cervino in meno di tre ore: una forza della natura.

Vita privata

Kilian Jornet nasce a Sabadell, un comune spagnolo della Catalogna, in provincia di Barcellona, il 27 ottobre 1987. Cresce a Cap del Rec, nel comune catalano Lles de Cerdanya, in un rifugio a 2.000 metri di altitudine sui Pirenei gestito dai suoi genitori che, appassionati di sport e di montagna, lo accompagnano già in tenera età a muovere i primi passi in quota. Kilian sostiene che in quel periodo per lui e sua sorella Naila lo sport fosse l’unico divertimento in quei luoghi. Sin da piccolo sviluppa eccezionali doti di resistenza: a tre anni, insieme ai genitori, scala il suo primo tremila, il Picco di Mulleres, a cinque anni il Del Mar e l’Aneto (3.404 m), la più alta montagna dei Pirenei. All’età di sei anni è in cima al Breithorn (4.165 m), il suo primo quattromila. A dieci anni compie la traversata dei Pirenei, a tredici inizia a fare gare di scialpinismo e nel 2004, a diciassette anni, è Campione del Mondo Cadetti nella specialità del Vertical Race. Va a vivere a Font Romeu, paese a 1.800 m di quota, sui Pirenei francesi. Frequenta l’Università di Scienze e Tecniche delle Attività Fisiche e Sportive. Si trasferirà in seguito a Les Houches, vicino a Chamonix. Nel 2006 è alle prese con il primo grave infortunio della sua carriera, la frattura trasversale della rotula, che lo costringe a due operazioni e a fermarsi per tutto l’inverno e parte dell’estate. Poi torna a gareggiare, e a vincere, ovviamente. Attualmente vive a Romsdahl, in Norvegia, con la compagna svedese Emilie Forsberg, eccezionale scialpinista e più volte campionessa europea e mondiale di Skyrunning, e loro figlia Maj.

Realizzazioni 

Il progetto Summits of my Life e l’alpinismo

Da anni il campione spagnolo lavora al progetto “Summits of my life”, iniziato nel 2012 e finanziato attraverso il crowdfunding. L’obbiettivo è battere i record di ascesa sulle principali cime della Terra: Monte Bianco, Cervino, Monte Elbrus, Aconcagua, Denali, Everest. Purtroppo Stéphane Brosse, il compagno di scalata del fuoriclasse, ha perso la vita durante la prima prova, il Mont Blanc Crossing, una traversata del massiccio del Monte Bianco. In seguito al successo dell’impresa sul Grand Teton, negli Stati uniti (12.5 miglia e 7,428 piedi in due ore e 54 minuti) Kilian Jornet torna sul Monte Bianco percorrendo in solitaria la via Innominata (traversata Courmayeur-Chamonix) in sole 8 ore 42 minuti e 57 secondi. Il precedente record di ascesa del Monte Bianco lungo la via normale francese viene polverizzato di tredici minuti l’11 luglio del 2013, con il tempo di 4 ore e 57 minuti. Il 21 agosto del 2013 mette a segno il miglior risultato del mondo di ascesa del Cervino, con 2 ore e 52 minuti, diminuendo quello antecedente di 3 ore e 14 minuti.

Il 7 giugno del 2014 arriva il primato di salita in solitaria sul Denali (6.194 m): 11 ore e 48 minuti cinque ore in meno del precedente. Anche questo record battuto di pochi minuti da Egloff nel 2019 con un tempo di 11 ore e 44 minuti. Il 23 dicembre dello stesso anno, il catalano sale in cima alla montagna più alta del continente americano,l’Aconcagua (6.962m), in 12 ore e 49 secondi, bruciando, ancora una volta, il migliore traguardo esistente. E ancora una volta sarà Karl Egloff a imporre un nuovo record, con un tempo di 11 ore e 52 minuti, nel 2015. Nel 2017 Kilian Jornet sale due volte sull’Everest, nel giro di una settimana. Il 22 maggio completa la scalata in 26 ore e 31 minuti, un buon tempo, ma non direttamente comparabile ai record precedenti, anche per il diverso punto di partenza. Il 27 maggio raggiunge la vetta dopo 17 ore andando questa volta molto vicino alle 16 ore e 45 minuti di Hans Kammerlander del 1996 e le 16 ore e 42 minuti di Christian Stangl del 2006. Nel 2017 raggiunge la vetta del Cho Oyu, impresa che, insieme alle precedenti sull’Everest, susciterà diverse polemiche (rimandiamo al paragrafo curiosità). Nel 2019 il catalano tenta di nuovo di stabilire il record di velocità di ascesa all’Everest, e pur senza riuscire ad arrivare in vetta porta comunque a casa un importante risultato: raggiunge, in solitaria, senza ossigeno e in stile alpino, la quota più alta della stagione (8.300 metri), aprendo una variante della via polacca del 1980.

Palmarès

Tra i suoi innumerevoli successi ricordiamo:

Riconoscimenti

Il 2014, con più di 75.000 voti a favore, Kílian Jornet è stato eletto dai lettori di National Geographic Adventurer of the Year“.

Curiosità

La doppia impresa sull’Everest di Kilian Jornet ha suscitato diversi dubbi: l’atleta, infatti, non ha fornito prove tecnologiche dell’effettivo raggiungimento del Tetto del Mondo, in nessuno dei due casi. Per sostenere la loro tesi, i critici fanno riferimento ai tracciati del suo GPS, che segnano 8.593 metri di quota massima raggiunti nel primo tentativo e gli 8.678 nel secondo. Dati alla mano, non è possibile affermare con certezza che Jornet abbia raggiunto la vetta della montagna più alta della Terra. Smentiscono le sue affermazioni anche un gruppo di alpinisti indiani, composto da Hari Prasad e Sunda Raju, che lo spagnolo ha dichiarato di aver incontrato scendendo dalla vetta durante il primo tentativo, e che però, oltre a negare l’incontro, affermano di non aver trovato tracce o segni del suo passaggio lungo la via e sulla cima. Jornet ha sempre smentito i dubbi sulle imprese. Dan Howitt è il principale scettico delle performance di Jornet sull’Everest così come di quella sul Cho Oyu. La storia del successo di Kilian Jornet su questa montagna era già nata come nebulosa, come ammesso dallo stesso catalano, che aveva dichiarato: “Non sono certo che fosse la cima dato che riuscivo a vedere solo i miei piedi, ma ero in qualche punto lì attorno”. Dichiarazioni contestate, poiché dalle riprese non sembra che ci fosse assenza di visibilità. Inoltre l’alpinista viene additato di aver mentito proprio alla luce delle immagini del video postato da lui stesso, che rivelerebbero che il punto più alto raggiunto fosse a quota 8.050 metri, 150 metri sotto la vetta. Ricordiamo che la salita del Cho Oyu è stata convalidata dall’Himalayan Database.

Libri

Film

“Non sappiamo se la troveremo, ma andremo alla ricerca della felicità”.

Kilian Jornet

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