AlpinismoAlta quota

Piolet d’Or 2020: ecco i nomi dei vincitori

La Giuria dei Piolet d’Or, il più prestigioso riconoscimento cui ogni scalatore possa ambire, ha finalmente decretato i vincitori dell’edizione 2020, protagonisti delle avventure alpinistiche più significative del 2019. Giurati di tutto rispetto quali Gerlinde Kaltenbrunner, Hélias Millerioux, Aleš Česen e Victor Saunders. Di fronte all’incertezza sull’edizione 2021, al momento in forse a causa dello stop forzato dal COVID nelle attività alpinistiche in tutto il mondo, andiamo intanto a scoprire i nomi dei vincitori e rivivere le loro imprese.

Chamlang (7321m) – Marek Holeček e Zdeněk Hák

I cechi Marek Holeček e Zdeněk Hák conquistano l’Oscar dell’alpinismo con la prima salita della parete Nord Ovest del Chamlang, nella regione nepalese del Mahalangur Himal. Una vetta adocchiata dai due già nel 2001, divenuta sogno. Nel corso degli anni sono stati in tanti a puntare quella parete apparentemente inviolabile. Nella primavera del 2019 Holeček and Hák sono riusciti nell’impresa, nonostante le scarse condizioni di innevamento e il diffuso ghiaccio duro. Dopo una notte in bivacco a 5300 metri hanno puntato in maniera più o meno diretta alla vetta, fermandosi il quarto giorno di salita lungo la cresta Est a soli 80 metri dalla cima per una seconda notte in bivacco. Il 21 maggio 2019, toccata la vetta, hanno cercato di affrontare la via dei Giapponesi sulla cresta sud. Una scelta più complessa delle aspettative. Dopo due notti in bivacco, senza cibo, a fatica sono tornati a valle. Al di là di questi imprevisti sul finale, la spedizione è stata un successo. La nuova via è stata ribattezzata “UFO line”, come tributo a Reinhold Messner e Doug Scott che nel 1981, insieme agli Sherpa Ang Dorje e Pasang, furono i primi a salire il versante nord del Chamlang, raggiungendo una delle vette centrali del massiccio.

Tengi Ragi Tau (6938m) – Alan Rousseau e Tino Villanueva

Anche per Alain Rousseau e Tino Villanueva, il sogno di salire la vetta che li ha portati quest’anno al Piolet d’Or, risale a qualche anno fa. Nel 2012, quando i due condussero la prima spedizione insieme in Himalaya. Occasione durante la quale realizzarono la prima salita del Langmoche Ri, sulla cresta nord del Tengi Ragi Tau, nella regione nepalese del Rolwaling Himal. Di fronte alla magnificenza della parete Ovest del Tengi Ragi Tau, decisero di ritornare nel 2014. Obiettivo: tentare una via diretta alla vetta. Riuscirono a raggiungere circa i 6500 metri, in condizioni meteo di gran lunga lontane dalla perfezione.

Nel 2019 i due americani hanno deciso di fare un secondo tentativo. Superato il Tashi Laptsa pass e campeggiato sul Drolambo Glacier, hanno iniziato la salita dei primi tiri in dry-tooling per accedere alla parte innevata della parete. Con 3 bivacchi hanno toccato la vetta. Anche per loro la discesa si è rivelata più ostile del previsto, lungo la medesima via di salita. Della loro impresa verrà premiato non solo l’alto valore della via aperta lungo una delle pareti vergini del Rolwaling, ma anche la loro perseveranza. La loro ascesa ha rappresentato la seconda in assoluto della montagna, nonché la prima in stile alpino.

Link Sar (7041m) – Mark Richey, Steve Swenson, Chris Wright e Graham Zimmerman

Dal Nepal ci spostiamo nella regione orientale del Karakorum, in Pakistan, sul Link Sar. Una vetta che ha visto almeno 8 tentativi di salita prima del successo del 2019 a firma di Mark Richey, Steve Swenson, Chris Wright e Graham Zimmerman. Una montagna complicata, non tanto o non solo in termini tecnici ma anche per la situazione delicata al confine tra India e Pakistan, dove il persistere di conflitti determina ingenti difficoltà di ottenimento di permessi di salita.

Del team 2019, Steve Swenson è stato il primo a puntare il Link Sar, nel 2001. Insieme a un gruppo di alpinisti americani. Nel 2017 si è unito a Chris Wright e Graham Zimmerman. Dopo aver identificato una linea papabile per la vetta, sono tornati nel 2019 con Mark Richey di rinforzo. Sono stati necessari sei giorni dal campo base avanzato per raggiungere quota 7041m. Comprese 36 ore di tormenta senza fine. Il giorno della vetta, per non farsi mancare nulla, hanno dovuto affrontare una valanga che ha causato la caduta per una quarantina di metri del capospedizione Swenson. La discesa, dalla medesima via, è stata piuttosto rapida. In due giorni erano alla base con in tasca un epico successo.

Rakaposhi (7788m) – Kazuya Hiraide e Kenro Nakajima

L’ultima salita premiata con il Piolet d’Or 2020 ci porta nella regione pakistana di Hunza. Un’area ricca di montagne impressionanti, che per poco non toccano gli 8000m. Il Rakaposhi, con i suoi 7788m, rientra in tale categoria. La prima salita risale al 1958, lungo una via che attraversa la cresta Sud Ovest. Il versante meridionale della montagna, che conduce alla cresta Sud Est, è stato osservato da tanti ma mai sfiorato da alcun alpinista, a causa della difficoltà di identificazione di una via di salita. Fino al 2019, quando i giapponesi Kazuya Hiraide e Kenro Nakajima, partendo dal campo base a 3660m, hanno effettuato un primo giro di ricognizione, per acclimatarsi, fino a 6100m, confermando che una potenziale via di salita esistesse.

In tre giorni, affrontando strenuamente la neve soffice, hanno toccato quota 6800m sulla cresta Sud Est. Dopo due giorni di stallo a causa del maltempo, hanno puntato dritti alla vetta, tornando al campo a 6800m in giornata. Il giorno successivo, ripercorrendo la medesima linea a ritroso, si sono portati nuovamente al CB. La via non risulta estremamente complessa a livello tecnico, ma parliamo di 4000 metri di lunghezza lungo una delle vette raramente attenzionate dagli alpinisti.

Premiazione a Ladek

La cerimonia di premiazione si svolgerà ancora una volta nell’ambito del Ladek Mountain Film Festival in Polonia, in programma dall’11 al 22 settembre 2020. Accanto ai quattro team vincitori, grande protagonista sarà Catherine Destivelle, prima donna a vincere il Piolet d’Or 2020 alla carriera.

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3 Commenti

  1. Che “mountaineering” viene fatto al giorno d’oggi !
    E’ bello leggere di salite come queste, che direi “fuori dal mondo” che conosciamo.
    Sono avventure totali, con metodi e mezzi moderni.
    Inventiva a tutto campo !

  2. Sicuramente sono le salite più importanti del 2019. Quello che mi lascia perplesso è che non abbiamo incluso anche la salita dei russi sullo Jannu. E’ vero che non hanno raggiunto la vetta ma la parete est l’hanno scalata tutta e la quota raggiunta è seconda solo al Rakaposhi tra quelle vincitrici.

    1. La vetta per un certo pensiero è molto importante.
      Spero non cambi.

      Ruissi su Jannu, latok 1…. grandi salite senza vetta

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