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“Nordwand”, la tragedia del luglio 1936 sulla Nord dell’Eiger

Il 18 luglio 1936 Toni Kurz, Andi Hinterstoisser, Edi Rainer e Willy Angerer intraprendevano il loro tentativo di salita lungo l’indomabile parete Nord dell’Eiger (3967 m). Una sfida all’impossibile, trasformatasi in una delle tragedie più note della storia dell’alpinismo, ripercorsa nel documentario di Philipp Stölzl che vi presentiamo nell’appuntamento Mountain and Chill di oggi: “North Face – Una storia vera”. Titolo originale: “Nordwand” (121′, 2008). Pellicola disponibile in versione integrale sulle piattaforme streaming Rakuten tv e Chili.

“Nordwand” racconta la spedizione di Kurz e compagni alla conquista dell’ “ultimo problema delle Alpi” – come veniva definita la parete nord della vetta svizzera dalla propaganda nazista – senza tralasciare riflessioni sulla situazione socio-politica della Germania del 1936.

Il sogno e la tragedia

Toni Kurz e Andi Hinterstoisser, giovani militari del Terzo Reich in servizio nel 100° Jäger-Regiment tedesco, hanno piena coscienza che il successo sull’Eiger potrebbe portare loro una medaglia d’oro olimpica. Oltre ad essere osannati come eroi del Reich. La passione per la montagna si mescola dunque al desiderio di lasciare un segno nella storia e decidono di sfidare quella che le leggende popolari descrivono come “montagna dell’orco”. Un custode implacabile dell’inviolabilità della vetta, pronto a inghiottire chiunque osi avventurarsi tra le sue pareti rocciose. A seguire le loro gesta in parete è presente uno stuolo di giornalisti, tra cui Luise, ex fidanzata di Kurz.

I due alpinisti tedeschi si uniscono alla cordata degli austriaci Rainer e Angerer. La notte del 18 luglio i quattro iniziano l’ascesa. I rischi da affrontare sono ben noti e così elevati da portare il comitato alpino svizzero a diramare un comunicato in cui si informano i soccorritori di non doversi sentirsi in dovere di prestare aiuto in parete in caso di difficoltà. Il gruppo avanza tenacemente, superando i tratti più ostili, come il muro di roccia strapiombante a un terzo della parete affrontato da Andi in quella che verrà ricordata come la epica “traversata Hinterstoisser”. Una vittoria contro la montagna che segnerà però anche la condanna dei quattro giovani, quando Andi tirerà via la corda dalla placca, eliminando ogni possibilità di ritorno. Neanche si soffermano su un simile errore, vedono solo la vetta. La inseguono, ma il fato è in agguato.

Il primo segnale della tragedia che sta per scatenarsi è dato da una scarica di pietre che colpisce Angerer. L’austriaco, nonostante sia ferito, vuole proseguire ma appare disorientato. Dopo una notte in bivacco il gruppo, anche su valutazione del meteo inclemente, decide di iniziare la discesa. L’errore di Hinterstoisser impedisce di ridiscendere dalla medesima via, pertanto scelgono un percorso più diretto, ideale per valanghe e scariche di pietre. Mentre si apprestano ad affrontare la discesa in corda doppia, vengono investiti da una slavina. Andi viene travolto dalla neve e trascinato per decine di metri, catapultato ai piedi della parete, dove verrà trovato morto giorni dopo. Angerer muore impattando contro il ghiaccio. Rainer soffocato dalla corda che lo lega al compagno. Kurz è l’unico sopravvissuto.

Inizia a chiedere aiuto. La sua voce raggiunge il cantoniere del treno della Jungfrau, Albert von Allmen. Immediatamente scatta l’allarme e sul posto si precipita una squadra di soccorso composta da tre uomini. Il trio arriva a un centinaio di metri da Toni, dove vento e visibilità ridotta arrestano l’avanzata. Attendono 24 ore e ritentano un avvicinamento. Kurz ha gli arti quasi congelati ma è ancora vivo. Il team di soccorso arriva a 40 metri ma non riesce a raggiungerlo. Unica possibilità è che sia lui stesso a collaborare. Nonostante un braccio assiderato lavora con i soccorritori per legare due funi e iniziare la discesa. Poco dopo, raggiunto il punto di unione tra le due corde, resta però bloccato da un nodo troppo grande per il suo moschettone. La squadra di soccorso lo incita a non mollare ma ormai è demoralizzato, oltre che privo di forze. Decide allora di alzare bandiera bianca, urlando “Ich kann nicht mehr” (“Non ne posso più”) per poi lasciarsi morire.

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Un commento

  1. Vidi il film anni fa in uscita in originale perche’ per puro caso mi trovavo in Germania in quel periodo. E’ un discreto film, ma la storia originale e’ stata molto romanzata, aggiungendo una sottotrama sulla fidanzata di Kurz completamente inventata. Inoltre nel racconto della scalata vengono inseriti alcuni eventi (come la perdita dei ramponi, il ritrovamento di un corpo e un secondo incidente ad Angerer) che non sono mai avvenuti, solo per drammatizzare ulteriormente la storia. E’ invece molto accurata la descrizione della situazione politico-alpinistica dell’epoca. Bellissima l’interpretazione di Ulrich Tukur, grandissimo attore tedesco purtroppo poco conosciuto in Italia, nei panni del giornalista di propaganda Aarau.

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