Cronaca

Addio a Ezio Bosso. Il ricordo delle sue melodie tra le vette delle Dolomiti

Si è spento oggi all’età di 48 anni Ezio Bosso. Geniale pianista, compositore, direttore d’orchestra ma anche ammaliante divulgatore. “La musica mi ha dato il dono dell’ubiquità”, affermava il Maestro. E oggi non possiamo che concordare con tale pensiero, di fronte alle note immortali che ha lasciato in eredità al mondo. Note che ha saputo portare in alto fin sulle vette delle Dolomiti. Un’emozione unica quella provata da chi, all’alba del 13 luglio 2013 era ad assistere ad una grandiosa performance di Bosso nell’ambito della manifestazione “I suoni delle Dolomiti”, accompagnato dai violoncellisti dell’Italian Cello Consort, sul Col Margherita, in Val di Fassa.

Le vette alpine risuonarono della melodia di una composizione dal titolo emblematico di “Six Breaths”. Una esplorazione musicale del respiro in ogni suo significato. Dal sospiro all’affanno della corsa. Ve lo riproponiamo qui oggi per emozionarci insieme.

La sua esperienza musicale a “I suoni delle Dolomiti” è confluita anche in progetto che ha dato vita a un disco “Symphony No. 2 “Under the Trees’ Voices”. Una sinfonia dedicata alle foreste dove nascono gli Stradivari e che si ispira al misterioso intreccio fra l’uomo, gli alberi e la musica.

Un rapporto quello con il Trentino e i Monti Pallidi che Bosso ha espresso nell’amicizia e collaborazione artistica di Bosso con il coro della Sosat e nella sua vicinanza con la Val di Fiemme, la cui comunità gli aveva regalato nel 2010 un abete rosso “che ad oggi ha 260 anni e continuerà a fare del bene a lungo dopo la mia dipartita” raccontava il musicista in un’intervista al quotidiano Il Trentino.

Durante la quarantena, in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera lo scorso 17 aprile, Bosso aveva raccontato cosa sognava di fare una volta finito il lockdown: “La prima cosa che farò è mettermi al sole. La seconda sarà abbracciare un albero“.

La vita

Nato a Torino il 13 settembre 1971, Bosso si avvicina in giovane età alla musica, anche grazie all’influenza di alcuni familiari appassionati, tra cui il fratello musicista. A 16 anni è già su un palco in Francia per esibirsi da solista. Di lì a poco inizia a girare l’Europa, collaborando con varie orchestre. Una svolta nella sua carriera viene segnata dall’incontro con il contrabassista viennese Ludwig Streicher, che lo stimola a studiare “Composizione e Direzione d’orchestra” all’Accademia di Vienna.

Nel 2011 la sua vita ha una battuta d’arresto, a causa della diagnosi di un tumore al cervello. Ezio viene operato con successo ma poco dopo ecco giungere una nuova diagnosi di una malattia neurodegenerativa. Una condizione che avrebbe portato in molti ad abbandonare la nave. Ma lui prosegue imperterrito e con il sorriso sulle labbra a comporre e dirigere. Fino al 2019, quando la patologia si aggrava, costringendolo ad un inevitabile stop alla sua attività musicale.

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Un commento

  1. Ezio Bosso è stato protagonista il primo maggio 2004 di una memorabile inaugurazione dell’allora Festival Internazionale Film della Montagna, dell’Esplorazione e dell’Avventura «Città di Trento» numero 52, si chiamava ancora così. Lo avevamo chiamato assieme al violinista Giacomo Agazzini e a Stefano Genovese al pianoforte e a svariate diavolerie elettroniche. Si erano inventati una colonna sonora scoppiettante – che li aveva impegnati mesi – per il meraviglioso “Grass: a Nation’s Battle for Life” di Schoedsack (che nel 1933 girerà il primo “King Kong”). Fu uno spettacolo straordinario, una serata memorabile di cui non resta purtroppo traccia, con un bel pezzo di Auditorium Santa Chiara vuoto e i loro nomi appeba citati il giorno dopo sui quotidiani trentini: ma Bosso non era ancora il fenomeno mediatico che diventerà, ahilui, solo dopo la malattia.

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