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Mirella Tenderini sull’editoria di montagna: “Sono cambiate le esigenze dei lettori”

A oggi la pandemia di Coronavirus ha avuto impatti su tutti i settori economici nazionali e internazionali, anche su quelli culturali. I musei risultato ancora chiusi, festival e momenti di incontro annullati o posticipati a data da destinarsi. Le librerie sono invece ripartire da qualche giorno ma, come tutti, sono molto provate dai due lunghi mesi di chiusura. Tirare su le serrande è pur sempre un primo messaggio di rinascita, di voglia di ricominciare e di farlo con della cultura materiale, che rimane, che si può trasmettere di generazione in generazione.

Il Coronavirus ci offre l’opportunità di parlare di libri e di editoria, ma bisogna essere onesti e ammettere che le pubblicazioni di montagna sono cambiate già da tempo. I titoli e le quantità non sono più gli stessi di una ventina di anni fa. Oggi si pubblica molto di più, ma con finalità differenti rispetto agli anni Ottanta o Novanta. Abbiamo parlato di tutto questo con Mirella Tenderini, per molti anni corrispondente per la rivista Mountain e per l’italiana Alp. Negli anni si è poi occupata della creazione e gestione di collane dedicate alla letteratura di montagna come “I Cristalli”, oppure la famosa “I Licheni”. Oggi segue invece la collana “Oltre Confine” per Alpine Studio editore.

Mirella, come immagini possa cambiare l’editoria di montagna a causa del Coronavirus?

“Non saprei. Sono anche io in attesa di vedere come potrebbero andare le cose. Ho alcuni miei libri che dovrebbero essere in pubblicazione, ma ora è tutto fermo. Non saprei nemmeno valutare se può aver senso pubblicare o meno adesso.”

Cosa pensi di questo periodo sospeso che abbiamo vissuto e che, in parte, continuiamo a vivere?

“Abbiamo avuto il tempo di sederci e tirare il fiato, di guardare con calma il computer o di leggere. In molti hanno acquistato e letto libri. Adesso lo si è fatto per necessità. Bisogna però vedere come evolverà dopo.”  

L’editoria di montagna non è certo cambiata con il Coronavirus. Oggi si pubblicano titoli e contenuti completamente diversi rispetto a venti o trenta anni fa. Tu cosa ne pensi?

“Oggigiorno si pubblica una gran quantità di libri, ma con poca sostanza. Non voglio criticarli e non penso che siano libri inferiori o di minor valore. Valgono molto, ma sono una cosa diversa dal libro a cui eravamo abituati. Testi in cui l’autore anche parlando di se dava spazio alle montagne, alla loro storia. Oggi è più facile trovare un elenco di realizzazioni e poco altro.”

Forse sono anche cambiati i gusti dei lettori…

“Certo, lo penso anche io. Con gli anni l’alpinismo è diventato una pratica molto più diffusa di quanto fosse in passato. Oggi è una disciplina alla portata di tutti quanti vogliano provare, per questo anche il libro di montagna è cambiato. È un testo per appassionati e praticanti, non esiste più la necessità di renderlo piacevole a chi di montagna non vuol saper nulla.

Sono cambiate le esigenze: da appassionato di alpinismo o arrampicata acquisto un libro che mi racconti come il protagonista ha scalato una montagna o affrontato una via.”

Il Trento Film Festival è stato per ora rimandato. Presentazioni, letture e momenti di incontro sono stati cancellati. Questo può incidere sul successo dei nuovi volumi in uscita?

“Eventi come il Trento Film festival sono nati per diffondere la cultura cinematografica. I libri, nel corso degli anni, hanno acquisito un ruolo importante nella manifestazione. Di certo un volume che non passa per il Film Festival è meno in vista.

Penso sia un grande peccato e una grande perdita non poter dialogare attorno a un libro.”

Pensi che il digitale possa essere una soluzione?

“Non del tutto. I social sono un utile strumento di diffusione. Sono utili a far conoscere i libri e anche la storia delle montagne. I volumi in formato digitale hanno una grande convenienza, non solo di costo, ma di utilizzo. Li hai sempre sotto mano. Il volume cartaceo ha una sua essenza che va mantenuta. Materialmente ci si sente bene quando si è contornati dai libri, a casa mia reggono il soffitto.

Sono convinta che, qualunque cosa accada, i libri continueranno a esistere.”

Torneremo, prima o poi, alla letteratura di un tempo?

“Ci può essere la richiesta di titoli diversi da parte di chi l’alpinismo lo conosce, lo pratica e magari vuole leggere qualcosa che si discosti dal mero racconto dell’ascensione.

Onestamente non so rispondere, vedremo con il tempo.”

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Un commento

  1. Io sono sempre stato convinto che se il libro è interessante il lettore lo compra.
    Ottimo è il lavoro che sta compiendo la casa editrice Alpine studio con la collana “Oltre confine” proponendo libri di alpinisti famosi (soprattutto inglesi) tradotti. Sarebbe interessante tradurre anche testi noti di eventi importanti (quali ad esempio i libri delle prime spedizioni all’Everest).
    Pessima idea, a mio avviso, quando, in un libro di montagna, anzichè le storie, si cerca la letteratura.
    Inoltre, un editore intelligente, incentiva un buon prodotto andando a cercare/scovare storie interessanti.
    Ad esempio so che Gabarrou vuole scrivere la sua autobiografia. Non venitemi a dire che non ha storie interessanti da raccontare e, se anche non scrive con i lirismi di un Guido Rey, francamente a me interessa la sostanza. Inoltre so che c’è un progetto interessante per scrivere la biografia di Giancarlo Grassi; anche per questo vale l’osservazione di cui sopra. Insomma, editori coraggiosi fatevi avanti.

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