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Primi giorni di libertà. Cronache e problemi nelle prime ore della Fase 2 sui sentieri

Le ragazze dell’Abruzzo non perdono tempo. La mattina di lunedì 4 maggio Eleonora D’Angelo e Sara Storione, entrambe alpiniste, sono partite in bici da casa, poi hanno affrontato di buon passo i 1500 metri di dislivello che sentiero che porta in cima al Velino. Quando hanno postato su Facebook l’immagine dell’alba vista dai 2487 metri della cima erano le 6.14 del mattino. Qualche minuto dopo le 9, Sara ed Eleonora erano ai rispettivi posti di lavoro. “Non ne potevo più di star ferma” sorride al telefono Sara Storione. 

Mentre le due alpiniste marsicane scendevano dal Velino, cinque o seicento chilometri in linea d’aria più a nord un camminatore famoso usciva da casa in Val Camonica. Franco Michieli, ideatore di trekking, scrittore, garante di Mountain Wilderness, vive a Bienno, ai piedi dei contrafforti dell’Adamello. Ho affrontato direttamente i pendii sopra a casa, salendo poi per un canalone inciso dalle valanghe” racconta Franco. “Dalla cima del Monte Alta Guardia, 2226 metri, ho continuato per cresta con altri saliscendi. Quando sono tornato a casa avevo nelle gambe 2100 metri di dislivello. E la sera ho aggiunto una lunga camminata con il cane”. 

Lunedì 4 maggio, il primo giorno dell’annunciata (e temuta) Fase 2, è stato un momento importante per gli escursionisti e gli alpinisti italiani. Molti, proprio quel giorno, sono dovuti tornare in ufficio o in fabbrica. Tanti altri hanno continuato a lavorare in aziende aperte anche nei giorni precedenti, o con il telelavoro. Chi ha potuto, e sono stati in migliaia, ha approfittato della giornata di primavera e delle nuove regole per camminare o scalare. La festa è proseguita anche martedì 5. Non è stato un assalto, ma un ritorno responsabile e ordinato.

Eravamo preoccupati, invece è stato tutto tranquillo. Alle Terme di Valdieri, all’inizio dei sentieri, i guardaparco hanno contato una trentina di auto, altre 5 o 6 erano all’inizio dell’itinerario di scialpinismo verso Cima Ghiliè” spiega Nanni Villani, responsabile Comunicazione delle Aree protette delle Alpi Marittime, nel Cuneese.   

A rendere difficili le cose, e a far rischiare qualche multa, sono state le regole diverse da Regione a Regione, spesso inutilmente complicate, e che in molti casi non fanno esplicitamente riferimento alle escursioni e alla montagna. In Sardegna l’attività motoria può essere compiuta solo nel territorio comunale, nel Lazio, in Liguria e in Emilia-Romagna, come ovviamente in Alto Adige e in Trentino, solo a livello provinciale” spiega l’utilissimo (e continuamente aggiornato) promemoria curato da Gian Paolo Boscariol per il CAI e il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali. L’Abruzzo, la Basilicata, il Friuli-Venezia Giulia, le Marche, la Toscana, la Valle d’Aosta e il Veneto hanno richiamato l’applicazione nell’ambito del territorio regionale. Calabria e Sicilia hanno disciplinato l’attività sportiva ma non quella motoria” prosegue il documento. Al 4 maggio l’Umbria, la Puglia, il Piemonte, il Molise e la Lombardia non hanno emesso provvedimenti. In queste Regioni, in mancanza di disposizioni restrittive, vale l’ambito regionale indicato dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri”. 

In qualche caso, anche i Comuni sono intervenuti per ridurre lo spazio per praticare la montagna. Quello di Lecco, seguito dai suoi vicini, ha permesso di raggiungere i sentieri solo partendo a piedi da casa, e solo da parte dei residenti. Prima di partire occorre verificare bene la situazione.   

Cercare le contraddizioni e gli errori nei provvedimenti regionali è fin troppo facile, e potrebbe riempire pagine e pagine. Sorprende vedere che la legge più restrittiva è in Sardegna, una delle regioni meno colpite dal COVID-19. Addolora vedere che le esigenze di cacciatori, pescatori, escursionisti a cavallo e tanti altri vengono considerate quasi ovunque più importanti di quelle dei liberi (e numerosi) frequentatori dei monti. Nel Lazio, dove l’80% dei residenti vive a Roma e dintorni, consentire di camminare solo nella propria Provincia significa voler creare volontariamente assembramenti sui sentieri che portano alle cime più amate, dal Monte Gennaro al Semprevisa e al Monte Autore. 

Nelle tre Regioni che hanno adottato questa soluzione, è facile ricordare che i confini tra le Province (ma non erano state abolite?) sono segnati raramente sulle strade e mai lungo i sentieri, e non vengono indicati da navigatori e GPS. In molte zone, si rischiano pesanti multe causate da errori. 

Altri “buchi” delle norme nazionali, che speriamo vengano migliorate dal prossimo 18 maggio, riguardano i lavoratori della montagna. “Il 4 mi sarebbe piaciuto andare a camminare o in bici, invece ho dovuto lavorare nell’interesse di circa 2000 professionisti” spiega Pietro Giglio, valdostano, presidente delle guide alpine e degli accompagnatori di media montagna italiani. Sono state sbloccate le attività ludiche in montagna, ed è un bene. Ma il codice ATECO vieta alle guide di lavorare, e questo non è giusto. Sto scrivendo ancora una volta alla mia Regione e al Governo per cambiare questo stato di cose”. 

In Trentino, come nel vicino Alto Adige, i sentieri sono stati aperti qualche giorno prima che nel resto d’Italia, ma è ancora obbligatorio partire a piedi da casa” spiega Paolo Scarian, falegname di Panchià in Val di Fiemme, grande esperto dei lupi e degli orsi (a iniziare da M49) delle Dolomiti. Sabato scorso sono partito da casa, sono salito ai 2000 metri del Cornòn. C’era tanta gente sui sentieri, tutti erano pronti a fermarsi e a scansarsi per evitare degli incontri pericolosi. Accanto al sentiero, tra i pini, ho visto e fotografato degli escrementi di lupo. Il predatore è tornato, ed è un’ottima notizia” continua.    

Racconta buone notizie anche Andrea Greci, escursionista, giornalista e autore di guide di Parma, che ha camminato sia il 4 sia il 5 maggio. “Entrambi i giorni ho scelto delle mete poco note. Lunedì sono andato verso il Passo del Bocco, ho camminato per più di cinque ore da solo” racconta. Martedì sono andato sulla Francigena, per esplorare la nuova, bellissima variante nei pressi di Fornovo di Taro. C’erano tanti ciclisti sulle strade, c’era poca gente sui sentieri. Mi ha fatto piacere scoprire gli operai del Comune di Medesano al lavoro sulla segnaletica” conclude Andrea. 

I sentieri, come le pareti e le vette, possono dare un contributo importante al benessere di ciascuno di noi e all’economia dell’Italia. Mentre le Regioni continuano a fare leggi e ordinanze pasticciate, altri enti pubblici se ne stanno finalmente accorgendo. E’ un’altra buona notizia, che arriva da questi due giorni di festa. 

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