Libri

L’Himalaya in tre libri essenziali

La sua è la firma più prestigiosa della montagna italiana. Per anni ha diretto la Rivista della Montagna e come esperto ha collaborato (e collabora tutt’ora) con il Museo Nazionale della Montagna di Torino. Stiamo parlando di Roberto Mantovani, giornalista e storico dell’alpinismo europeo ed extraeuropeo. Nella sua carriera, fino a oggi, ha prodotto circa 25 libri per alcuni degli editori più importanti del panorama italiano.

Ha curato, per tre edizioni, l’intera sezione alpinistica della grande enciclopedia La Montagna (DeAgostini). Per anni è stato collaboratore fisso della trasmissione TGR Montagne di Rai2. Ci sarebbe molto altro da dire su Roberto, sempre disponibile e umile, ancora appassionato nonostante i tanti anni di carriera. Sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e di approfondimenti che gli permettano di comprendere in maniera più chiara e definita gli accadimenti delle terre alte. I suoi libri sono tutti meritevoli, sono la base per chi vuole iniziare a conoscere da un punto di vista storico e giornalistico le montagne del mondo. Il Duca dell’Avventura, scritto a quattro mani con Reinhold Messner, è forse uno dei libri più belli per qualità dei testi e foto. Ma non è l’unico, tra i tanti spiccano tre volumi in grande formato dedicati al mondo dell’Himalaya.

Enigma Himalaya (scritto con Kurt Diemberger)

Un piccolo capolavoro, in grande formato. Uno dei libri più belli e affascinanti sul mondo himalayano. Certo, non è il volume da leggere prima di addormentarsi, ma quello da consultare per scoprire la storia di quelle terre lontane. Il testo racconta la straordinaria storia della scoperta dell’Himalaya, della sua esplorazione geografico-scientifica, del confronto geopolitico tra la Russia zarista e l’Impero Britannico, delle imprese alpinistiche che ne hanno fatto uno dei luoghi simbolo dell’avventura umana. Dalle prime esplorazioni compiute dalle popolazioni indigene fino al Great Game, la guerra di spie tra britannici e russi per il controllo dell’Asia centrale, topografi, esploratori sotto mentite spoglie (i famosi pundits asiatici addestrati dai britannici) e viaggiatori si sono avventurati in quell’immensa barriera montuosa tra India e Asia.

Dai primi alpinisti di fine Ottocento che inaugurarono un fecondo periodo di esplorazioni, si arriva agli anni Cinquanta del secolo scorso, quando tra il 1950 e il 1964 vennero scalate tutte le 14 vette degli Ottomila.

Se volete andare oltre la mera cronistoria delle scalate alpinistiche questo è il libro che fa per voi.

K2. Una sfida ai confini del cielo (scritto con Kurt Diemberger)

Dalla sua scoperta ai giorni nostri Mantovani e Diemberger ripercorrono i passi più importanti dell’uomo sulla piramide del K2.

“Un cono quasi perfetto, incredibilmente alto”, una montagna talmente bella da togliere il fiato, al punto che il colonnello Francis Younghusband, il primo europeo a valicare il Vecchio Passo Mustagh nel 1887, rimase letteralmente impietrito di fronte a quell’apparizione improvvisa, quasi irreale. Oggi il K2, la più alta vetta del Karakorum, continua ad ammaliare generazioni di alpinisti. Sulle sue pendici si sono consumate lotte titaniche per il raggiungimento della vetta, si sono infranti i sogni di grandi spedizioni e di piccole équipe, ma sono state anche tracciate vie di rara bellezza e spesso di notevole lunghezza. Grazie a immagini spettacolari e attraverso gli emozionanti racconti degli alpinisti, il volume ripercorre le grandi imprese che hanno portato l’uomo sulla seconda vetta del mondo: dalla leggendaria spedizione di Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi, che si concluse a 6000 metri di quota, all’eroica e memorabile conquista compiuta nel 1954 da Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, membri della spedizione di Ardito Desio, sino alle ultime ascensioni del nuovo secolo.

Everest. Storia del gigante himalayano

La storia alpinistica della più alta montagna della Terra raccontata attraverso una moltitudine di fotografie e testi ben curati. Le sfide lanciate dall’uomo al colosso himalayano: dalle spedizioni degli anni Venti, che offrirono i primi tributi di sangue a questa divinità delle nevi, ai tentativi che portarono in vetta nel 1953 Hillary e Norgay fino al “turismo d’alta quota” che oggi accalca sulle sue pendici cordate di alpinisti di ogni nazionalità.

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