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Riaprire sentieri e pareti, con le guide alpine e gli accompagnatori di media montagna

Intervista a Giampiero Di Federico

In Abruzzo qualcosa si muove. Nei giorni scorsi la Regione ha iniziato ad allentare i limiti per gli spostamenti, e a autorizzato i proprietari degli stabilimenti balneari a lavorare per riaprire le spiagge. 

Per la montagna non ci sono stati ancora provvedimenti, ma ha fatto discutere la proposta di Giampiero Di Federico, avanzata con una intervista al Messaggero e con interventi al TG Regionale della RAI e su Rete 8, la più importante televisione privata dell’Abruzzo. 

Iniziare a riaprire i sentieri e le pareti è possibile” spiega Di Federico. “In una prima fase, si può pensare a consentire escursioni e uscite in falesia insieme alle guide alpine e agli accompagnatori di media montagna. Siamo abituati a vigilare sulla sicurezza dei clienti, lo possiamo fare anche nelle condizioni di oggi”. 

Tra gli appassionati di montagna, la proposta ha suscitato molto interesse e alcune critiche feroci. Davide Di Giosaffatte, presidente del Collegio Regionale delle guide, si è dichiarato contrario. Mauro Febbo, Assessore Regionale al Turismo, si è invece detto interessato, e affronterà la questione nelle prossime settimane. 

Gli operatori balneari fanno da tempo proposte concrete su come riaprire le spiagge, distanziando e schermando gli ombrelloni, e introducendo la prenotazione obbligatoria. Esistono delle regole che permettano di tornare in montagna?

“Il COVID-19 è un nemico molto serio, nessuno vuole fare salti in avanti pericolosi. Ma la montagna può iniziare a riaprire. Penso che si possa camminare sui sentieri in piccoli gruppi, mantenendo le distanze e usando le mascherine e altri dispositivi di sicurezza. Ogni guida o accompagnatore potrebbe portare con sé al massimo 6 o 7 persone”.

Come si svolgerebbe un’escursione guidata di questo tipo?

“Si può iniziare con un briefing, ovviamente a distanza, nel luogo dell’appuntamento. Poi, sul sentiero, si può tranquillamente restare a 8-10 metri l’uno dall’altro”.  

Come sarebbe possibile partecipare alle escursioni, dato che si può viaggiare solo per lavoro, motivi di salute o emergenze? 

“In una prima fase si può pensare solo a delle uscite in giornata, perché la riapertura delle strutture ricettive è ancora lontana. La ricevuta della prenotazione, inviata dalla guida o dall’accompagnatore per e-mail o Whatsapp, potrebbe valere in caso di controlli sulle strade”. 

E’ un discorso che vale solo per la montagna? 

“No, è praticabile anche per altri sport. Un caso evidente è quello del tennis. Se non si può riaprire tutto, permettiamo ai maestri di lavorare. Non è certo uno sport di contatto!”

Com’è stata accolta la tua proposta?

“Sto aspettando le risposte ufficiali di Mauro Febbo, l’Assessore regionale al Turismo, e di Davide Di Giosaffatte, il Presidente delle guide alpine abruzzesi, che ha girato la proposta al Collegio nazionale. Le reazioni degli escursionisti ai miei interventi sul Messaggero, al TGR Abruzzo e a Rete 8 sono state in maggioranza positive. Qualcuno, sbagliando, pensa che le guide se ne vogliano approfittare”.  

Oltre che a camminare sui sentieri, secondo te, si può tornare anche ad arrampicare in falesia?

“Penso proprio di sì. Alla base della parete si può tranquillamente restare a distanza, se si arrampica con la corda dall’alto il rischio per i partecipanti è bassissimo. Il momento critico è controllare come si lega il cliente, ma la guida può legare la corda all’imbrago, e poi lasciare che il cliente lo indossi, ovviamente tenendolo d’occhio”. 

Nei prossimi mesi sarà difficile prendere aerei o attraversare i confini nazionali, e molti viaggiatori eviteranno i luoghi potenzialmente affollati. Questa situazione potrebbe spingere molte persone verso le valli e i sentieri dell’Abruzzo e del resto dell’Appennino, o le valli meno note delle Alpi. 

“E’ vero, e proprio per questo motivo bisogna iniziare ad aprire qualcosa. Chi vive in città ha fame d’aria e di moto, aprire la montagna in modo indiscriminato potrebbe essere rischioso. I politici e gli scienziati hanno paura di aperture incontrollate, di un “tana libera tutti”? Noi siamo dei professionisti, e siamo in grado di gestire un’apertura controllata”. 

Com’è la situazione economica, in questo periodo, delle guide alpine e degli accompagnatori di media montagna abruzzesi?

“La situazione è terribile, siamo circa 150 professionisti, tra uomini e donne, e nessuno può più lavorare in montagna. Se la mia proposta verrà approvata, sarà possibile consentire a migliaia di persone di riscoprire la montagna, e di portare un po’ di reddito agli accompagnatori di media montagna e alle guide. In più, nel lungo periodo, si può certamente dare una mano al territorio”.

Chi sono i tuoi interlocutori, in questo momento? 

“Prima di tutto la Regione Abruzzo e il Collegio regionale delle guide, poi servirà l’approvazione dei Parchi e del Corpo Nazionale Soccorso Alpino, preoccupato per eventuali incidenti. E’ una discussione che può essere fatta rapidamente, nell’interesse di tutti. E ribadisco che per le escursioni sui sentieri e l’arrampicata con la corda dall’alto in falesia i rischi sono davvero limitati”.

E’ una proposta che vale soltanto per l’Abruzzo?

“Certamente no, può essere utile per tutta Italia, sull’Appennino come sulle Alpi”.  

 

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Agostino Da Polenza

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