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Gli orsi si svegliano dal letargo, il vademecum della Provincia di Trento

Nel Trentino-Alto Adige in quarantena spunta un problema a 4 zampe. Gli orsi si stanno infatti svegliando dal letargo e sembrano apprezzare le strade deserte, spingendosi nei paesi per cercare cibo facile tra i rifiuti. A seguito di molteplici segnalazioni in diverse località, la Provincia Autonoma di Trento (PAT) ha ritenuto opportuno pubblicare sul proprio sito dedicato ai grandi carnivori, alcuni suggerimenti su come muoversi in presenza di plantigradi e come gestire al meglio i rifiuti.

Sono soprattutto gli esemplari più giovani ad essere attratti dai cassonetti dei centri abitati, in particolare in questa fase di inizio della primavera, quando la fame post letargo è tanta e il cibo in natura scarseggia. La discesa degli orsi nei paesi e il loro avvicinamento alle abitazioni desta naturalmente preoccupazione negli abitanti. Al contempo diventa un problema anche di carattere etologico. Non è difatti un bene che l’orso si abitui a mangiare cibo di origine antropica, prontamente disponibile senza fatica di ricerca. Si rischia in tal modo che gli esemplari si abituino, ripetano con frequenza le loro scorribande e diventino confidenti. Termine che abbiamo imparato a conoscere affrontando la questione dell’orso M49 – Papillon.

I consigli della PAT

“Un orso abituato all’uomo, come dimostrano tutte le esperienze europee e nord americane al riguardo, ha basse possibilità di sopravvivenza nel lungo periodo – si legge sul sito dei Grandi Carnivori – . E, al contrario, alte probabilità di creare problemi a se stesso ed alla popolazione umana. L’orso deve rimanere selvatico ed, in generale, evitare l’uomo ed i centri abitati. Per questo motivo, in caso di avvistamento di esemplari intenti a consumare rifiuti o di cassonetti ribaltati ed aperti, è necessario avvisare immediatamente il numero di reperibilità, attivo 24 ore su 24, 335 770 5966, evitando, in ogni caso, di rimanere nelle vicinanze di tali esemplari per fotografarli o filmarli, in quanto far loro apprendere che possono alimentarsi anche in presenza di persone è quanto di più deleterio possa essere fatto nei loro confronti.

Dove siano presenti cassonetti per l’umido dotati di chiusura anti orso, dopo il conferimento si deve verificare che il coperchio sia ben chiuso e segnalare eventuali malfunzionamenti alla Stazione forestale competente per territorio. Si raccomanda, infine, di evitare di lasciare rifiuti o resti di cibo nelle pertinenze delle abitazioni”.

M49-Papillon a spasso tra le malghe

Approfittando del fatto di aver citato M49-Papillon, andiamo a scoprire insieme cosa stia combinando negli ultimi giorni. Lo avevamo lasciato a metà marzo intento a rubare miele dalle arnie di Daiano, nel Comune di Ville di Fiemme. Ha poi proseguito il suo viandare indisturbato facendo tappa prima a Molina di Fiemme, dove ha tentato di predare un asino. Poi si è spostato in Val dei Mocheni, dove è entrato con tanto di scasso nella malga Cambroncoi. Da qui si è spostato sull’Altopiano di Piné, dove pare si sia anche bevuto una bottiglia di olio, presso Malga Pontara.

Mentre si diverte, senza arrecare in fondo grandi danni, tra le valli trentine, su di lui vige ancora, su scala regionale, l’ordinanza di abbattimento in caso di pericolo. La Lega Anti Vivisezione (LAV) sta però cercando di evidenziare la necessità di una corretta informazione a livello di cittadinanza. “In queste prime giornate di primavera – si legge in una nota diffusa dalla sezione trentina dell’associazione  – mentre la nostra comunità è dolorosamente impegnata alla lotta contro l’emergenza coronavirus, la natura fa il suo corso come se niente fosse, dimenticandosi di noi, e M49, l’orso più famoso d’Italia, risvegliatosi dal suo letargo ha iniziato a frequentare baite abbandonate in questa stagione”.

Un comportamento che a detto della LAV, “non deve allarmare. M49 si è sempre tenuto molto distante dalle persone, ma in questo periodo nelle zone che frequenta trova baite abbandonate, da cui probabilmente fuoriescono interessanti odori e profumi di attività umane cessate l’autunno scorso. E a M49, se non vede e non sente anima viva in giro, non manca certo la curiosità”.

Cosa fare dunque per assicurare una pacifica convivenza? Secondo gli animalisti la risposta risiede nella prevenzione.

“Nella recente storia della convivenza con i grandi carnivori la Provincia di Trento ha dovuto sempre muoversi in situazioni emergenziali, cercando di risolvere criticità in corso e correndo dietro affannosamente ad esigenze impellenti. È essenziale invece giocare d’anticipo puntando forte su buone pratiche di prevenzione, soprattutto in una zona, quella orientale del Trentino, non abituata alla presenza dell’orso e chi di conseguenza ospita aziende zootecniche rimaste piuttosto indietro sul tema dell’uso delle opere di prevenzione. 

In particolar modo il tema delle baite stagionalmente abitate è un tema importante e delicato. Si dovrebbe non far abituare l’orso ad entrare all’interno rendendole inaccessibili. Sembrerebbe questa un’opera ciclopica ma sarebbe sufficiente l’installazione di inferriate ai fori finestrati o semplicemente di pannelli di materiali adeguati. Tutte precauzioni poco costose e facilmente gestibili anche in quota. Le fotografie di vetri infranti sono alquanto esaustive sull’inadeguatezza dei sistemi di chiusura scelti.

Non si perda tempo, quindi, e si stimoli chi lavora in montagna a mettere in pratica tutti i sistemi di prevenzione i quali, se utilizzati correttamente ed in modo sinergico, è ormai dimostrato garantiscano una protezione completa”.

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