Montagna.TV

Parco Nazionale del Gran Sasso. Polemiche per il divieto alle e-bike sui sentieri

Una settimana complicata quella che sta vivendo il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Accanto alla notizia del furto di gasolio presso il Centro Turistico Gran Sasso, che potrebbe mettere a repentaglio stagione sciistica e stipendi dei lavoratori, monta anche la polemica contro l’annuncio di un possibile divieto di transito delle e-bike sui sentieri.

A lasciare perplessi i tanti appassionati della bicicletta a pedalata assistita è un articolo che compare nella bozza del nuovo regolamento del Parco. Documento ancora in fase di discussione, fino al prossimo 8 febbraio.

Stop alle e-bike sui sentieri

Nell’articolo 112 co. 4 si legge infatti che “l’uso delle biciclette a pedalata assistita conformi a quanto previsto dal comma 1 dell’art. 50 del citato d. lgs. 285/92, è consentito esclusivamente lungo la viabilità ordinaria di cui all’art. 109, co. 1.”. Tradotto in termini semplici, vietato il transito di e-bike sui sentieri del Parco.

La decisione ha fatto riflettere anche i puristi del ciclismo, che hanno tenuto a sottolineare come la e-bike classica, il cosiddetto modello Pedelec, sia sì un mezzo di trasporto elettrico, ma ibrido. La pedalata assistita rappresenta in tal senso un optional, finalizzato ad alleviare la fatica del ciclista, la cui forza muscolare resta in ogni caso il motore principale. Mezzi con velocità massima di 25 chilometri orari, utilizzabili senza assicurazione né patente.

C’è poi da aprire una parentesi sul modello più avanzato, il Pedelec S (Speed). Che consente di raggiungere, grazie al motore elettrico, una velocità di 45 chilometri orari. Questi ultimi modelli sono considerati per legge dei ciclomotori, per guidare i quali bisogna essere in possesso di assicurazione e patente o patentino, acquisibile dopo aver compiuto 16 anni.

Danni al turismo

Un divieto generale al transito di e-bike va interpretato come rivolto a entrambe le tipologie. Scelta che, a detta degli abruzzesi, potrebbe influire negativamente sull’indotto turistico regionale. I turisti appassionati di due ruote giungono nel Parco soprattutto dal Nord Europa, usufruendo in loco di strutture ricettive e ristoranti. Le perdite potenziali potrebbero essere ingenti e iniziare a destare preoccupazione non soltanto i cittadini e le associazioni ambientaliste ma, anche i politici.

Come riportato dal quotidiano abruzzese Il Capoluogo, il consigliere comunale aquilano con delega alla Montagna Daniele D’Angelo ha di recente espresso la sua posizione a favore della libera circolazione delle è-bike. A suo avviso in aperto contrasto con le attuali politiche del Parco.

“A dicembre abbiamo deciso con la Comunità del Parco di non approvare il bilancio, perché noi vogliamo un Ente volto a migliorare il territorio e che non si limiti soltanto a mettere vincoli che troppo spesso strozzano la vita economica e sociale degli abitanti che vi risiedono. Questa bozza di regolamento presenta molte restrizioni. Non si fa altro che parlare di turismo e montagna però poi a nessuno importa nulla. La montagna ce  l’ho nel cuore, ci vivo e ci lavoro. Sentire che da una parte si parla di sviluppo turistico e poi alla fine c’è qualcuno che non conosce nemmeno le leggi che il Parco cambia in continuazione, mi lascia una forte delusione”.

Mancanza di pianificazione

Un divario estremo tra parole e fatti dunque il problema evidenziato dal consigliere. Una mancanza sottolineata anche dal presidente dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Teramo, Raffaele Di Marcello.

“La notizia del divieto al transito delle e bike nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ha connotati drammatici e grotteschi – ha dichiarato sui social – . Non tanto per la sacrosanta missione di tutela ambientale dei Parchi naturali e aree protette, quanto, piuttosto, nella mancanza di pianificazione da parte di ogni singolo Ente e struttura amministrativa della nostra regione.

La Carta Europea del Turismo Sostenibile indica la bicicletta come un mezzo sostenibile da favorire e incentivare, valida alternativa ecologica ai mezzi a motore; il Parco la vede come il “male” perché le ruote rovinano il cotico erboso, e poco importa se le auto arrivano fino a quote elevate, senza alcun divieto. La Regione Abruzzo dice di voler incentivare il cicloturismo ma poi finanzia infrastrutture realizzate fuori da ogni norma di legge e di buon senso. Le ferrovie si propongono come bike friendly ma, sui convogli, più di 4 bici non entrano. E se il capotreno ha la luna storta, manco quelle.

Azioni di marketing se ne fanno, ma scoordinate e contrastanti. Ogni Comune si cura, più o meno, il suo pezzetto di ciclabile. Si costruiscono bicistazioni dove le bici non riescono ad arrivare. Si incentiva il tragitto casa scuola su itinerari da gran premio della montagna. Si realizzano piste ciclabili, o, peggio, ciclopedonali, pericolose o inutili. Si istituisce la figura dell’accompagnatore cicloturistico ma non si pensa a come inserirlo nel circuito delle professioni turistiche. Si pensa ad un marchio bike friendly ma non si coordina con le politiche turistiche e urbanistiche regionali.

Insomma, si spendono soldi, tanti, senza una visione, senza un’idea condivisa, senza programmazione. Avanti così, con poche idee ma confuse. Con pseudo esperti dell’ultima ora e tecnici improvvisati. Stiamo perdendo l’ennesima occasione… e forse ce lo meritiamo”. 

Ministero dell’Ambiente a favore del cicloturismo

La proposta del Parco sembrerebbe non troppo in linea con le indicazioni generali fornite dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa in occasione della giornata mondiale della bicicletta: “L’Italia deve diventare un paese a misura di bicicletta con il potenziamento delle infrastrutture urbane necessarie a garantire la sicurezza in strada. Inoltre il nostro Paese deve investire sull’ecoturismo e quello su due ruote è certamente la nicchia più importante”.

Un invito a promuovere un turismo slow e sostenibile, quello del Ministro Costa, a sostegno del quale pochi mesi fa, è stata annunciata l’uscita di un bando finalizzato alla erogazione di 15 milione di euro pro-Bike per le città sopra i 50 mila abitanti.

Discussione aperta

Parchi e città sono due ambienti per certo differenti e la questione è meno semplice del previsto.

Come sottolineato da Toni Farina, consigliere del Parco Nazionale del Gran Paradiso, ciò che al momento lascia in molti perplessi è l’impressione che l’ente abruzzese abbia avanzato la proposta senza chiarirne i motivi, denotando così scarsa professionalità.

Come consigliere del Parco Gran Paradiso mi troverò ad affrontare la spinosa questione bici sui sentieri nel momento in cui il parco metterà finalmente mano al regolamento sulla fruzione. E spero che l’argomento sia affrontato con professionalità, cosa che mi pare di capire nel caso citato non è avvenuta. A parte ciò ho più volte verificato il danno delle bike assai pesanti sul sedime dei sentieri quando la percorrenza si fa importante. Non prendo in considerazione l’andare fuori sentiero, pratica deleteria in assoluto. I sentieri sono un bene di per sè, non a caso la legge piemontese sulla sentieristica titola “Tutela del patrimonio escursionistico”. Nei parchi poi va privilegiata la fruzione di conoscenza (non è solo uno slogan!) e la pratica – bike sui sentieri è essenzialmente sportiva, adrenalinica, funambolica. Discussione aperta”. 

Exit mobile version