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Nepal, gli induisti in piazza contro lo Stato laico

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KATHMANDU, Nepal — Scoppiano proteste nella capitale nepalese e a Birgunj, nel sud del Paese, per la decisione da parte del governo di dichiarare il Nepal stato laico. Il popolo indù reclama giustizia.

Migliaia di manifestanti hanno bloccato per un giorno il paese a Kathmandu (nella foto di Pasotti) e soprattutto a Birgunj, una città industriale a sud. Procedendo a colpi di bandiera e

tridente, hanno urlato contro la presa di potere dei partiti democratici.
 
La scelta di dichiarare il Nepal stato laico è avvenuta il 16 maggio. Dopo le pressioni della folla di etnia non induista, il parlamento ha votato la laicizzazione dello Stato. Si offrivano così, pari opportunità a una fetta della popolazione che prima non ne aveva.
 
Ma la scelta, al contrario, ha tradito gli induisti del Nepal che, stando a quanto sostengono i loro leader rappresenterebbero circa l’80 per cento del paese. La Federazione mondiale indù ha prostetato con forza. Il capo della federazione Bharat Keshar Singh ha dichiarato che la decisione del parlamento "non solo è illegale ma è una cospirazione ai danni del paese".
 
Secondo il governo invece, la scelta della laicizzazione è un’importante passo avanti,
che mira a far diventare il Nepal un paese moderno e democratico. Il governo ritiene,
inoltre, che queste rimostranze non siano "dettate dal cuore degli induisti. E non siano
la risposta "naturale" di un popolo tradizionalmente rispettoso nei confronti delle
altre religioni.
 
La causa di tutto – sostengono sempre i partiti democratici – sarebbe da ricercare nei monarchici, che non accettano il nuovo potere del primo ministro, e tentano di riutilizzare il pretesto della religone per ristabilire il vecchio regime: ovvero la monarchia (indù).
 
Il re Gyanendra era stato spodestato circa un mese fa, dopo il blocco del Paese con scioperi e
manifestazioni. Nel febbraio 2005, il re aveva defenestrato l’allora primo ministro per instaurare il potere assoluto con la scusa dell’incapacità del governo di combattere la rivolta maioista. La monarchia finisce nell’aprile del 2006, grazie alle numerose proteste del popolo, ed il re è costretto a ristabilire il parlamento.
 
Sulla condotta del re, si allungano anche altre ombre. Secondo il ministro delle finanze nepalese Ram Sharan Mahat, durante l’ultimo periodo del regno, il sovrano savrebbe prosciugato le casse del governo di 10 milioni di dollari, sperperandoli per motivi personali.

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