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Nel castello delle storie, la nuova avventura letteraria di Marco Albino Ferrari

Dodici passi per un viaggio a ritroso nel tempo nella storia delle montagne. È la nuova avventura letteraria (ma non solo) di Marco Albino Ferrari.

L’autore, che per molti anni ha diretto la storica Alp prima di fondare e dirigere Meridiani Montagne, si è lanciato in una nuova sfida. Lasciata la rivista, si è dedicato alla cura di un percorso espositivo in un luogo unico e suggestivo sulle alture di Sondrio, Castel Masegra. Un edificio in pietra, dai muri spessi e dalle finestre piccole per non disperdere il calore. Un tempo dimora di casate locali ospita oggi “Cast: il castello delle storie di montagna”.

Le dodici tappe sono quelle dell’esposizione, le stesse a cui Marco Albino dà vita grazie alla sua penna ne Nel castello delle storie (Hoepli, 2019). Un libro da leggere in una sera quieta e tranquilla, in cui potersi prendere il tempo per dedicarsi alla lettura lasciandosi trasportare tra le epoche delle vette. Non stiamo parlando di ere geologiche, quanto di periodi umani. Si parte dall’attualità e dalla più alta montagna della terra dove l’omologazione e la postmodernità hanno ucciso il mito dell’alpinismo declassandolo “a parco per gitanti che amano il brivido, danarosi eccentrici in cerca di riscatto personale o di notorietà”. Avanti così verso gli anni Ottanta, dove la spettacolarizzazione ha trasformato l’approccio alle terre alte, alle difficoltà. L’esatto opposto di quanto accadeva invece nel decennio precedente, votato allo spogliarsi del superfluo per andare alla ricerca di un alpinismo by fair means, e in questo dieci anni che gli alpinisti iniziano a muoversi con uno stile diverso e più leggero, lo stile alpino. E ancora avanti, tornando indietro nel tempo, osservando le montagne diventare confine invalicabile ma anche luogo di libertà. Sono gli anni del totalitarismo, della seconda Guerra Mondiale. Le cime alpine brulicano di uomini liberi, di partigiani che hanno scelto la ribellione all’obbedienza. Le montagne non hanno però una funzione di cerniera, servono invece da barriera per difendere e allontanare. Un po’ come accade durante la Grande Guerra in Dolomiti: montagne trasformate, plasmate a colpi di cannone dandole un aspetto diverso, più severo e più cupo.

Proseguendo in questo viaggio a ritroso si incontrano le montagne da conquistare, su cui piantare la propria bandierina non in segno di vittoria, ma di riappropriazione territoriale, quasi un gesto politico. La montagna che diventa sempre meno conosciuta, che affascina e intimorisce, che diventa selvaggia e pericolosa, ma intrigante. Che spinge a una ricerca scientifica dei fenomeni, degli accadimenti, dei suoni. Di quegli eventi che fino a poco tempo prima erano legati a leggende che vedevano mostri e creature malvagie annidarsi tra valli e picchi guizzanti verso il cielo.

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