Sci alpinismo

Milano-Cortina 2026? La nazionale italiana di scialpinismo scende in (fuori) pista

Stefano Benedetti, direttore tecnico della nazionale di scialpinismo, oltre a essere stato atleta di questa disciplina, è guida alpina, maestro di sci alpino, allenatore di scialpinismo e da sei stagioni è alla guida della Nazionale di uno sport che ha ottenuto considerevoli risultati internazionali. Lo abbiamo incontrato a Milano, dove è stata presentata la collaborazione FISI, Federazione Italiana Sport Invernali, e SCARPA in qualità di sponsor ufficiale della Nazionale Italiana di Scialpinismo.

Com’è cambiato il mondo dello scialpinismo negli ultimi anni?

Prima degli anni 2.000 le gare duravano molto tempo e le salite erano lunghe. Ora la tendenza è vedere l’atleta durante il massimo della sua prestazione e per questa ragione sono nate gare più brevi, di un’ora, un’ora e mezza”.

Questa trasformazione è avvenuta per esigenze di gara o di visibilità e ‘vendibilità’ della disciplina?

“Sicuramente anche per la visibilità. Quando in televisione vediamo una gara che dura molte ore, lo spettatore si stanca. Bisogna trovare il tempo giusto e per questo sono già cambiati i regolamenti. In futuro, in particolare se lo scialpinismo diventerà disciplina olimpica durante i Giochi di Milano-Cortina 2026, le esigenze dei media assumeranno sempre maggiore importanza e bisognerà cercare nuovi percorsi, senza snaturare lo scialpinismo”.

Come immagina il futuro dello scialpinismo?

“Spero che lo scialpinismo non venga snaturato. È fondamentale trovare località adeguate a ospitare e gestire questo cambiamento, che concilino le necessità di spettacolarizzazione a quelle del DNA di questa disciplina, che deve rimanere uno sport fuori pista”.

Quale è la natura dello scialpinismo? Quali i suoi valori?

“Lo dice la parola stessa: è sci-alpinismo, quindi non sci in pista. Vorrei che questo sport mantenesse le sue caratteristiche, il fuori pista, la montagna, i canali ripidi, la fatica. Non deve diventare uno sport ‘addomesticato’. Esistono già le discipline Vertical e Sprint”.

Come immagina la sua ipotetica gara di scialpinismo alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026?

“Sicuramente si svilupperà con svariate salite, non troppo lunghe e su terreni diversi, tanti cambi di assetto e molte discese. Non credo saranno circuiti ad anello, anche se ogni tanto capita in Coppa del Mondo, soprattutto quando le condizioni meteo non sono favorevoli e c’è scarsa visibilità”.

Lo scialpinismo coniuga agonismo e adrenalina alla sostenibilità e al rispetto per la natura.

Lo scialpinista è una persona che va in montagna e di conseguenza ha la cultura della montagna, il rispetto per l’ambiente e la conoscenza dei pericoli. È uno sport praticato in natura, naturalmente”.

Ha chiesto a Scarpa di inserire in catalogo una taglia più piccola dello scarpone race, perché?

“Vorremmo iniziare a seguire le ragazze e i ragazzi da quando sono un po’ più giovani, prima dei 15 anni. A quell’età è quasi tardi per incominciare, esistono già le gare e la categoria dei cadetti. Lo scialpinismo è composto da tre discipline diverse: la salita, che è prestazione fisica, i tratti a piedi con i ramponi, che rendono necessario essere anche un po’ alpinisti, e infine la discesa. Per la salita e i tratti alpinistici è più semplice aggiustare il tiro, mentre la discesa richiede più tempo. Per questa ragione credo che le ragazze e i ragazzi innanzitutto debbano praticare sci da discesa e sci di fondo, per poi intraprendere questo sport dai 12, 13 anni”.  

Lo scialpinista è tradizionalmente un’atleta ‘maturo’. L’età media si sta abbassando?

“Sì. A 15 anni i giovani iniziano a gareggiare quindi l’ideale è iniziare almeno un paio d’anni prima, con percorsi adeguati all’età e al livello, ovviamente. Ci sono club che lavorano parecchio per crescere i più piccoli, all’inizio facendoli giocare e poi insegnando la tecnica. Questi ragazzi potranno diventare fortissimi atleti ma è fondamentale disporre dell’attrezzatura adeguata. Al momento non esiste un numero sotto il 23, per questo ho chiesto un aiuto a Scarpa”.

In proiezione sarà questa la generazione che parteciperà alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026?

“I Giochi Olimpici, si spera, saranno tra otto anni. La maturità per uno scialpinista di alto livello è intorno ai 30 anni, quindi chi oggi ha 20 anni potrebbe aspirare a prenderne parte”.

L’Italia ha una nazionale molto forte. Di quali Paesi dobbiamo avere paura?

“Siamo avvantaggiati perché abbiamo iniziato a lavorare con i giovani già da diversi anni ma arriveranno anche gli altri, ci sono molte nazioni che stanno crescendo tanto, e se lo scialpinismo diventerà sport olimpico si impegneranno ancora di più. Penso ad esempio alla Svizzera, la Francia, la Spagna e l’Austria”.

Com’è lo spirito all’interno della squadra? C’è più competizione o solidarietà?

“Quello che ci permette di vincere è avere atleti forti, però di sicuro lo spirito di squadra, l’unità che abbiamo, ci aiuta molto”.

Prossimi obbiettivi a breve e lungo termine?

“Sicuramente la Coppa del Mondo, riconfermando i risultati delle stagioni precedenti, e di essere tra le nazioni leader ai Campionati Europei di Madonna di Campiglio. Sono sei anni che vinciamo la Coppa del Mondo con tre atleti diversi e l’anno scorso ai mondiali abbiamo portato a casa 28 medaglie, di cui sette d’oro. Quest’anno ci sarà per la prima volta lo scialpinismo alle Olimpiadi invernali giovanili di Losanna dove saremo rappresentati da 4 atleti. La Nazionale maschile è forte e il settore giovanile sta crescendo. Stiamo lavorando molto anche sulle ragazze”.

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