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“L’impossibile è un po’ più su”. Jacopo Larcher si racconta in un libro

Il climber altoatesino Jacopo Larcher si racconta in un libro autobiografico dal titolo “L’impossibile è un po’ più su” (Mondadori Electa).

Il racconto della sua passione per l’arrampicata, scoperta fin da bambino, che negli anni lo ha portato a viaggiare per il mondo.

“È con estremo piacere che vi annuncio l’uscita imminente (29.10) del mio nuovo libro “, scrive Larcher sui suoi canali social.

“Devo ammetterlo, raccontarsi non è stata un’avventura semplice, ma spero di essere riuscito a superare la mia timidezza ed a raccontare le mie esperienze, di vita e sportive, senza filtri.
L’idea è nata dal semplice desiderio di condividere con il resto del mondo quello che ho avuto la fortuna di vivere; i dubbi, le paure, i successi ed i fallimenti di un ragazzo intento a seguire le proprie passioni. Sono curioso di sapere cosa ne pensate, ma spero che vi piacerà!”

Jacopo, classe 1989, ha mosso i primi passi verticali a 10 anni, in palestra. Ben presto ha iniziato a concentrare ogni energia nell’arrampicata ed è approdato al mondo delle competizioni, arrivando secondo nella sua gara d’esordio.

La sua carriera nasce dunque nell’agonismo. Numerose le vittorie portate a casa nelle specialità Boulder e Lead, in Italia e all’estero come membro della Nazionale. Nel 2010 vince il Campionato Italiano Assoluto Boulder e decide improvvisamente di abbandonare le gare.

Si dedica allora alle vie lunghe, all’ice climbing, alle spedizioni, scoprendo un’altra sfaccettatura dell’arrampicata. Inizia a viaggiare, dalla Siberia a Yosemite, dall’Europa all’Oceano indiano.

“Intendo viaggiare alla ricerca della mia linea perfetta, con il sogno di aprire, in una zona remota della Terra, una via capace di riassumere il percorso intrapreso come arrampicatore”, si legge sul suo sito ufficiale.

“È un sogno ambizioso, che spero di realizzare seguendo la mia filosofia ‘l’unica costante è il cambiamento’: per maturare come persona e scalatore, nello sport come nella vita, non bisogna temere di uscire dalla propria zona di comfort”.

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