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La verità sull’Howse Peak. Il racconto di John Roskelley

“Sono un narratore questa notte, un biografo di ciò che Hansjörg, David e Jess hanno realizzato sull’Howse Peak”. Queste le parole con cui John Roskelley ha aperto il big event della serata di apertura del Ladek Mountain Festival, lo scorso 19 settembre. Un incontro dedicato alla memoria dei tre giovani alpinisti deceduti lo scorso aprile mentre erano in fase di discesa dopo aver raggiunto la vetta dell’Howse Peak, in Canada.

John, con grande fermezza, ha ricostruito davanti a una platea di oltre 1.000 persone unite in un estremo e rispettoso silenzio, la dinamica dell’incidente in cui ha perso la vita il figlio Jess, insieme ai due amici Hansjörg Auer e David Lama.

Un’ora di racconto in cui la sua voce ha riportato tutti indietro con la memoria a quel tragico 16 aprile, ripercorrendo quasi minuto per minuto le tappe della giornata. Un modo per fare chiarezza su una vicenda che in questi mesi è rimasta decisamente nebulosa.

Il racconto del 16 aprile sull’Howse Peak

“Io non ero lì durante la loro salita ma ci sono stato qualche giorno dopo” – ha esordito John, a sottolineare che il suo racconto non sia frutto di sole congetture ma supportato da ciò che i suoi occhi hanno avuto modo di vedere lungo le pendici dell’Howse Peak.

Per ben tre volte ha raggiunto nei giorni successivi alla tragedia la base della parete est della montagna, la zona in cui i soccorsi hanno ritrovato i corpi dei tre ragazzi. È tornato a recuperare il loro equipaggiamento e in tale occasione ha trovato la GoPro di David. Sono state le foto e i video contenuti in questo prezioso oggetto, a consentire, in combinazione con quelle già recuperate dal cellulare di Jess dotate di timestamp, la ricostruzione certosina della vicenda.

Una variante alla via M-16

Attraverso lo studio delle immagini e l’utilizzo dei dati disponibili di altitudine, longitudine e latitudine è stato possibile ricostruire su Google Earth il tracciato della via seguita dai tre. Dando così risposta ai numerosi detrattori che hanno messo in dubbio, negli scorsi mesi, che si trattasse di un nuovo percorso.

“Voglio essere chiaro. Sappiamo esattamente quale via abbiano salito e dove fossero minuto per minuto”, ha dichiarato John, mostrando l’immagine del tracciato sulla parete est dell’Howse Peak. Una variante alla M-16, una via pericolosa aperta da Steve House, Barry Blanchard e Scott Backes nel 1999.

La variante seguita da Roskelley, Auer e Lama inizia sulla M-16 classica poi si sposta sulla sinistra, seguendo nella parte superiore una linea vergine che House aveva ribattezzato “King Line”, quando l’aveva notata nel 1999.

La salita minuto per minuto

Il racconto minuto per minuto (o quasi) del 16 aprile 2019 è stato condotto da John con il supporto visivo delle immagini recuperate nella GoPro di David, nel telefono di Jess e nella fotocamera di Hansjörg.

Analizzando una foto di Auer scattata in avvicinamento alla base della M-16, è possibile stabilire che i tre abbiano lasciato il campo base alle 5:30 del mattino del 16 aprile.

Alle 7 del mattino il trio è a quota 2.640 m circa, in procinto di affrontare il primo tiro WI6 della via. Poco dopo Auer registra un video in cui si vede palesemente la discesa di uno spindrift.

Alle 8 e mezza circa si trovano a monte del lungo tiro appena affrontato e si preparano a un traverso da destra a sinistra per passare sulla parte superiore della vergine King Line.

David guida l’apertura di un nuovo tiro vergine WI6, forse WI7. I tre raggiungono il punto finale della via Life by the Drop, aperta da Edgar-Marral nel 1999, rallentando sensibilmente il ritmo.

Alle 10 circa una foto scattata da Jess mostra David che affronta la cresta sommitale con grande fatica, a causa della neve profonda che caratterizza gli ultimi 300 metri. Ci vorranno circa 90 minuti per superare la cresta.

La vetta viene raggiunta alle 12:44. I tre scattano il selfie ritrovato nello smartphone di Jess, che resterà per la comunità alpinistica l’ultimo ricordo del team sorridente.

“Hanno salito la variante, circa 1.345 m di via sulla parete est, in circa 6 ore e 43 minuti. La classica M-16 necessita di 3 giorni di salita”.

La discesa

All’una del pomeriggio inizia la discesa. L’ultima foto disponibile risale alle ore 1:27 e ritrae David Lama mentre si cala. Poco dopo, non è definibile la tempistica, i tre sono stati forse investiti dalla valanga che li avrebbe trascinati alla base della parete est.

Il buio

Non ci sono foto o video di supporto che possano consentire di ricostruire la dinamica dell’incidente. John ha fatto del suo meglio durante la serata per delineare i due scenari che risultano più probabili, partendo da alcuni dettagli, quali una foto scattata all’1:58 del pomeriggio da Quentin Roberts, un alpinista impegnato in un’altra salita nella valle, che immortala il distacco di una cornice sulla parete est. Il fatto che i corpi di Roskelley, Lama e Auer siano stati ritrovati vicini tra loro, Auer unico non attaccato alle corde, coperti da uno strato di 90 centimetri di neve e che parte dell’equipaggiamento fosse ancora attaccato ai corpi degli alpinisti o al massimo disperso alla base della parete. E ancora altre incertezze sui nodi ritrovati sulle corde.

“Quindi cosa è successo? – ha chiesto John agli spettatori silenziosi – è difficile da dire ma la verità è che non lo sappiamo.”

Le due ipotesi più accreditabili risultano essere le seguenti:

  1. la caduta di una cornice che li ha investiti;
  2. un errore umano. Idea che John non esclude in considerazione dei nodi trovati sulle corde e dello stato dell’equipaggiamento.

La luce si è riaccesa nella big tent del Ladek Mountain Festival al termine del racconto di John Roskelley. Ma di certo le ombre sulla tragedia dell’Howse Peak saranno difficili da allontanare.

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3 Commenti

  1. Detaglio nelle foto:ottimo il cappuccio termico che sovrasta e contiene pure il caschetto.
    In altre foto di ghiacciatori si vede passamontagna sotto e caschetto sopra come un funghetto sporgente…con sottogola allungato almassimo.Meglio avere il caschetto ben aderente e poi all’esterno un rivestimento thermo traspirante che sia di dimensioni tali da contenere il caschetto.Si puo’ fare con un bel berrettone di lana infeltrita, possibilmente da amorose mani confezionato.

    1. Albert, devi commentare scrivendo cavolate anche in articoli che spiegano come sono morte le persone?
      Ma piantala !!! sei davvero ridicolo!

  2. In ogni caso la loro perdita è un colpo durissimo; li ho apprezzati a livello umano attraverso filmati e interviste, e per il mondo alpinistico la più grande perdita degli ultimi anni assieme a quella di Uli Steck.

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