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Quanto vale la vita di un soccorritore?

Quanto vale la vita di un soccorritore?” è la domanda con cui si apre un post comparso oggi sulla pagina Facebook del CNSAS, Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, lombardo.

Nei giorni scorsi, la VI Delegazione Orobica del Cnsas ha portato in salvo una persona che per fortuna non ha avuto traumi gravi, ma l’intervento è durato oltre 11 ore e ha richiesto l’impegno di una trentina di uomini. Il luogo era molto impervio e tutto è andato bene solo per l’abilità che le squadre e l’elisoccorso hanno dimostrato: anche una manovra che sembra immediata in pochi minuti può trasformarsi in qualcosa di molto più critico. I tecnici hanno raggiunto la quota di 2700 metri salendo a piedi, con diverse ore di cammino, carichi di materiali perché le condizioni meteorologiche momentanee impedivano l’uso dell’elicottero. Se poi la persona, a volte persino illesa, si trova in un punto molto esposto, il rischio per tutti può essere considerevole”. 

È quanto scrive il Soccorso Alpino facendo appello alla prudenza e alla prevenzione per non mettere a repentaglio la propria vita, affrontando un ambiente rischioso senza la dovuta preparazione e consapevolezza, ma anche quella dei soccorritori, che da volontari non si sottraggono a esporsi al pericolo per salvare chi è in difficoltà in montagna.

Le buone notizie sono meno clamorose delle tragedie e a volte passano in silenzio, ma è doveroso ricordare che va tutto bene perché dietro ci sono persone con anni di esperienza, abnegazione e coraggio a fare in modo che questo accada. I nostri soccorritori si attivano non appena vengono allertati, lasciano a casa la famiglia, gli impegni, magari il conforto di una minestra calda lasciata a metà, per correre verso chi ne ha bisogno. E come in questo caso, partono la mattina e rientrano alle due di notte. Per questo insistiamo tanto sulla prudenza e la prevenzione del rischio: se poi c’è il lieto fine, siamo tutti contenti, ma non bisogna mai dimenticare che la vita, anche di un volontario, è sacra” conclude la nota del CNSAS lombardo.

Gli incidenti capitano e può succedere a tutti di trovarsi in difficoltà in montagna e di dover chiedere aiuto, è per questo che esiste il CNSAS. L’importante è però non sottovalutare mai l’ambiente in cui ci si trova e rispettare le norme di sicurezza per non esporsi a rischi che non si è in grado di gestire o persino di riconoscere. Nel dubbio, come sempre, è meglio fare un passo indietro, magari chiedendosi quanto vale la propria vita e anche quella di un soccorritore. 

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Un commento

  1. Cesare Maestri ha soccorso molti, ma quando si allenava, provava anche condizioni estreme, fingendo di non avere un arto disponibile per simulato infortunio in solitaria.apeva bene i rischi che corrono i soccorritori.
    Esaminando le statistiche incidenti del 2018 stilate dal CNSAS, su 9554 soccorsi, la causa piu’ frequente di chiamata e’ l’incampo e la caduta/scivolata col 47, 3% nell’attivita’ escursionistica. Esaminando sul sito le altre tipologie e poi le attivita’ montane in corso, sicapisce che gliinterventiestremiinalpinismo d’elite sono pochi.Quindi i numeri e le ore di intervento sono diminuibili se con opportune condotte, allenamento, abbigliamento, capacita’ di orientamento e rispetto previsioni meteo, e controlli sanitari i frequentatori cercassero di prevenire, piuttosto che impelagarsi in imprese fuori portata e poi telefonare .

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