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2 Euro per un caffè al rifugio, troppo? Franco Perlotto: non potrei farlo a un euro

“Quest’anno ho fatto un esperienza nuova e ho pernottato al rifugio Boccalatte” ha commentato qualche tempo fa un lettore sul sito. “Siccome non dovevo misurarmi con nessuna parete o vetta ho chiacchierato con il gestore del rifugio deducendo che il caffè, pagato 2 Euro, aveva un suo perché. Voi che siete esperti di montagna dovreste sapere che i costi per portare quel caffè a 2800 metri sono smisurati”.

Capita spesso, nei rifugi, di sentire qualche voce lamentarsi dei costi del panino, dell’acqua, del caffè. Succede anche in città di pagare 2 Euro un caffè o un prezzo apparentemente spropositato per un toast. La differenza tra rifugio, dove i rifornimenti si portano spesso su in elicottero, e il bar di città sta nei margini di guadagno. Lasciamo però che sia Franco Perlotto, gestore del rifugio Boccalatte-Piolti alle Grandes Jorasses, a raccontarci quali sono i costi di gestione del rifugio.

 

Ciao Franco, partiamo subito con una domanda banale. Se andiamo a Venezia e prendiamo un caffè in piazza San Marco lo paghiamo quanto quello preso in rifugio. Come mai?

“In città si paga per l’importanza e la bellezza del luogo in cui ci si trova mentre in montagna per i costi di gestione. Io non potrei fare il caffè a un euro, altrimenti non ci starei dentro. Mi converrebbe non farlo”.

Quali sono i costi per portare caffè e altri rifornimenti al Boccalatte?

“Il costo maggiore è quello dell’elicottero, che viene circa 250 Euro a rotazione. Di solito faccio cinque o sei rotazioni a inizio stagione e una a chiusura, per riportare a valle i rifiuti. Una cifra che si aggira tra i 1500 e i 1700 Euro di elicottero, e stiamo parlando di un rifugio piccolo. Immaginate le cifre che possono avere altre strutture più grandi come il Bonatti o il Bertone”.

Hai qualche difficoltà di conservazione dei prodotti su al rifugio?

“Più semplicemente non ho nulla di fresco. Al massimo patate e cipolle che si tengono tutta la stagione”.

Cosa significa a livello di gestione, e rapporto con i clienti, mandare avanti un rifugio come il Boccalatte nel 2019?

“È un rifugio all’antica, dove lo stile va mantenuto. Si tratta di una struttura con pochi comfort, molti lo capiscono già lungo il sentiero di accesso con corde fisse e quei 1300 metri di dislivello che aiutano a entrare nella mentalità. Ovviamente poi capita anche quello che ha pretese e richieste assurde, che magari non si rende conto di quelle che sono le difficoltà nella gestione di una struttura come questa”.

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