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Scoperta sul massiccio del Canin la grotta più lunga d’Italia

In Friuli Venezia Giulia un gruppo di speleologi si è recentemente imbattuto in quella che sembrerebbe essere la grotta più lunga d’Italia. Oltre 80 km di sviluppo sotterraneo nel sistema carsico del monte Canin (2.587 m) sulle Alpi Giulie, non lontano dal confine sloveno.

Secondo il sito di speleologia Scintilena, che per primo ha diffuso la notizia, la lunghezza della grotta dovrà trovare conferma in quanto non facile da misurare. Non si tratta certo di una galleria ma di due cavità connesse tra loro, dunque una conformazione decisamente complessa.

Un sistema di grotte

Nel complesso calcareo del Canin erano note e esplorate da almeno 50 anni due grandi cavità:

  • il complesso del Foran del Muss (lungo circa 30 km)
  • il complesso del Col delle Erbe (circa 40 km)

La spedizione della scorsa settimana ha chiarito in sintesi che le due grotte siano collegate tra loro da un corridoio roccioso. Il sistema che si viene così a creare può essere considerato quale una cavità continua. Un unico volume con una profondità di -1180 metri, misura già rilevata negli anni scorsi in relazione alle due grotte considerate finora distinte. La congiunzione non apporta difatti un incremento di dislivello tra il punto più alto e più basso del complesso.

“Anche i dati catastali delle cavità interessate sono contrastanti e incompleti – si legge su ScintilenaPer sapere la misura esatta di questa enorme grotta saranno necessari mesi di lavoro. Il dato certo è che siamo di fronte ad un nuovo record nazionale, strappato alla Sardegna, dove il Complesso del Supramonte Orientale misura “solo” 74 chilometri”. 

Il fascino speleologico del Canin

La recente scoperta effettuata sul Canin rappresenta l’ultima di una lunga storia di esplorazioni condotte nelle profondità del Canin, uno dei più grandi massicci carsici d’Europa. Situato sul confine tra Italia e Slovenia, è costituito da un vasto altipiano calcareo, con una quota compresa tra i 1.800 ai 2.300 metri, culminante in una larga cresta che lo percorre in tutta la sua estensione tra la Val Raccolana a nord e la Val Resia a sud.

Ai quattro esploratori friulani che sono riusciti a dimostrare la presenza di un collegamento tra le due cavità già note del Foran del Muss e del Col delle Erbe va di certo il merito di aver fatto finalmente chiarezza sulla complessità del sistema. Ma non bisogna dimenticare anni e anni di ricerche, condotte da numerosi team di speleologi lungo il massiccio del Canin. Gli speleologi lavorano infatti da ben 50 anni su questa grande montagna alla ricerca di grotte.

“Ci sono stati purtroppo anche incidenti mortali di italiani e ungheresi alla ricerca di questi grandi abissi che il Canin ancora custodisce chissà dove – dichiara Andrea Scatolini di Scintilena – La  giunzione è frutto di un progetto denominato ‘Grande Poiz’ a cui hanno partecipato un centinaio di speleologi friulani, lombardi, veneti e emiliani”.

I complimenti per questa importante scoperta vanno di conseguenza a tutti gli scienziati che hanno collaborato nel tempo a portare alla luce – termine decisamente appropriato in questi casi – ciò che il massiccio carsico nasconde nelle sue profondità.

 

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