Montagna.TV

K2, i parassiti che si lamentano dei parassiti

Siamo nel web e dal campo base del K2 Mingma G. Sherpa, imprenditore d’alta quota, scrive su Facebook di essere arrabbiato con gli alpinisti, che liberamente salgono la montagna, perché sono fermi ad aspettare che i suoi sherpa attrezzino la via verso la vetta accusandoli di essere dei “parassiti”. Tutto viene comunicato in tempo reale, da campo IV, 7700 metri circa.

Il parassita è privo di vita autonoma e dipende dall’ospite a cui è più o meno intimamente legato da una relazione anatomica e fisiologica obbligata” si legge sul dizionario.

É il bue che da del cornuto all’asino. Le spedizioni commerciali hanno ridotto l’Everest al simulacro di una montagna seria e ora ci stanno provando con il K2 caricandolo di “clienti” paganti, di ossigeno, di corde e sherpa veri e falsi per poi lamentarsi se tutti i disgraziati che si mettono in coda ai loro “operai” si rifiutano di battere pista e attrezzare per loro.

In altri tempi sarebbe accaduto senza batter ciglio: alpinisti come Calcagno, Casarotto, Kamerlander, Unterkircher, Messner se ne sarebbero fregati e sarebbero andati in vetta senza alcun tatticismo e retropensiero. Per il gusto profondo alpinistico di andarci.

Ma ora non è più così. Cosa può interessare a questi alpinisti di far fatica quando ci sono gli operai nepalesi ben pagati per farla. Quel che conta è dire d’esserci arrivati in vetta, raccontarlo al bar. Il come non importa a nessuno. E se la certezza di raggiungere la vetta la garantiscono gli sherpa allora vadano avanti loro.

Chi è causa del proprio mal pianga se stesso. Anche sul web.

Io tifo sempre K2.

Exit mobile version