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“La Sentinella delle Dolomiti”, cambiare vita e diventare il custode della Marmolada

La copertina del libro

“È la montagna che mi ha insegnato a superare le prove più difficili. La montagna ti insegna a fare le cose una alla volta, un passo alla volta, con il tuo ritmo e le tue forze, appoggiando saldamente un piede dopo l’altro, per non scivolare e avanzare diritto. Ti insegna a non farti prendere dal panico o dallo sconforto, anche quando non ce la fai più e ti sembra che l’obiettivo finale sia troppo lontano” così scrive Carlo Budel ne “La sentinella delle Dolomiti”, Ediciclo editore, uscito in libreria in questi giorni.

Un libro che racconta di un cambio di vita lavorativo, ma soprattutto interiore. A 42 anni, Carlo Budel decide di lasciare un lavoro sicuro, a tempo indeterminato. Non sopporta più la routine quotidiana, né il pensiero che i giorni della settimana saranno uno uguale all’altro, senza sorprese, senza emozioni. Sulle montagne, Carlo trova la sua strada.

Scopre per caso che stanno cercando un gestore per la Capanna Punta Penìa, il rifugio più alto delle Dolomiti. Sente che è quello il suo destino: diventare il custode della Marmolada. Tutto, a 3.343 metri d’altezza, acquista un sapore estremo, dall’esplosione di colore dell’alba, alla terribile forza dei temporali e del vento. Stando sospesi tra terra e cielo, in certi momenti sembra di toccare con mano il confine tra la vita e la morte.

Pagine 144
Formato 13×20 cm
Prezzo 15 euro
ISBN 978-88-6549-301-4
Collana Ossigeno

L’autore

Carlo Budel è nato a Feltre (BL). È cresciuto tra il Trentino e il Bellunese. Vive a San Gregorio nelle Alpi, nella casa che fu dei nonni materni. Dopo il militare, ha lavorato in fabbrica per oltre vent’anni, finché un giorno ha deciso di mollare tutto, di cambiare vita. Si è voltato verso la montagna e si è lanciato a capofitto in una nuova avventura, fino a diventare il gestore della Capanna Punta Penìa, sulla Marmolada.

 

 

 

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Un commento

  1. Guardando il panorama e immaginando che si potrebbe essere la’ o a destra o a manca ed invece si deve restare nella capanna rifugio, meglio della fabbrica forse, ma e’ sempre lavoro.Se poi piove sempre e ci sono nuvole basse e nessun afflusso…mmmm!
    In altro rifugio in altra zona dolomitica trovammo aperto ma nessun segno di presenza… Entrarti con titubanza…un cartello con:”Servitevi da soli, questo e’il tariffario. Li’ e’ lascatola coi soldi, datevi il resto;mi , mi sono rotto di aspettare sempre e non viene mai nessuno..che bidonata aver preso la gestione!”

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