Montagna.TV

L’orso M49, il presidente Fugatti e la monnezza di Roma

Su M49, l’orso “confidente” del Trentino, mancano da qualche giorno notizie. Secondo qualche fonte i Forestali della Provincia Autonoma hanno tentato invano di catturarlo per rinchiuderlo nel recinto del Casteller. Per altri sarebbe ancora un “osservato speciale”, ma la luce verde alla cattura non sarebbe stata ancora data. Anche Maurizio Fugatti, il presidente della Provincia, da qualche giorno ha scelto il silenzio. I suoi scontri con il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, nelle scorse settimane, hanno trovato spazio su quotidiani e televisioni nazionali come manifestazione del duello tra i Cinque Stelle e la Lega che anima da mesi la politica italiana.

In questi giorni, com’è giusto, in Trentino si discute e si scende in piazza. Venerdì 12, nel capoluogo, una manifestazione di allevatori esasperati dai danni causati dall’orso chiederà la cattura di M49. Sabato 13, i militanti del Partito Animalista Europeo rivendicheranno il diritto dell’orso a vivere libero nei boschi. “Fugatti, al Casteller vacci tu” chiedeva qualche giorno fa uno striscione.

S’inserisce nel dibattito il sito trentino ildolomiti.it, che con un articolo di Luca Andreazza pubblicato il 10 luglio smonta le accuse contro M49. “Non c’è emergenza, a fronte di un’aumentata popolazione di plantigradi e lupi i danni restano in linea con lo scorso anno. I grandi carnivori, in un anno, hanno causato 222 danni accertati ma gli investimenti di caprioli e cervi hanno superato i 700 casi solo nel 2018”. La questione, prosegue Andreazza, è politica. La cattura di M49 “consentirebbe alla Lega, reduce da anni di aspre critiche verso il centro-sinistra in materia di gestione dei grandi carnivori, di alzare un trofeo davanti al proprio elettorato”.

In attesa dell’epilogo della vicenda, c’è qualche considerazione da fare. La prima, la più ovvia, è che l’informazione nazionale non s’interessa alla natura e alla fauna. M49 è andato in prima pagina perché invischiato negli scontri tra i due partiti che sostengono il governo. La gestione dei danni da orso e lupo, in realtà, non interessa a nessuno.

La seconda cosa da dire è che Maurizio Fugatti non dice tutto. Nei suoi comunicati, oltre a chiedere la cattura di M49 e a rivendicare il diritto del Trentino a farlo senza il permesso di Roma, il presidente della Provincia Autonoma ha detto una cosa più seria. Gli orsi, che oggi sono tra i 50 e i 70, sono troppi e devono essere ridotti. Non è una novità, ma sembra un clamoroso autogol. Negli scorsi mesi, le Province di Bolzano e di Trento (quest’ultima anche prima delle elezioni dello scorso ottobre, quando la Lega ha preso il posto del centro-sinistra) hanno sostenuto più volte la necessità di ridurre il numero di lupi e orsi nei loro territori. È una richiesta probabilmente illegittima, dato che questi animali protetti, come il Castello del Buonconsiglio o le Dolomiti, non sono proprietà privata di sudtirolesi e trentini, ma un patrimonio collettivo dell’Italia e del mondo.

Ma c’è un’altra questione, che a chi vede il mondo da Trento non appare con la necessaria chiarezza. Come tutti sappiamo, il turismo ha un peso fondamentale nell’economia italiana, e ancor più in quella della Provincia di Trento. Per gran parte degli italiani, e per la grande maggioranza di chi sceglie per meta il Trentino, la qualità dell’ambiente ha un peso decisivo nella decisione. Non vale solo per gli escursionisti, gli alpinisti e i ciclisti che visitano le Dolomiti. Anche il turismo di chi frequenta le isole minori e le spiagge, gioca a golf ai piedi delle Alpi o in Sicilia, fa un tour gastronomico, visita in auto le colline del Chianti o del Prosecco basa la sua scelta sull’apprezzamento per l’ambiente italiano.

Per chi guarda il mondo da Trento, i cumuli di monnezza che il Comune di Roma non riesce a smaltire sono un’immagine ripugnante e lontana, un “altro” di cui non si devono preoccupare. Invece, per chi ci osserva da Los Angeles o da Tokyo (ma anche da Londra, Stoccolma o Berlino), quelle montagne di rifiuti fetenti, popolate da gabbiani e da ratti sono una fortissima spinta a non venire in Italia, inclusi il Trentino e il resto delle nostre Alpi. In questa situazione, invece di schierarsi pro o contro il sindaco Raggi, l’Italia dovrebbe fare sistema, e affrontare la questione-monnezza di Roma come una grande emergenza nazionale. Non lo sta facendo, e se le conseguenze sulla salute colpiranno soltanto chi vive a Roma, quelle sull’economia costeranno care a tutti, inclusi gli imprenditori turistici del Trentino.

L’Italia, come tutti sappiamo ma la promozione turistica nazionale non dice, è uno dei Paesi con la più alta biodiversità del pianeta. Tra le Alpi e l’Appennino, i fiumi e i laghi, le colline e le coste ospitiamo una straordinaria ricchezza di specie animali e vegetali. Dovremmo esserne fieri, e incentrare sui paesaggi, le rocce, gli animali e le piante le campagne promozionali dell’Italia nel mondo. Non lo facciamo, ed è l’ennesimo errore di una classe politica e di una burocrazia miopi e non di rado ignoranti.

In questi giorni, l’immagine delle province di Trento e di Bolzano, civilissimo cuore delle Alpi italiane, che si accaniscono contro orsi e lupi rischia di aggiungere danno a danno. Proprio come se qualcuno proponesse di costruire strade o funivie sulle Tre Cime, o sul Campanile Basso di Brenta.

In prospettiva, ne siamo certi, al presidente Fugatti converrebbe tenere buoni gli allevatori che gli hanno dato il voto, pagare rapidamente i danni causati dagli orsi e dai lupi, sventolare la bandiera di una Provincia che ama e cura prima di tutto il suo ambiente. Temiamo che non accadrà, e ci dispiace.

Exit mobile version