Alpinismo

Una spedizione via terra per recuperare i corpi degli alpinisti dispersi sul Nanda Devi

A meno di una settimana dalla sospensione, a causa dei forti venti in quota, delle operazioni di recupero con l’elicottero al Nanda Devi East dei corpi avvistati lo scorso 3 giugno durante un sorvolo operato dall’Indian Air Force, appartenenti a 5 degli 8 alpinisti dispersi dal 26 maggio, giunge notizia dell’avvio di una spedizione che via terra cercherà di raggiungere e riportare a valle i cadaveri.

Iniziativa lodevole della Indian Mountaineering Foundation che, consapevole dell’angoscia prolungata dei parenti delle vittime, ha inviato in Uttarakhand una dozzina dei suoi membri, tra i 25 e i 35 anni.

I contatti con il team capitanato dal britannico Martin Moran sono stati persi il 26 maggio a seguito di una valanga, dinamica che fa escludere la presenza di sopravvissuti. Nonostante ciò, come dichiarato da Maninder Singh Kohli, un membro della fondazione: “Si tratta di una questione di fraternità tra alpinisti. Tocca portare giù i corpi così che le famiglie possano averli vicini”.

La squadra dovrà essere molto rapida nell’impresa, poiché l’arrivo del monsone sulla regione orientale dell’India è previsto tra circa 20 giorni. L’avvicinamento avverrà attraverso il ghiacciaio Pindari.

I volontari della fondazione dovranno affrontare il forte rischio di valanghe e le pareti rocciose estremamente ripide del secondo picco più alto dell’India. Il trek inizierà oggi, mercoledì 12 giugno, così da consentire di raggiungere il sito dell’incidente, a circa 5.000 metri di quota, tra il 18 e il 19 giugno.

Di fronte alle perplessità espresse da alcuni funzionari locali sulla possibilità di individuare i corpi a seguito delle nevicate degli scorsi giorni, il portavoce della Fondazione Amit Chowdhary ha tenuto a chiarire che la neve caduta debolmente in quota, con pochi centimetri di accumulo, non rappresenta un elemento limitante e che probabilmente si scioglierà prima ancora dell’arrivo della squadra.

Cosa fare con i cadaveri rappresenta un problema maggiore. Caricarli su un elicottero a quota 5.000 metri potrebbe non essere fattibile. Una seconda opzione potrebbe essere quella di spostarli più in basso, in una zona più piatta e comoda per un atterraggio, a una considerevole distanza e con ingenti difficoltà a causa delle pareti strapiombanti. Opzione quasi impossibile cui Chowdary aggiunge una terza soluzione: portare i corpi fino alla base della montagna con il supporto di muli e portatori. “Siamo pronti a tutto. Non posso affermare che ce la faremo ma di certo proveremo a fare del nostro meglio”.

Qualora tutte e tre le opzioni fallissero, l’operazione di recupero sarà rimandata a metà settembre, una volta terminato il monsone.

Procede intanto secondo i programmi, grazie alle condizioni meteo propizie di questa settimana, l’acclimatamento della squadra della Nanda Devi East Polish Expedition capitanata da Jarosław Gawrysiak, impegnata nel tentativo di ripetizione della prima salita del Nanda Devi East, realizzata il 2 luglio 1939 da un team polacco sotto la guida di Adam Karpinski.

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