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CAI Bergamo: “Save the mountains” non è un record, puntiamo a creare degli ambasciatori di sostenibilità

A inizio aprile abbiamo pubblicato un articolo dal titolo Il CAI di Bergamo punta a un nuovo Guinness sulle Orobie al grido di ‘Save the mountains’ suscitando l’attenzione dei diretti interessati. In particolare siamo stati contattati da Paolo Valoti, presidente del CAI Bergamo e principale promotore dell’evento, che ha voluto far alcune precisazioni riguardo il progetto.

 

Quali sono i fondamenti di questo progetto?

Un buon punto di partenza per capirlo è il titolo stesso dell’evento, in inglese per far si che sia comprensibile a quante più persone, “Save the mountains – and their cultural heritage” (Salviamo le montagne – e il loro patrimonio culturale). Riteniamo che salvare le montagne, l’ambiente e la natura abbia senso solo se, a fianco di questo impego, ci si prende anche quello di tutelare e proteggere le genti di montagna.

Si tratta di un progetto di educazione e sostenibilità verso le montagne con l’obiettivo di salvaguardarle.

Chi sono, oltre al CAI Bergamo, i promotori di “Save the mountains”?

Il progetto è stato ideato, e viene coordinato, dal CAI e dall’ANA (Associazione Nazionale Alpini) di Bergamo. Man  mano che l’idea si è poi concretizzata ci è stato fornito il supporto di molte istituzioni: la provincia di Bergamo, le cinque comunità montane delle valli bergamasche (Valle Imagna, Valle Brembana, Valle Seriana, Valle di Scalve, dei laghi bergamaschi), il Parco delle Orobie Bergamasche e i due consorzi BIM (Bacino Imbrifero Montano) del Fiume Oglio e del Lago di Como e fiumi Brembo e Serio Adriana.

La supervisione scientifica di “Save the mountains” è inoltre affidata al professor Annibale Salsa. Tra i nostri partner abbiamo infine l’Università di Bergamo. Da qualche giorno si è anche aggiunto il sostegno dell’ATS Bergamo  (Agenzia di Tutela della Salute della provincia di Bergamo) il cui presidente Massimo Giupponi ci ha concesso il patrocinio in quanto “Save the mountains” si inquadra come un’attività contro gli stili di vita sedentari. Per ultimo, ma non meno importante, abbiamo ricevuto il patrocinio da parte del Ministero dell’Ambiente.

Come concretizzare questa promozione di una montagna da vivere in modo sostenibile?

Noi invitiamo, nella giornata del 7 luglio, il maggior numero di persone, senza quantificarle, a raggiungere i diversi rifugi (circa 18 strutture) che abbiamo proposto come destinazione diventando così degli ambasciatori di sostenibilità.

Cosa intende con “diventare degli ambasciatori di sostenibilità”?

Andare in montagna con la consapevolezza di non lasciare traccia del proprio passaggio. Da parte nostra ci sarà il tentativo di stimolare verso determinati principi sperando che questi vengano presi, fatti propri e perseguiti nel futuro. Per questo ai partecipanti chiederemo un “contributo di solidarietà”. Con questo gli escursionisti potranno avere a disposizione la “borsa ecologica” in cotone naturale da usare sia per portare acqua e panino che, soprattutto, per riportare a valle la propria spazzatura. Verrà inoltre fornita la maglietta a “emissioni zero” e una borraccia in acciaio inox perché, quel giorno, vorremmo che nessun trekker portasse con se la bottiglietta di plastica. Questo è il nostro messaggio: educare alla sostenibilità.

Cos’è una maglietta a “emissioni zero”?

Stiamo lavorando con un’associazione per misurare l’impatto ambientale che ha la produzione di una maglietta e compensarlo attraverso una forma di aiuto all’ambiente, come il ripristino di una zona verde o piantando nuovi alberi. Quel che si vuole dire, attraverso questa parte del progetto, è che bisogna valutare con attenzione tutto quel che si indossa, quel che si usa, perché ogni oggetto ha un certo impatto sull’ambiente.

Certo anche portare diecimila persone in quota contemporaneamente ha un certo impatto ambientale, non trova?

Diecimila è un numero che impressiona ma, prima di tutto, bisogna dire che avendo la sezione di Bergamo circa diecimila soci io, da presidente, voglio che tutti abbiamo l’opportunità di partecipare a un evento del CAI. Inoltre, stiamo parlando di un grosso numero di persone distribuito però su circa diciotto strutture. Avere tante persone su tanti rifugi è diverso dal dire “andiamo tutti e diecimila in un unico posto”.

Per rispondere alla domanda mi viene da porre un’altra domanda: sapete quante persone girano in una domenica estiva sui sentieri e tra i rifugi delle Orobie? Molte più di diecimila.

Noi pensiamo che riuscire a portare in montagna un numero così grande di persone, invitandole a camminare con consapevolezza ecologica, sia un grande impegno. È questa la nostra sfida, non il record. Vogliamo dire andiamo in montagna ma rispettiamo certi principi, certi criteri. Anche per questo stiamo lavorando a stretto contatto con alcune aziende di trasporto pubblico in modo da predisporre un servizio di navette evitando così un sovraffollamento di auto in quota.

Ci sta quindi dicendo che il record passa in secondo piano rispetto ai valori di tutela ambientale e protezione del territorio?

Dico che non è una sfida da vedere sul numero. Togliamo il contatore e guardiamo alla sostenibilità, al fatto che in montagna si possono portare anche grandi numeri purché questi si muovano con rispetto e attenzione al luogo in cui si trovano.

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