Loveno: ladri di polli? No, di legna
L’andar per legna rappresenta per “quelli del posto” una delle attività principali, dura, ma indispensabile. Vige una legge non scritta tra la gente di montagna: gli alberi tagliati e i ceppi impilati sono proprietà privata. Il loro ladrocinio rappresenta un reato grave, oltre a un atto di meschina viltà.
La baita in questione sorge sotto all’abitato di Loveno. Accanto al torrente Allione, immersa tra i larici e gli abeti, al cospetto delle montagne che separano la valle omonima dalla Val di Scalve. Poco sopra passa la strada provinciale che porta al Passo del Vivione, balzato agli onori della cronaca lo scorso anno per il ritrovamento dei resti dei coniugi Donegani.
Nei mesi invernali la strada è chiusa da una sbarra, che è stata alzata solamente pochi giorni fa. E non appena avuto il via libera, i “soliti ignoti” non ci hanno pensato un secondo a depredare la legnaia della baita. Ceppi già tagliati e spaccati. Ben impilati e pronti da bruciare.
E mentre in paese ci si interroga su chi può aver compiuto un atto così irritante, qualcuno già mormora e insinua il dubbio. Che sia stato un atto dimostrativo? Che qualche buontempone del paese più a valle, Paisco, che insieme a Loveno dà il nome al comune, abbia pensato con questo sgarbo di “dare una lezione” ai nemici storici che stanno 400 metri più in alto? Non è dato di sapere.
Certo è che non ci saranno denunce dal paesello. Niente inquirenti, nessun interrogatorio. Nessun alibi da verificare. Forse i proprietari della baita chiuderanno la loro legna sotto chiave d’ora in poi. O forse no. Forse continueranno a credere nella legge della montagna. Sperando che si sia trattato solo di un caso isolato.
Nel frattempo toccherà rimboccarsi le maniche per riparare al danno subito. Pena il freddo nelle serate d’inverno mentre magari, poco distante, qualcuno sarà davanti al caminetto. Scaldandosi con qualcosa che non è frutto del proprio lavoro.