Luis Brugger muore sul Jasemba
SOLO KHUMBU, Nepal — Il mondo dell’alpinismo estremo perde un altro protagonista: Luis Brugger, 48enne altoatesino. Forte e taciturno, da qualche anno coltivava un sogno: la vetta del Jasemba, una delle montagne più difficili della catena himalayana. E’ precipitato scendendo lungo una corda fissa. Inghiottito dalle nevi perenni a 7.000 metri.
L’incidente di sabato ha spezzato il loro sogno. I due alpinisti, dopo aver montato le corde fisse fino a quota 7.100 metri, avevano deciso di tornare a campo uno. Per poi tentare la vetta nei prossimi giorni. Ma, poco dopo la partenza, il dramma.
Subito allertate, le squadre di soccorso salgono e iniziano le ricerche. Ma, al momento, il corpo di Brugger non è ancora stato ritrovato. Lo stanno cercando con gli elicotteri. E Kammerlander non intende tornare in Italia senza il corpo dello sventurato amico.
Non è ancora chiaro se l’incidente sia da imputare a un guasto tecnico al materiale, oppure a una disattenzione durante il passaggio da una sicura all’altra. Brugger era una guida alpina molto esperta e istruttore di snowboard.
La carriera dell’altoatesino era iniziata nei primi anni Ottanta, con le salite alle pareti più difficili delle Dolomiti e delle Alpi. Nel 1986 scalò per primo – e senza corde – la parete ovest dell’Ama Dablam, in Nepal.
Negli ultimi sei anni Brugger è stato compagno di cordata di Kammerlander in quattro spedizioni. Sull’Ogre, sul Nuptse e l’anno scorso, assieme a Karl Unterkircher, nel tentativo fallito al monte Jasemba. Amaro il nome della montagna in lingua nepalese. Il "monte fortuna", che con i suoi 7.350 metri sarà il custode del ricordo di un alpinista eccezionale.