Alpinismo

Luis Brugger muore sul Jasemba


SOLO KHUMBU, Nepal — Il mondo dell’alpinismo estremo perde un altro protagonista: Luis Brugger, 48enne altoatesino. Forte e taciturno, da qualche anno coltivava un sogno: la vetta del Jasemba, una delle montagne più difficili della catena himalayana. E’ precipitato scendendo lungo una corda fissa. Inghiottito dalle nevi perenni a 7.000 metri.

Brugger era partito dall’Italia il 20 aprile scorso insieme ad Hans Kammerlander, la leggenda dell’alpinismo estremo. Obiettivo, la prima salita assoluta del groviglio di roccia e ghiaccio della parete sud del colosso himalayano, che era sfuggita ai due alpinisti, per pochi metri, lo scorso anno.

L’incidente di sabato ha spezzato il loro sogno. I due alpinisti, dopo aver montato le corde fisse fino a quota 7.100 metri, avevano deciso di tornare a campo uno. Per poi tentare la vetta nei prossimi giorni. Ma, poco dopo la partenza, il dramma.

 
Brugger scende per primo, assicurato a una corda fissa. Dopo qualche minuto scende anche Kammerlander ma non scorge traccia di Luis. Nella neve ci sono soltanto le impronte della salita.

Subito allertate, le squadre di soccorso salgono e iniziano le ricerche. Ma, al momento, il corpo di Brugger non è ancora stato ritrovato. Lo stanno cercando con gli elicotteri. E Kammerlander non intende tornare in Italia senza il corpo dello sventurato amico.

Non è ancora chiaro se l’incidente sia da imputare a un guasto tecnico al materiale, oppure a una disattenzione durante il passaggio da una sicura all’altra. Brugger era una guida alpina molto esperta e istruttore di snowboard.

La carriera dell’altoatesino era iniziata nei primi anni Ottanta, con le salite alle pareti più difficili delle Dolomiti e delle Alpi. Nel 1986 scalò per primo – e senza corde – la parete ovest dell’Ama Dablam, in Nepal.

Negli ultimi sei anni Brugger è stato compagno di cordata di Kammerlander in quattro spedizioni. Sull’Ogre, sul Nuptse e l’anno scorso, assieme a Karl Unterkircher, nel tentativo fallito al monte Jasemba. Amaro il nome della montagna in lingua nepalese. Il "monte fortuna", che con i suoi 7.350 metri sarà il custode del ricordo di un alpinista eccezionale.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close