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I nostri lettori – Un’escursione coinvolgente nella riserva naturale della Valle dell’Orfento

Testo e foto di Luciano Pellegrini 

Una domenica con temperatura alta, con assenza di vento, cielo sgombero da nuvole. La montagna era invitante, ti aspettava. Sulla Maiella c’è ancora tanta neve naturale, ma andare a sciare, significa incontrare tanta gente chiassosa e maleducata, anche se io uso gli sci da fondo escursionismo per sfruttare il fuori pista sicuro.

L’idea vincente è stata di andare nella riserva naturale della Valle dell’Orfento, con partenza dal ponte di Caramanico (536 m), lungo la SR (strada regionale) 487. È il sentiero delle scalellecon la segnaletica “S”.

Il sentiero inizia ripido in discesa, si superano alcuni scalini, si passa sotto l’arco del ponte e si giunge nella forra. Da una parete strapiombante si osserva un salto d’acqua che confluisce in un antico canale artificiale, che portava acqua ad un mulino di Caramanico. Questo sentiero costeggia il torrente Orfento, che nasce dalla sorgente della Sfischia sul monte Pesco Falcone, si immette nel fiume Orta, che a sua volta si unisce al fiume Pescara per sfociare nel mare Adriatico. Si attraversa il primo ponte, ma tutto il sentiero è attrezzato con ponticelli in legno, dai quali si può godere la profonda forra. Il torrente ha una grande portata di acqua di un colore verde turchese abbagliante. Lo scioglimento delle nevi ha procurato questo miracolo della natura.

Lungo il percorso ci sono cascate, pozze, mulinelli. Le rocce che si trovano sul letto del torrente, rompono il percorso dell’acqua e si crea un brontolio. Ti fermi, respiri, fotografi, mediti, ti rilassi. Ma c’è un altro miracolo della natura: la primula vulgaris, la comune primula del sottobosco italiano, con i fiori gialli. Secondo la tradizione, la fioritura delle primule annuncia il risveglio della primavera. Questo fiore nasce sugli argini dei fiumi ed ai limiti dei boschi. Un’esplosione di colori, dal verde turchese dell’acqua, al giallo della primula, alla viola montana con i fiori di color violaceo.

Arrivo al Ponte in pietra di San Cataldo (500 m), un tempo unico collegamento tra Caramanico e Decontra. C’è un bivio. Proseguo a sinistra per il Ponte del Vallone (595 m). Velocemente consumo il panino e torno indietro. Arrivato al Ponte di San Cataldo, al bivio, continuo sulla sinistra. È il sentiero B6, sale ripido ed all’altezza di un tornante, a sinistra, è ben visibile un riparo sotto la roccia, chiamato il grottone, che, secondo la tradizione, ospitava l’Eremo di San Cataldo, di cui non è rimasta traccia. Si racconta che è servito anche come riparo pastorale e nascondiglio dei prigionieri della Seconda guerra mondiale.

L’escursione termina alla località Santa Croce (625 m), dove c’è il Vivaio della ex forestale di Caramanico Terme. A piedi ho raggiunto la famiglia che mi aspettava al Convento ex Clarisse. Oggi, questo convento ospita il Museo della Fauna abruzzese ed italiana, donato da un privato. È una collezione di animali imbalsamati che offrono una visione d’insieme della fauna appenninica. Una veloce visita alla Chiesa di San Maurizio, che era il luogo liturgico delle clarisse. È una chiesa molto interessante, che merita una visita approfondita. Ci sono decorazioni, cappelle, affreschi murali. Importante la corale lignea nell’abside, l’organo a canne sopra all’ingresso e il pulpito sospeso, accanto all’altare maggiore. Ambiente – cultura – storia – tradizione. Un’escursione coinvolgente, utile.

Dislivello 200 metri
Difficoltà E
Tempo 3 ore con soste
Distanza 7 KM + 3 KM per raggiungere il convento

 

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