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Antartide. Terminata senza successo la spedizione alla ricerca dell’Endurance di Sir Shackleton 

La “Weddel Sea Expedition 2019”, tentativo di ricerca nelle gelide acque dell’Antartide del relitto perduto dell’Endurance di Sir Ernest Shackleton – che proprio oggi avrebbe compiuto 145 anni – di cui avevamo dato notizia qualche settimana fa, termina con un nulla di fatto.

Il veliero affondato nel gennaio del 1915 durante l’epica spedizione “Imperial Trans-Antarctic Expedition”, il cui obiettivo era attraversare a piedi l’Antartide dal Mare di Weddell fino al Mare di Ross, resta dunque sul fondale, in un punto non ben definito ma con alta probabilità non distante dalle coordinate annotate in fase di affondamento dal comandante Fran Worsley.

La rompighiaccio SA Agulhas II, con a bordo un team internazionale di scienziati e tecnici ricercatori, è riuscita in realtà a raggiungere il potenziale punto di affondamento la scorsa domenica, aprendosi la strada per circa 120 chilometri di ghiaccio. Ma il robot sottomarino inviato sul fondale per effettuarne una mappatura a 3000 metri di profondità e cercare dunque il relitto, arrivato a 30 ore di immersione ha perso il collegamento con la nave.

Probabilmente durante la sua esplorazione sul fondale avrà scattato delle immagini, magari anche dell’Endurance, ma non lo sapremo probabilmente mai. Non è chiaro cosa sia successo allo strumento, si ipotizza un guasto o uno scontro con una superficie, condizione quest’ultima molto poco probabile considerando che il fondale della regione è estremamente piatto.

In aggiunta il peggioramento del tempo e delle condizioni del ghiaccio hanno portato la squadra ad optare per il ritiro.

Come squadra siamo chiaramente delusi di non aver avuto successo nella nostra missione di ritrovare Endurance” – ha dichiarato il capospedizione Mensun Bound -“Come nel caso di Shackleton, che aveva giustamente descritto il “cimitero dell’Endurance” come la parte peggiore del peggiore mare del mondo, i nostri piani seppur ben definiti sono andati in malora a causa del ghiaccio che si muove troppo rapidamente e di quelle  che Shackleton chiamava “le diaboliche condizioni del mare di Weddell“”.

In merito all’incidente del robot, Oliver Plunkett, rappresentante della Ocean Infinity, società statunitense che ne ha guidato l’immersione, ha dichiarato di essere profondamente deluso dall’accaduto anche se l’esperienza è stata decisamente formativa per il team della Ocean Infinity, che ha tentato di mettere a punto una tecnologia in grado di affrontare l’ambiente più duro del Pianeta. Di certo l’impossibilità di recuperare le immagini scattate sul fondale sono per tutti una sconfitta ma allo stesso tempo si è trattata  di una esperienza che ha apportato nuove conoscenze e stimoli.

Delusi ma non troppo appaiono anche i membri della Weddell Sea Expedition 2019, il cui scopo principale non era in realtà il recupero della Endurance quanto lo studio della piattaforma di ghiaccio Larsen C, da cui nel 2017 si è distaccato un iceberg di dimensioni colossali, con un peso superiore a un trilione di tonnellate, noto come A-68.

Le immagini acquisite in tal senso dalla spedizione hanno pienamente soddisfatto gli scienziati. In questo caso il robot sottomarino inviato sul fondale sotto la piattaforma, ha compiuto perfettamente il suo dovere.

Il Professore Julian Dowdeswell, a capo del team scientifico, ha dichiarato che “attraverso i dati scientifici raccolti durante la spedizione, abbiamo approfondito la nostra conoscenza e comprensione dell’oceanografia e degli ecosistemi antartici e le nostre osservazioni sulla glaciologia e sulla geologia giocheranno un ruolo fondamentale nella comprensione delle piattaforme glaciali e del ghiaccio marino e soprattutto ci aiuteranno a chiarire quali siano i cambiamenti in atto in questa regione del Pianeta”.

 

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