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Abruzzo, scuole di montagna a rischio. Cgil: “servono nuovi modelli di sviluppo”

Se sulle Alpi il fenomeno dello spopolamento si è andato man mano arrestando, grazie ai ritornanti e ai nuovi montanari che han saputo portare in quota innovazione e sviluppo, dell’Appennino non si può dire la stessa cosa. Sono infatti tanti i borghi e i paesi della spina dorsale d’Italia che, con il passare degli anni, vedono scemare gli abitanti e, con loro, anche tradizioni e storia. L’ultimo eclatante caso di spopolamento arriva dalle montagne abruzzesi dove è lunga la lista di comuni delle aree interne in cui è a rischio la sopravvivenza delle scuole dell’infanzia e primarie.

Nell’economia di oggi le piccole località montane, lontane dai circuiti del turismo di massa, difficilmente riescono a soddisfare i bisogni lavorativi di tutti gli abitanti. Una condizione che porta a conseguenze a volte drastiche. Basti ricordare gli anni del grande boom economico, gli anni della Fiat motore trainante d’Italia che ha svuotato le valli del Piemonte per concentrare le masse nella città operaia, Torino. Seppur con volumi ormai ridotti da uno spopolamento che va avanti da decenni, è questo quel che continua ad accadere nelle aree interne d’Abruzzo. Le famiglie, non più in grado di coniugare le distanze tra casa e lavoro, scelgono spesso di abbandonare i piccoli centri oppure di iscrivere i figli nelle scuole vicine ai posti di lavoro. Così un paese come Corfinio, borgo di circa mille abitanti situato nell’entroterra abruzzese, non raggiunge il numero minimo per mantenere aperta la scuola dell’infanzia (mancano due bambini). Peggio va invece alla scuola elementare che non ha più iscritti quindi, il nuovo comprensorio inaugurato pochi mesi fa è destinato a rimanere inutilizzato.

La perdita di una scuola è un segnale importante, annuncia la scomparsa di un presidio sociale e culturale nonché la scomparsa delle nuove generazioni, del futuro per le terre alte. Per questo la Cgil dell’Aquila ha deciso di lanciare l’ennesimo appello alla politica locale, chiedendo che si faccia carico del problema avviando una “vertenza-scuole” volta a rivedere i criteri e i numeri indicati dal Miur per la formazione delle classi e quindi delle scuole. “i numeri ci ricordano che viviamo un territorio abbandonato e in costante e continuo spopolamento” scrive il sindacato in una nota. “Quando i criteri e i numeri stabiliti per tutto il territorio nazionale si scontrano con la povertà demografica delle nostre aree interne, con fatica si riesce a garantire l’apertura di scuole sempre meno frequentate, spesso situate in posti di una bellezza paesaggistica unica e sorprendente. La riduzione di numeri comporta la riduzione di organico, avere sempre meno alunni e alunne vuol dire avere sempre meno insegnanti, sempre meno personale ATA, sempre meno lavoro. Sempre meno cultura e tessuto sociale. Per questo viene chiesto che in alcuni territori i numeri vadano contestualizzati, che il diritto all’educazione e quindi al futuro lavorativo debba essere diffuso anche attraverso l’adeguamento delle norme ai territori ai quali si applicano. Ma il problema non è solo scolastico. Si perde la scuola perché prima si è perso il lavoro, si perde la scuola perché si sono persi i servizi, si perde la scuola perché i comuni non hanno i fondi necessari, si perde la scuola perché le nostre aree interne non sono state rese attrattive. Non invitano le famiglie a rimanere, non invitano le famiglie a tornare, non invitano le famiglie a trasferirvisi”. È un cane che morde la coda: se non si offrono servizi, se non si rende attraente un territorio, questo si spopola. D’altro canto se un paese si spopola i servizi se ne vanno. “La politica deve mettere in agenda azioni concrete che portino a ribaltare il paradigma e quindi a trasformare il problema delle aree interne in risorsa, attraverso l’elaborazione di nuovi modelli di sviluppo fondati sulle potenzialità del nostro territorio. Altrimenti presto saranno del tutto inutili i tentativi e le azioni per tenere aperte almeno le scuole dove non c’è più nulla. Tentativi che ogni anno portano a soluzioni tampone che non risolvono un problema creato da decenni di disattenzione e di fatalismo politico”.

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2 Commenti

  1. arriveremo al gruppetto di alunni che con collegamento internet seguono lezioni in streaming…o registrate e periodicamente si ritrovano in una sede , senza spossanti trasferimenti quotidiani…

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