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Come si sono formati i ghiacciai del pianeta Mercurio?

Come è possibile che un pianeta come Mercurio, il più vicino al Sole e secondo del Sistema  Solare per temperature raggiunte (oltre 400°C a livello equatoriale), privo di un’atmosfera in grado di generare neve o ghiaccio possa presentare e preservare dei ghiacciai polari?

La risposta arriva da uno studio coordinato dall’Università del Maine, USA.

Il pianeta non presenta un’inclinazione sul suo asse, come invece accade per la Terra, dunque i profondi crateri, visibili anche attraverso radar terrestri, in vicinanza dei poli, restano perennemente in ombra. Proprio come conseguenza dell’assenza di un’atmosfera, durante la notte il terreno perde rapidamente calore e la temperatura ai poli scende vertiginosamente, ben al di sotto del punto di congelamento. Ciò determina la formazione e l’accumulo di ghiaccio in queste zone che non vedono mai la luce solare.

La domanda che sorge spontanea è: da dove è giunta però l’acqua?

I ricercatori, sotto la guida del leader James Fastook, sono riusciti a chiarire e modellare i processi di formazione e movimento del ghiaccio su Mercurio. Un argomento che affascina il mondo scientifico dagli anni ‘90.

La loro ipotesi è che il ghiaccio esistente oggi sul pianeta sia stato depositato come probabile risultato dell’impatto con una cometa ricca d’acqua o altri “oggetti” con cui sia entrato in collisione. Una volta avvenuta la deposizione nei crateri ombreggiati, come anticipavamo, il ghiaccio resta stabile, con una velocità di flusso minima.

Come ha spiegato con un’immagine molto facile da comprendere Fastook, l‘acqua di questi oggetti spaziali “rimbalza” attorno al pianeta fino a quando parte di essa non giunge in punti freddi dove resta imprigionata. Si stima che circa il 15% dell’acqua che colpisce Mercurio resti bloccata nei crateri e possa diventare ghiaccio.

Per le simulazioni il team si è avvalso dell’UMISM (University of Maine Ice Sheet Model), strumento che è stato utilizzato in precedenza nello studio delle lastre di ghiaccio sulla Terra e su Marte e che si è dimostrato idoneo anche allo studio della superficie di Mercurio.

I ricercatori stimano che l’accumulo di ghiaccio sia più recente di 50 milioni di anni e che in alcuni punti arrivi a 50 metri di spessore.

Un’ulteriore domanda che si sono posti gli scienziati è come possa esserci un equilibrio tra queste aree fredde di Mercurio e aree decisamente calde (le temperature estreme del pianeta sono -93°C ai poli e + 427°C all’equatore). Lo studio ipotizza che il calore scorra attraverso il terreno a partire dalle aree calde verso quelle ghiacciate. Se non ci fosse questo flusso, il ghiacciaio non sarebbe sottoposto ad alcun movimento, per quanto la velocità di tale spostamento sia molto bassa rispetto a ciò cui siamo abituati sulla Terra.

Dunque se ai nostri occhi terrestri Mercurio e i suoi ghiacciai possono sembrare immobili, la verità è che la sua superficie così come anche il sottosuolo sono dinamici, a modo loro.

I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Icarus.

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